DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Lorenzo Scalia per corrieredellosport.it
Un altro passaggio a vuoto. Matias Soulé non riesce a ingranare con la maglia della Roma. Anche contro l’Elfsborg ha mandato in archivio una prestazione negativa, condita da sbavature, errori da matita rossa e scelte (quasi) sempre sbagliate. Juric l’ha confermato nell’undici titolare dopo la prova opaca con il Venezia, ma l’argentino non ha colto l’occasione per riscattarsi in Svezia.
Anzi, è sembrato un pesce fuor d’acqua nei meccanismi della squadra, impantanati dalla trequarti in poi. Insomma, Soulé deve fare i conti con un’altra bocciatura perché è risultato prevedibile e senza mordente. Il bilancio parziale di questi primi mesi giallorossi sta diventando pesante: sette presenze senza gol e senza assist. Un avvio peggiore era difficile da immaginare.
La domanda adesso è solo una: dov’è finito il giocatore che l’anno scorso ha brillato nel Frosinone? Misteri del calcio. Soulé in provincia aveva messo in mostra la sua classe nonostante la retrocessione dei canarini, diventando il migliore del campionato per dribbling riusciti, davanti a gente come Kvaratskhelia, Leao e Zirkzee. Non proprio gli ultimi arrivati. L’argentino sta pagando più del previsto il salto dalla periferia alla grande città. Contro il Venezia si era incaponito, voleva sempre saltare l’uomo, ieri sera ha provato un po’ meno il dribbling, cercando di fare le cose in maniera più semplice.
Ma il risultato è stato più o meno identico, se non peggiore. La situazione è leggermente migliorata nella ripresa quando è sceso più basso sulla destra per duettare con Saud Abdulhamid. Nel primo tempo, a parte un paio di conclusioni finite tra le braccia di Pettersson, si è vista poca consistenza. Poi il cambio nella ripresa è sembrato inevitabile, praticamente una sentenza.
L’acquisto di Soulé è stato un investimento rilevante: la Roma, infatti, verserà alla Juventus oltre 30 milioni di euro, inclusi i bonus. La trattativa non è stata facile, anche per la forte concorrenza di qualche club inglese. La volontà del giocatore è stata determinante questa estate: Soulé desiderava trasferirsi in giallorosso per crescere accanto a Dybala e Paredes, due campioni del mondo argentini. Subito si è parlato di una sorta di dualismo con la Joya perché in apparenza possono sembrare simili. Juric la scorsa settimana ci era andato pianissimo, mettendo le cose in chiaro sul momento di Soulé:
«Ho grande fiducia. Non può diventare subito Dybala, ma ha mentalità e vuole migliorarsi. Dimostrerà il suo valore». Traduzione: Soulé va aspettato. Finora però è mancata la scintilla e alcuni temono che la storia possa ripetersi, cioè che un giocatore “strappato” alla Juventus non riesca a imporsi nella Roma. È successo con Iturbe, arrivato come salvatore della patria dal Verona per poi rivelarsi un flop clamoroso dalle parti dell’Olimpico. Contorni diversi ma stesso film (horror) per Schick, bomber di riserva mai sbocciato. La speranza, in primis della Roma, è che Soulé riesca a invertire il tunnel buio che ha imboccato.
ROMA, LA SCONFITTA CERCATA
Ivan Zazzaroni per corrieredellosport.it
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Una sconfitta assurda, quasi cercata, una partita buttata, di quelle che possono far male. La Roma ha giocato al contrario risultando a lungo inguardabile. Ha tenuto palla, l’ha mossa con una lentezza e un’imprecisione imbarazzanti anche nei venti minuti finali quando i cambi (ritardatissimi) le hanno restituito una fisionomia accettabile. L’Elfsborg era poco più di niente: ha pensato a difendersi, a chiudere tutti gli spazi per poi ripartire quando la Roma s’incartava nel palleggio. Troppo spesso.
Confesso che, alla diciannovesima partita televista nelle ultime 96 ore, avrei evitato volentieri questo commento. Quando non gioca Dybala l’appeal si riduce sensibilmente: ho la netta consapevolezza che mi divertirò molto meno.
L'ho fatto per dovere, rispetto dei lettori e curiosità. La curiosità derivata dalle scelte troppo conservative di Juric che ha messo Celik nei tre dietro (il braccetto mi ricorda soltanto il gesto), Abdulhamid sulla fascia e Shomurodov, che Mourinho chiamava Eldorino, al centro dell’attacco. Giusto la coppia di trequartisti Soulé-Baldanzi meritava un po’ di attenzione.
Nel primo tempo il grigio ha prevalso sul resto e, nonostante un possesso palla da dittatura del gioco, la Roma è stata quella che ha tremato e subìto di più: il gol su rigore (giusto l’intervento del Var) e almeno tre occasioni chiarissime per gli svedesi.
L’abuso di turnover si paga anche in Europa, soprattutto se le seconde linee sono tecnicamente distanti dalle prime.
Spero di non rientrare nella lista degli “indesiderati” dai sauditi, se scrivo che Abdulhamid non mi sembra in grado di ritagliarsi uno spazio nel nostro calcio: rari i segnali della sua velocità, inesistenti della sua tecnica di base. Ha fatto qualcosina nella ripresa, giusto qualcosina.
Di nuovo deludente Soulé: al momento è soltanto una buona alternativa, sfasato Angelino.
Si è cominciato a parlare di Roma soltanto intorno al settantesimo, non a caso Pellegrini ha centrato la porta e una traversa. Dybala ha dato la sensazione di voler rischiare il minimo (il sintetico è la sua criptonite), anche El Shaarawy si è incredibilmente risparmiato. Ma lui è un giocatore da Olimpico.
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