DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
1 - IL NAPOLI NON VA IN VACANZA, SPALLETTI HA DATO I COMPITI
Monica Scozzafava per il “Corriere della Sera”
Il Napoli ha vissuto qualche stagione, una soprattutto con Sarri nel 2018, in cui per periodi più o meno brevi è stata al comando della classifica di serie A. Il fatto di non aver mai raggiunto l'obiettivo sembra rappresenti un handicap. Significa oggi che la città continui a restare sospesa, cristallizzata. Godendo di quello che è, non di quello che potrebbe essere.
Spalletti respira questo clima di cautela ed è anche lui a diffondere prudenza: ancora recente lo smacco subito l'anno scorso quando dopo una striscia di vittorie e il sogno nel cassetto il Napoli inciampa e lui si ritrova con una cesta di uova davanti all'albergo dove è in ritiro. È stata una stagione di equivoci.
Oggi il Napoli capolista va in vacanza (5 giocatori al Mondiale) convinto di parlare un'altra lingua. C'è un gruppo al quale l'allenatore non deve sollecitare consapevolezza o autostima. Può invece - così come sta facendo - lavorare su un terreno più vergine e dunque più fertile. Quelli che potevano vincere e non hanno vinto sono andati via, questo gruppo non sente la depressione del fallimento. Si allena e gioca migliorandosi continuamente, i risultati percepiti come una piacevole sorpresa.
Spalletti rende tutti protagonisti, li esalta, fa in modo che si esprimano al meglio. Non importa chi c'è. Ha la possibilità di scegliere protagonisti differenti, destinare la copertina della gara a rotazione. Ed è sempre la somma che ha fatto quadrare i conti. È successo con Kvara senza Osimhen, con entrambi in campo, anche se per poco. Poi con Osimhen senza il georgiano nelle ultime gare. Ci sarebbe però da immaginare anche un Napoli senza Di Lorenzo o Anguissa o Lobotka, preziosi come e più degli attaccanti. I ricambi sono all'altezza?
Siamo alla sosta, il prof Luciano ha dato un input: il libro non si chiude. Un po' come a scuola, le vacanze devono essere occasione per studiare. I più bravi non si sentano arrivati, perché così non è. Qualcuno ha maturato qualche debito, la sosta diventa il tempo per l'esame di riparazione. Dall'esito di questo lavoro - la gestione del tempo - dipendono le ambizioni future. Il primo terzo della stagione dice che questa squadra non ha limiti ma la strada è ancora lunga e un po' di polvere sotto il tappeto c'è, anche se finora è stata coperta dalle undici vittorie. In casa Napoli si studierà e si lavorerà. Dal 4 gennaio il gioco diventa più duro.
2 - LA FUGA DI SPALLETTI È CRISTALLIZZATA L'UMILTÀ È IL SEGRETO DEL NAPOLI
Paolo Condò per “la Repubblica”
Le pubbliche scuse di Kim dopo l'errore commesso contro l'Udinese - il primo grave della sua eccellente stagione - aiutano a capire la profondità del primato del Napoli, giunto alla pausa mondiale con la bellezza di 8 punti sul Milan, 10 sulla Juve e 11 sulla coppia Inter-Lazio.
Quando i giocatori migliori attingono al serbatoio dell'umiltà - e il senso del dovere tutto orientale di Kim è solo una parte della spiegazione, perché da Osimhen a Simeone la dialettica a levare anziché aggiungere replica l'armonia che si vede in campo - non c'è complicazione dalla quale non si possa uscire. L'ultimo quarto d'ora dell'Udinese in questo senso è stato un bel test, perché dopo una partita dominata il Napoli era uscito dal match, convinto di averlo ormai blindato.
I due gol friulani non gli hanno fatto riattaccare la spina, esercizio mentale tutt' altro che semplice: è stata l'umiltà a condurlo in porto, come il barchino guida il transatlantico nell'avvicinamento a riva.
Giocare più vicini, scegliere passaggi sicuri, fermarsi quando un compagno avanza: sono le scelte di una squadra che sa ciò che vuole nella cattiva sorte, oltre che nella buona. Spalletti è solo in questa classifica cristallizzata per quasi due mesi. Parlare di inseguitori al momento è improprio: c'è una squadra in fuga che è scomparsa al di là della curva, e una mischia per gli altri tre posti in Champions. Senza questo Napoli, sarebbe facile sottolineare le cose buone mostrate dalle varie concorrenti di un torneo equilibrato; ma questo Napoli c'è, e il suo margine è così ampio da condannare le altre alla critica, ovviamente con diverse gradazioni.
La Lazio ha perso netto a Torino, frustrata dall'incapacità di offendere, ma continua a vantare 8 punti di progresso rispetto all'anno scorso. Negli ultimi venti giorni l'Atalanta, che volava, ha letteralmente inchiodato: 4 ko in 5 partite - ma contro Napoli e Inter il rendimento è stato all'altezza - hanno riacceso i nervosismi estivi di Gasperini, che vive male la combinazione fra giovani da svezzare e Champions da conquistare: forse basterebbe l'Europa.
Sono le quattro grandi pronosticate in estate a richiedere analisi più attente. Il Milan ha evitato all'ultimo respiro che lo svantaggio salisse in doppia cifra, dopo una gara che la Fiorentina avrebbe ampiamente meritato di pareggiare. La modestia del mercato, che fin qui non ha aggiunto nulla, ha costretto Pioli a "scambiare" la qualificazione in Champions con un moderato (due punti) arretramento in campionato: la pausa arriva al momento opportuno per un tagliando perché la squadra che due mesi fa aveva fatto match pari col Napoli, soccombendo in modo abbastanza casuale, è scesa di almeno un livello.
STEFANO PIOLI DURANTE MILAN FIORENTINA 3
Viceversa la Juve viaggia ormai in sicurezza grazie a una fase difensiva tornata magistrale - Danilo e Bremer i segreti - e sulla quale Allegri organizza supersonici contropiede con la regia di Fagioli, la velocità di Kostic, la freddezza di Kean e quel po' di Chiesa e Di Maria che è un promettente trailer del 2023.
Dietro al Napoli, la Juve chiude l'anno palesando la salute migliore. Nel segmento di stagione in cui tutti hanno lamentato assenze fondamentali, l'Inter è stata capace di farsi una ragione della mancanza di Lukaku e Brozovic: come dimostra lo scontro diretto di Bergamo, il primo vinto dopo cinque schiaffoni, Inzaghi ha imparato a gestire il calcio a 16, sport diverso da quello a 11 e anche a 14, dando i minuti giusti ai titolari per portarsi avanti e alle riserve per reggere sino alla fine. I compiti per le vacanze sono ovvi: per arrivare a 22 gol subiti l'anno scorso furono necessarie 25 gare, dieci in più di oggi.
Chi proprio non riesce a fronteggiare gli infortuni è Mourinho: la differenza fra i 70' senza Dybala e i 20 con l'argentino è stata mostruosa. Detto che Abraham continua a dare ragione al suo ct, a differenza dell'altro escluso Toney che ha battuto da solo il City, Mou in campo non avrebbe mai autorizzato una sciocchezza come affidare a Belotti un rigore contro la sua vecchia squadra (e il suo vecchio portiere) nel recupero. Il colpo della domenica di Matic ha graziato anche l'errore del tecnico nel farsi espellere.
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