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E SE DAZN SMETTESSE DI PAGARE LA SERIE A? DE LAURENTIIS HA DATO VOCE ALLA GRANDE PAURA DEI PRESIDENTI. SE L’EMITTENTE IN STREAMING SOSPENDESSE I PAGAMENTI DI 700 MILIONI L’ANNO (COME HA FATTO IN FRANCIA), IL SISTEMA CALCIO CROLLEREBBE – L’INCHIESTA DEL “FATTO”: LA PIATTAFORMA STA PROPONENDO ALLA SERIE A DI CONGELARE UNA FETTA DEI DIRITTI TV E RESTITUIRLI IN AZIONI AL MOMENTO DELLA QUOTAZIONE IN BORSA, NEL 2027. MA I PATRON VOGLIONO SOLDI SUBITO, ALTRO CHE QUOTE…
Il Fatto Quotidiano spiega che dietro l’apparente normalità dei pagamenti di Dazn alla Serie A si nasconde in realtà una crescente inquietudine tra i presidenti dei club: quei 700 milioni l’anno da cui dipende l’intero sistema non sono più percepiti come una certezza assoluta.
Tra conti ancora traballanti, una ripresa solo parziale degli abbonamenti e l’ipotesi – per ora solo ventilata – di entrare nel capitale della piattaforma, il rapporto tra la Lega e il broadcaster è entrato in una fase delicata, fatta di sospetti, paure e scenari che potrebbero cambiare radicalmente il futuro del calcio italiano. È stato De Laurentiis nella serata del Gran Galà del calcio a dare voce alla grade paura dei presidenti.
Si legge così sul Fatto Quotidiano:
“Tutti si chiedono come stia Dazn, perché anche se il rischio d’impresa se l’è caricato l’azienda, l’assegno alle squadre arriva finché il broadcaster sta in piedi. La risposta è che Dazn è convalescente: dopo il naufragio della partnership con Tim, l’aumento delle tariffe e il conseguente crollo degli abbonati, quest’anno le cose vanno meglio. […]
aurelio de laurentiis sbrocca alle telecamere prima di napoli juve
Dazn è risalita e oggi, a quanto risulta al Fatto, avrebbe grosso modo 2 milioni di clienti. Siamo lontani da un business profittevole, anche perché non tutti sono a prezzo pieno (la revenue share con la Lega prevista per contratto non è mai scattata): insomma, Dazn ci sta dentro a fatica. […] La piattaforma non sta proponendo alla Serie A solo di entrare nel capitale: sta proponendo di congelare una fetta dei diritti tv e restituirli in azioni al momento della quotazione in Borsa, nel 2027.
È una cosa completamente diversa, perché di fatto vorrebbe dire non saldare una rata del contratto (si parla di circa un 10% annuo). […] Dazn non dà la sensazione di un’azienda in fallimento: è ancora in fase espansiva, come dimostra l’acquisizione dei diritti del Mondiale per club (seppur con l’aiutino dei sauditi di Pif e della Fifa) e della Liga spagnola, è vicina al pareggio a livello globale, ma ha ancora problemi in alcuni mercati e sta adottando azioni sempre più spregiudicate per ripulire i conti in vista della quotazione. […]
Infine, cosa succederebbe nel 2027, al momento della quotazione? Conoscendoli, i presidenti vorranno subito monetizzare e recuperare i loro soldi vendendo le quote, ma questo farebbe crollare il titolo. Oltre a queste valide obiezioni, la più banale è che i patron vogliono soldi subito, altro che quote. Tutti, di base, sono contrari. Tanti, però, sono anche spaventati. Sanno di avere a che fare con un partner non completamente affidabile e qualcuno comincia a pensare che potrebbe essere meglio un uovo domani che nulla oggi. Il tema, infatti, è come si comporterebbe Dazn a fronte di un diniego.
Il timore è che l’emittente possa sospendere unilateralmente i pagamenti, come accaduto in Belgio, Francia e, caso ancora inedito, in Australia. Certo, la Serie A non è la Ligue 1 (lì la situazione era già compromessa) e la Lega avrebbe argomenti legali per difendersi. Però la guerra non conviene a nessuno”.
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