DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Gaia Piccardi per il Corriere della Sera
Del party di Vanity Fair a Los Angeles, dopo la notte degli Oscar, Maria ci ha raccontato tutto. Abito blu cobalto con Swarovski della collezione primavera di David Koma, stilista georgiano. Gioielli di Anita Ko e Jack Vartanian. Trucco della make up artist di fiducia, Kara Yoshimoto Bua, e capelli di Adir Abergel, lo stylist dal tocco magico che supervisiona anche le fuitine da Starbucks, sotto casa, per un caffè.
Il romanzo di Maria Sharapova è un flusso ininterrotto di coscienza e marchi, affidato ai social della campionessa, che nemmeno la squalifica per doping è riuscito a spezzare. Trasformare in un tweet di 140 caratteri ogni battito di ciglia è l' arte sopraffina in cui la russa eccelle. Ma non era scontato, dopo la positività al meldonio, riuscire a risvoltare in una fonte di business un incidente di percorso che avrebbe stroncato la carriera di chiunque, tranne che di Maria.
Manager lungimirante, straordinaria imprenditrice di se stessa, la Sharapova Corporation ha ottimizzato uno per uno i 15 mesi di stop, fino a trasformare in una corsa al rialzo l' imminente ritorno al tennis. Con la squalifica in scadenza il 26 aprile e l' ultimo match giocato in Australia nel gennaio 2016 (il test antidoping che la incastra è successivo al k.o.
con Serena Williams a Melbourne), Maria Sharapova che ricomincia a mulinare colpi è il menù gourmet che tutti i tornei del circuito femminile vorrebbero proporre agli appassionati.
Gli Internazionali d'Italia del Foro Italico (10-21 maggio) sono usciti per primi dai blocchi, offrendo alla regina dei 5 titoli Slam cancellata dalla classifica mondiale una wild card, cioé un invito (accettato). Madrid (5-14 maggio), piazza ricca, si è inserita nella corsa, ma a battere la concorrenza è stata Stoccarda (24-30 aprile) con due argomenti forti: una data che consente alla russa di ributtarsi nella mischia appena smaltita la sanzione e, soprattutto, gli euro della Porsche, sponsor del torneo e della campionessa.
I marchi che avevano minacciato di prendere le distanze appena scoppiato lo scandalo, sono tornati alla corte della Sharapova rientrante, in modo da permetterle di continuare a guadagnare quei 20 milioni di dollari a stagione (più i premi) che fanno della bionda siberiana l' atleta donna più pagata del pianeta (superata l' anno scorso, per ovvi motivi, dall' eterna rivale Serena Williams).
Maria arriverà in Germania ancora sotto squalifica e non potrà allenarsi nel palazzetto di Stoccarda fino alla mezzanotte del 25 aprile ma gli organizzatori saranno così gentili da programmare il suo primo match in 15 mesi non prima di mercoledì 26, quando sarà autorizzata a competere sotto gli occhi del mondo.
L' opportunità di corteggiare un' ex dopata con una wild card è argomento molto dibattuto nello spogliatoio dei tornei. Impopolare assai tra le colleghe per lo status di superstar che la precede ovunque, Maria non è attesa a braccia aperte.
«Personalmente nemmeno mi ricordavo più di lei - ha detto gelida la spagnola Garbine Muguruza, regina del Roland Garros 2016 -. Direi che a noi giocatrici di questa faccenda interessa poco». Più netto Andy Murray, numero 1 del tennis mondiale: «Capisco che i tornei debbano fare di tutto per accontentare i tifosi, ma io penso che dopo una squalifica per doping si dovrebbe lavorare duro per risalire. Lei ha l' opportunità di farlo senza accettare inviti».
Non è facendone un caso di etica, però, che i grandi eventi del calendario, Parigi e Londra in testa, chiuderanno in attivo i loro bilanci. «Spero che Wimbledon saprà fare la scelta giusta» si augura Murray, che sull' erba dell' All England Club ha trionfato due volte.
Comunque vada, Maria vincerà. Perché da qui a fine stagione faranno a gara per invitarla e perché i 15 mesi di squalifica non potevano essere monetizzati meglio. Ha frequentato un corso di management a Harvard, è stata in vacanza con le celebrity di Hollywood, ha aperto nuovi punti vendita Sugarpova, le caramelle lanciate nel 2012 con un investimento di 500 mila dollari (30 mila pacchetti venduti in 6 mesi), ha dettato a Rich Cohen l' autobiografia in uscita. I miei primi trent' anni, trascorsi a fare cose e vedere gente.
2. E PUTIN AMMISE A MEZZA BOCCA
Fabrizio Dragosei per il Corriere della Sera
Dopo aver difeso per mesi i suoi atleti, i dirigenti sportivi, il sistema di controllo del doping, Vladimir Putin ha ammesso ieri ufficialmente che nel Paese esiste un serio problema di uso di sostanze proibite.
E ha promesso una collaborazione con la Wada (Agenzia mondiale anti-doping) e il Comitato Olimpico (Cio). Un cambio di rotta importante che è stato subito notato dalla Wada la quale «dà il benvenuto alla dichiarazione con la quale il presidente invita il suo Paese a prestare attenzione alle richieste dell' indagine McLaren».
Indagine che, come si è subito affrettata a precisare la stessa Wada, ha «confermato la manipolazione istituzionalizzata dei processi di controllo del doping in Russia». In passato, di fronte alle decisione degli organismi internazionali la Russia aveva sparato a zero. Lo stesso Putin aveva condannato la «discriminazione» contro l' atletica leggera del suo Paese.
E la portavoce del ministero degli Esteri (un falco dei comunicati stampa) aveva definito «un crimine» la decisione di escludere gli atleti dai giochi. Ora Putin ammette il doping, ma non che in Russia esista un sistema «istituzionalizzato». E subito dopo attacca. Attacca la gola profonda (Grigorij Rodchenkov) che è scappata all' estero e ha denunciato le malefatte; e lo stesso rapporto McLaren che non conterrebbe «prove sufficienti».
Dimenticando (forse) che la Wada ha detto altro: se non ci sono prove sufficienti per incriminare «alcuni degli atleti» russi è perché «il laboratorio di Mosca ha dis-trutto i campioni» di urina e le autorità russe «non hanno risposto alle richieste di nuove prove avanzate da McLaren». Comunque Vladimir Vladimirovich ha deciso di non andare a nuovi scontri. Se non altro perché l' anno prossimo in Russia ci sono i mondiali di calcio: lui ci tiene moltissimo.
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