juventus lazio a shanghai

CALCIO DOTTO - DA SHANGHAI SI RIPARTE DA DOVE CI SI ERA LASCIATI. L’ORO DELLA JUVENTUS NON ERANO PIRLO, TEVEZ E VIDAL, MA LA SUA DIFESA. MANDZUKIC DI TESTA E CINQUE MINUTI DOPO SEGNA DYBALA: È IL 2 A 0 CHE VALE ALLA JUVENTUS LA CERTEZZA DELLA SETTIMA SUPERCOPPA

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Giancarlo Dotto per Dagospia

 

Da Shanghai si riparte da dove ci si era lasciati e si sa quel che già si sapeva. Bastano novanta minuti a pestare su un campo dove anche le patate farebbero le schizzinose. L’oro della Juventus non erano i pur notevolissimi Pirlo, Tevez e Vidal, ma è la sua difesa. Sono i Buffon, i Barzagli, i Bonucci (meraviglioso anche oggi, uno dei primi cinque buttafuori al mondo) e i Chiellini, che ieri non c’era ma Caceres, credetemi, non è molto al di sotto. Sono loro la personalità.

 

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Sono loro l’inesauribile pulsione a vincere che diventa destino. Con un reparto così costruisci più della metà della tua fortuna. L’astuto Allegri lo ha capito in fretta, abiurando il suo flessibile credo tattico per sposare la difesa a tre delle fortune contiane. Lo spettacolare fumo, nel primo tempo, di Candreva e Felipe Anderson non diventa mai arrosto perché c’è sempre qualcosa o qualcuno, una zampa, una mano, a smorzare e a disinnescare. A Buffon non gli arriva nulla di letale.

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Doveva essere e non è stata la rivincita della finale di Coppa Italia. Doveva o poteva essere una bella partita. Non lo è stata, trasformata in una delirante Helzapoppin dalle riprese sempre anticipate e ritardate della regia cinese. La bella Lazio di Pioli replicava se stessa, tale e quale, riaffidandosi a un Felipe Anderson in parte rigenerato. E Biglia là in mezzo. L’uomo che sa di calcio più di chiunque altro. Niente facce nuove. Peccato.

 

Questa squadra meritava di abbellire la sua bella storia recente con un titolo. Ma la Juventus è un power che prescinde da uomini e cose. Non c’era nemmeno Morata. Ma ci pensa Mandzukic, l’unica faccia nuova dall’inizio, fin lì sprecatutto, che fa l’imperioso di testa.

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Cinque minuti dopo tocca a Dybala, l’errore di Allegri che lo lascia in panca, reincarnando l’evanescente Coman sposta un equilibrio fin lì totale (meglio la Lazio nel primo tempo). Il suo sinistro lirico di controbalzo è il 2 a 0 che vale la certezza della settima Supercoppa. Le due botte consecutive e brutali stendono i ragazzi di Pioli che ritrovano gamba e convinzione solo quando è troppo tardi. Presentimento. Quest’anno la sfida canonica, Juventus versus Roma, sarà storia tutta da leggere fino in fondo. 

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