DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
Stefano Scacchi per “La Stampa”
La buonuscita di 7,5 milioni concessa dall'Inter ad Antonio Conte ha riacceso un dibattito che periodicamente affiora tra gli addetti ai lavori. Sono in tanti a chiedersi perché un club debba corrispondere una buonuscita elevatissima a un allenatore che decide di lasciare l'incarico non essendo più convinto del progetto proprietario. L'Inter lo ha fatto per avere subito la panchina libera alla ricerca del successore nel bel mezzo di un vorticoso giro di allenatori.
Alla base di queste dinamiche c'è una particolarità italiana: l'esonero. Lo strumento che consente al club di cambiare l’allenatore, ma senza poter interrompere unilateralmente il rapporto, con la conseguenza di dover pagare il tecnico fino a quando non trova una nuova sistemazione.
All'estero invece è possibile trattare l'allenatore come un'azienda normale con un dirigente. In Italia, esonero a parte, c'è solo la risoluzione consensuale che comporta un'intesa sulla liquidazione.
Il nostro sistema risulta ancora più bloccato dalla norma che vieta a un esonerato di sedersi su un'altra panchina italiana prima della fine della stagione. La finalità è quella di favorire il ricambio di allenatori italiani. Adesso alcune società di Serie A intendono chiedere alla Figc di rendere il nostro sistema più simile a quello dei tornei stranieri.
Un'istanza facilmente recapitabile sul tavolo di Via Allegri, visto che uno dei due consiglieri federali della Serie A è Beppe Marotta, l'amministratore delegato dell'Inter (l'altro è il laziale Claudio Lotito), quindi la parte più coinvolta nel caso Conte.
La beffa per i nerazzurri sarebbe stata doppia se Conte si fosse subito accasato al Tottenham con uno stipendio da oltre 15 milioni. Ma i londinesi hanno interrotto le trattative di fronte alle richieste di mercato di Conte considerate eccessive.
Sembra difficile che i colloqui possano ripartire. Il presidente degli Spurs, Daniel Levy, vuole prima chiudere con Fabio Paratici nel ruolo di direttore sportivo. Poi chissà che non lasci all'ex dirigente della Juventus il compito dell'ultimo tentativo di convincere Conte.
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