RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Giuseppe Smorto per repubblica.it
Quando microfoni e telecamere erano un muro, quando attaccava i traffici della Fifa, isolato perfino dalla sua federazione. Quando il Papa voleva conoscerlo e Ferlaino minacciava di venderlo, quando faceva impazzire Ottavio Bianchi, quando Napoli applaudì e l’Olimpico fischiò l’inno (da allora e per sempre hijos de puta). Quando si sentiva solo contro tutti nella vittoria e nella sconfitta, nelle conferenze stampa di parolacce, gomitate e sudore, Diego si sporgeva e cercava Giani fra le cento facce dei giornalisti, finti amici e sponsor. Però spesso Giani non c’era, perché era (ed è) un tipo indipendente che si muoveva fuori dagli appuntamenti fissi e dai calendari, e magari stava dall’altra parte del mondo. Però se Giani c’era, El pibe regalava interviste clamorose, per la Rai e per Repubblica.
Trent’anni dopo, Gianni Minà: come spieghi questo amore per Maradona, un amore che va dall’Argentina a Napoli?
“La gente si innamora di chi fa delle cose che sembrano impossibili. Di Diego, tutti ricordano i suoi leggendari gol, come l’annunciata “punizione” a Tacconi negli ultimi minuti di Napoli-Juventus del novembre ’85”.
Tacconi disse: con quella punizione sono entrato nella storia, pochi portieri possono vantarsi di aver preso un gol del genere.
“O anche quello che Diego ha fatto alle semifinali di Messico ’86: dalla famosa “Mano de Diós” al gol con cui liquidò l’Inghilterra dribblando sette avversari. In “Splendori e miserie del gioco del calcio” Eduardo Galeano ha scritto: con quel gol, Maradona fece girare gli inglesi come trottole per anni”.
E il rapporto fra voi?
“Per me, Maradona è un calciatore che rispetta la parola data, per questo il nostro rapporto è sempre stato fondato sul rispetto reciproco. E mi ha sempre colpito la sua sincerità, sempre al limite dell’autolesionismo”.
La vita di Maradona, soprattutto fuori dal campo, è stata piena di cadute e di eccessi.
“Mi pare giusto ricordare, che se i suoi eccessi hanno fatto del male a qualcuno, lo hanno fatto solo a lui stesso. E poi, chi sono io per poter giudicare un campione come Diego?”.
Dentro il campo: meglio lui o Pelé?
“Maradona; penso sia il più grande campione di calcio mai nato”.
Fuori dal campo: tu lo vedi meglio su una panchina o impegnato nel sociale o in politica?
“Io lo immaginerei impegnato nel sociale”.
Nel tuo libro “Storia di un boxeur latino”, definisci Maradona una “stella ribelle” come Ali e Mennea. Che cosa accomuna questi tre grandi personaggi?
“Sicuramente la lealtà”.
Qual è il tuo personale augurio a Diego Armando Maradona?
“Gli voglio augurare di essere sempre all’altezza della situazione, soprattutto quando per lui si fa critica”.
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