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“NEL TENNIS LE COSE POSSONO CAMBIARE MOLTO IN FRETTA. HO DUBBI OGNI VOLTA CHE ENTRO IN CAMPO, MA MI RICORDO CHE SONO CAPACE DI VINCERE” – JANNIK SINNER SI RACCONTA NEL DOCUFILM ‘IL RITORNO’ GIRATO DURANTE I TRE MESI DI SOSPENSIONE PER IL CASO DOPING - “LO US OPEN DI NEW YORK DEL 2024 È STATO DURISSIMO. ERO MOLTO NERVOSO. ALCUNE PERSONE MI GUARDAVANO CON OCCHI DIVERSI. NON È STATO FACILE” - "DA FUORI FORSE NON SEMBRO MOLTO EMOTIVO, MA LO SONO. QUANDO HO UN MOMENTO DURO, A VOLTE NON RIESCO A TRATTENERMI. SONO MOLTO SEVERO CON ME STESSO. VENGO DA UNA FAMIGLIA POVERA E…” – VIDEO
Nella docuserie “Il ritorno”, Jannik Sinner racconta come sia riuscito a superare la sfida più grande della sua carriera e a tornare protagonista della scena tennistica mondiale. La pellicola inizia nel pieno dello stop forzato dopo la vicenda Clostebol. E’ l’aprile del 2025, l’altoatesino è a Montecarlo, sui campi del Country Club, e si allena in vista della stagione sulla terra:
«Nel tennis le cose possono cambiare molto in fretta. Mi preparo per vincere il maggior numero possibile di partite, ma a volte, quando vivi situazioni difficili e complicate, ti si aprono gli occhi. Oggi sarà una sessione di allenamento piuttosto lunga, per cercare di ritrovare il ritmo. Sai, prepararsi per la stagione sulla terra significa soprattutto forza mentale e preparazione mentale. E tutti noi abbiamo dei dubbi, no? Io ho dubbi ogni volta che entro in campo, ma mi ricordo che sono capace di vincere».
L’inizio della carriera
jannik sinner torta per il compleanno
Ripercorre poi l’inizio della sua ascesa: «Il mio primo vero salto è stato nel 2019, quando ho compiuto 18 anni. Ho vinto il mio primo Challenger, ho chiuso l’anno tra i primi 100. Ho vinto le Next Gen Finals ATP. Tutto è arrivato molto in fretta. Ho sempre voluto poter dire di essere anche io un campione Slam. È stata una sensazione bellissima. Ma non do mai nulla per scontato».
La comunicazione della squalifica e la vittoria allo Us Open 2024
Nel cortometraggio firmato Rolex quindi il capitolo più delicato, quello della squalifica. La descrizione è affidata ad un giornalista, in sottofondo: “l numero uno del mondo è risultato contaminato durante un massaggio dal suo fisioterapista, e un tribunale ha stabilito che non c’era alcuna colpa o negligenza da parte di Sinner. Sinner è libero di giocare mentre il caso rimane sotto revisione”.
jannik sinner carlos alcaraz finale cincinnati
Lo ricorda lo stesso Jannik: «Lo US Open di New York del 2024, con la notizia arrivata solo cinque giorni prima, è stato davvero durissimo. Ero molto, molto nervoso. Alcune persone mi guardavano con occhi diversi. Non è stato facile».
Nonostante tutto, arriva il trionfo allo Slam americano: «Quello è stato un momento davvero difficile. Quindi, sai, vincere uno Slam è stato un traguardo enorme. Fuori dal campo può succedere di tutto, e non puoi davvero controllarlo. Abbiamo cercato di resistere in qualche modo. Ma poi in campo mi sento in un posto sicuro».
Il docufilm si sposta poi sull’infanzia di Sinner. Le immagini lo mostrano su un pontile mentre racconta: «Da fuori forse non sembro molto emotivo, ma lo sono. Quando ho un momento duro, a volte non riesco a trattenermi. Sono molto severo con me stesso. Ho dubbi ogni giorno. Ma mi ricordo di quanto lavoro ho fatto per arrivare fin qui. Ripensando da dove vengo: sono cresciuto in una famiglia molto povera. Un paesino piccolissimo del Nord Italia, in mezzo alle montagne.
Non avevamo molte cose. Mio padre faceva il cuoco. Mia madre faceva la cameriera nello stesso ristorante. Da dove vengo io, ovviamente, lo sci è molto importante. Sciavo tanto e giocavo anche a calcio.
E giocavo un po’ a tennis, ma ero molto più bravo con la racchetta che sugli sci. La differenza più grande tra sci e tennis, secondo me, è che nello sci scendi per un minuto e se fai un errore non puoi più vincere. Nel tennis invece puoi fare tanti errori e comunque vincere la partita».
«Così, a 13 anni e mezzo, ho scelto di diventare un tennista. Ho fatto la scelta difficile di andare in un posto per allenarmi. È a sei ore e mezza, sette di macchina. Ho dovuto lasciare i miei genitori, i miei amici, mio fratello, gli altri due sport: ho lasciato tutto a casa. La mia vita è cambiata completamente da un giorno all’altro.
Allenarsi ogni giorno, i dolori muscolari, dolori che non avevo mai avuto. Ho capito che persona ero, cosa potevo fare, quanto in fretta stavo crescendo, giocando lo sport che amo. Credo che questa fosse la strada giusta per me. Ed è questo che conta davvero».
La scena del docufilm torna ad aprile 2025: Sinner è a Nizza, al Tennis Club des Combes, per prepararsi al ritorno in campo. «All’inizio mi sento un po’ arrugginito, ma è positivo rimettere il corpo in moto», racconta. Il coach Simone Vagnozzi interviene: «Jannik è un giocatore fantastico, molto talentuoso. Questa è una situazione un po’ particolare. Siamo fermi durante la stagione e stiamo cercando di far tornare Jannik al livello che era prima. Anzi diciamo migliore di prima».In sottofondo Darren Cahill si rivolge al suo giocatore:
JANNIK SINNER DOPO LA VITTORIA A WIMBLEDON
«Non pensavo che ti saresti stancato oggi. È normale. In due o tre giorni torni subito al livello normale». Poi l’analisi dello stesso Cahill davanti ai microfoni: «Dobbiamo continuare a spingere il suo gioco per assicurarci che migliori sempre, perché tutti quelli attorno a lui miglioreranno. Cercheranno di trovare i punti deboli nel suo tennis. Lui sa di avere gli strumenti e le armi per vincere quelle grandi partite».
jannik sinner
sinner alcaraz wimbledon
GIOVANNI PERUFFO jannik sinner
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