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Luca Beatrice per “il Giornale”
power 100 art review black lives matter
Fine anno, tempo di classifiche. E se quelle legate agli eventi sociali, politici e di costume che riguardano il 2020 sembrano scontate -il Covid, la sconfitta di Trump, la morte di Maradona- un vero e proprio terremoto sconvolge la top 100 di Art Review, la rivista che nel contemporaneo fa fede stabilendo ordini e gerarchie.
Ai primi posti non ci sono più artisti, galleristi, mercanti, curatori, critici, direttori di museo e collezionisti e la prima ragione è che da marzo in poi non è accaduto niente, tutto si è fermato e l'arte non è come un disco o un libro, necessita di fruizione pubblica altrimenti non ha senso.
Venuta a mancare la componente estetica, gli esperti di Art Review hanno approfittato del dominio dell'etica, anzi della morale, perché la prima ha a che fare con la filosofia e la seconda non è che l'insieme dei giusti codici comportamentali.
Se infatti dici senso etico è un complimento, al contrario del moralismo che almeno nella creatività è un limite. E l'arte nel 2020 ci è finita dentro come un pesce nella rete, confermando che sì questo è stato un anno davvero terribile, da archiviare il prima possibile. Secondo la prestigiosa giuria, dunque, al primo posto c'è Black Lives Matter.
Vince l'hashtag prodotto in seguito al caso George Floyd, che ha alimentato il clima di rivolta e di disordini a sfondo razziale. Non sono tra i sostenitori di un'arte formale, il primo scopo della cultura è provocare fratture, mettere in crisi l'esistente attraverso una riflessione poetica individuale.
Il riconoscimento al BLM è il classico esempio della cattiva coscienza dell'alta società e dei suoi sensi di colpa che per non perdere il treno dell'ultima moda non riesce a distinguere chi si batte contro il razzismo dai talebani della cancel culture e dai teppisti invasati che distruggono le statue e le effigi del passato.
Ci si chiede davvero dove siano finiti l'anticonformismo dell'arte d'avanguardia e la capacità di un giudizio indipendente. La bellezza salverà il mondo è una frase da Bacio Perugina, che tocchi alla bontà anche peggio, che i buoni e i cattivi non ci sono più neppure nelle favole.
Nella devastante ondata di correttezza politica che sta togliendo ogni brivido all'arte (che deve essere invece cattiva e trasgressiva) seguono a ruota due accademiche impegnate nella decolonizzazione dei musei occidentali, l'attivismo di #metoo (peraltro già vecchiotto), la teorica del genderism, i collettivi impegnati in politica.
Bisogna scendere di parecchie posizioni per ritrovare nomi noti, ma il problema è un altro ed è ben più grave: il neo-conformismo. C'è da strabuzzare gli occhi. Davvero siamo nel 2020 oppure è la classifica del 1968? Giusto avvisare chi intende correre da solo, ancora una volta non c'è trippa per gatti, se non ti appecoroni all'andazzo e alle sue regole meglio che lasci perdere. E ancor più giusto ribadire: in questo tempo vile e dannato, la libertà di espressione e di pensiero sta da un'altra parte, dalla nostra, che non buttiamo giù statue e ascoltiamo tutti.
LUCA BEATRICEpower 100 art review
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