DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Marco Iaria per la Gazzetta dello Sport
L' uomo, a 74 anni, conserva una tempra tutta brianzola e ha già resistito a mille battaglie: dal sommovimento popolare per quell' odiosa frase su Optì Poba alle punzecchiature - talvolta a cadenza quotidiana - della politica e dei piani alti dello sport.
Ma nemmeno Carlo Tavecchio sa con certezza se potrà resistere anche a quella che lui stesso ha definito «l' apocalisse», cioè la mancata partecipazione dell' Italia al Mondiale. Ieri il presidente federale ha fatto una fugace apparizione a Milano prima di correre a Coverciano per unirsi alla delegazione azzurra.
E ricevendo la Guirlande d' honneur di Sport Movies e Tv 2017 (assieme all' ex patron dell' Inter Ernesto Pellegrini) non ha nascosto la comprensibile fibrillazione della vigilia: «Sono con le spine sotto i piedi perché sto andando a trovare i ragazzi. Abbiamo la speranza di passare questo ostacolo e andare in Russia, non possiamo pensare diversamente». Tavecchio «ha buone sensazioni», rispetta la Svezia che «è stata una grande nazionale, dai tempi del Gre-No-Li a Ibrahimovic», è contento per la risposta di pubblico in vista della sfida di ritorno a Milano («è il cuore della città che risponde») e, soprattutto, fa quadrato attorno al commissario tecnico: «Cosa ho detto a Ventura? In questo momento lui è il dominus, lo aiutiamo moralmente ed è importante restare tutti uniti attorno alla maglia azzurra perché solo così potremo superare il playoff».
SCENARI L' eliminazione aprirebbe scenari imprevedibili per l' assetto della Figc. Tavecchio è convinto che non vi sia ragione per mettere in discussione un progetto avviato nel 2014 e rilanciato con la conferma alle urne dello scorso marzo. È vero che il mondo del calcio, almeno per quanto riguarda i suoi elettori, continua a essergli al fianco. Pochi giorni fa il n.1 della Juve, Agnelli, tessendo le lodi del suo lavoro da commissario di Lega con uno statuto innovativo finalmente approvato, ha detto che «sarebbero sbagliate le dimissioni di Tavecchio», perché «il giudizio sull' operato di un consiglio federale non può essere basato solo sul risultato sportivo». Tuttavia, pesano come un macigno le parole del presidente del Coni Gianni Malagò, con il quale i rapporti non sono affatto idilliaci.
Il massimo rappresentante dello sport italiano ha ricordato non a caso il precedente di Giancarlo Abete, che si dimise dopo l' uscita dell' Italia dal Mondiale 2014: «Nel calcio si crea una tale pressione mediatica - ha dichiarato Malagò a Repubblica - da mettere sul banco degli imputati, a torto o a ragione, l' intero vertice federale. Mi auguro che non ci si debba porre questo problema». Un avviso ai naviganti, insomma. L' ondata popolare, in un contesto di depressione-indignazione, potrebbe recitare un ruolo chiave, tanto più che siamo ormai in clima da campagna elettorale. A Palazzo Chigi, col ministro Lotti in prima fila, osservano attenti. Alla fine, qualcuno potrebbe chiedere il conto a Tavecchio: la scelta di Ventura, le leghe di A e B senza presidente, l' incompiuta riforma dei campionati Ma l' ex sindaco di Ponte Lambro fa sapere di non avere alcuna intenzione di mollare, comunque vada con la Svezia.
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