
DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI…
Francesco Saverio Intorcia per âLa Repubblica'
C'è un vecchietto che continua ad avvitarsi lampadine all'orecchio per festeggiare i gol - altri due, ieri - e anzi sbuffa perché non gli arriva l'assist del terzo da Iturbe: è rinato, sorride beato, si candida al Mondiale e a nessuno suona come una bestemmia. Ce n'è un altro che da oltre due mesi ha richiuso le ali, mostra il broncio dettato dall'insolito digiuno, quindi a sorpresa annuncia che ha deciso, smette a fine anno.
Nel giorno in cui Luca Toni fa due squilli all'amico Prandelli («Se serve, anche per qualche minuto, ci sono»), Totò Di Natale saluta: «A giugno smetto, ne ho già discusso con il procuratore e la mia famiglia. Con la società devo ancora parlarne, per adesso c'è da pensare solo all'Udinese».
S'intrecciano i destini di due ragazzi del '77, nella gara del Friuli che incorona il Verona (quinto in classifica, in corsa per l'Europa) e certifica i mali dell'Udinese (decima sconfitta in 18 gare). Agevolato dalla papera di Brkic sul primo gol, ma leggiadro in scivolata sul secondo, e sempre vivace e generoso, il rinverdito Toni si specchia in Di Natale come Dorian Gray nel suo ritratto. «Ma può darsi che Antonio sia solo amareggiato, non sta segnando ed è un peccato, però l'Udinese senza di lui non me l'immagino - osserva -. Quanto a me, non ho ancora pensato a cosa farò a giugno. Intanto cerco di divertirmi, smetterò quando non avrò più le motivazioni. Mi piacerebbe chiudere dopo un bel campionato».
Li separano 140 giorni: Toni compirà 37 anni a maggio, Di Natale a ottobre. Insieme, quasi 300 gol in A (118 e 180). Per Luca, 9 reti in stagione, non ne faceva tanti dai tempi del Bayern (14 nel 2008-09, 24 l'anno precedente). Per Totò solo 4, e l'ultimo è datato 30 ottobre. Toni ha cambiato 15 maglie in vita sua, le ultime 6 in 3 stagioni e mezza: due anni fa il suo sbarco a Dubai sembrava uno scivolo per la pensione.
Di Natale invece ha giurato fedeltà all'Udinese (in estate ha rinnovato fino al 2015) e forse ora paga più degli altri lo stress da crisi: «Ho 36 anni e sento troppe chiacchiere intorno a me. Mi fa piacere se segnano anche gli altri, è ora. In 10 anni a Udine penso di aver fatto più gol che cene con mia moglie, a tutti capitano momenti così, ora succede a me. Speriamo di venirne fuori presto per l'Udinese, che per me è una famiglia, e per i tifosi che lo meritano ». Guidolin, già mogio per il grigiore collettivo, si tiene stretto il suo leader: «L'ho appena saputo, non ho parlato con Totò, penso sia solo un momento di scoramento».
Toni invece si trova a dover spiegare la propria resurrezione, e racconta che «ho ritrovato la voglia, mi alleno bene, vado a letto prima, mangio meglio. E poi la squadra mi capisce, conosce le mie caratteristiche e mi mette in condizioni di far bene. Se segno tanto è merito di un Verona che gioca molto per me, di un allenatore che prepara bene le gare e di giocatori importanti che non conoscevo ma che hanno grandi qualità , come Iturbe, di cui sentiremo parlare, è di classe superiore. Non ero partito per andare al Mondiale, ma adesso ci provo».
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