DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
a cura di COLIN WARD (Special Guest: Pippo il Patriota)
1 - CHI COMANDA IN EUROPA
Il doppio randello del pareggio di bilancio in Costituzione e del Fiscal compact, la demonizzazione della spesa pubblica e dell'inflazione come "male assoluto", le svalutazioni interne e la perdita di tutele e diritti acquisiti "perché ce lo chiede l'Europa". L'Unione a trazione tedesca è una maestra severa con i suoi cittadini, specie con quelli del Sud. Poi succede che quando si deve contrastare uno dei fenomeni che hanno scatenato la grande crisi del 2008, ovvero il trading speculativo slegato dall'attività dei clienti da parte delle banche retail, a Bruxelles si muovono come bradipi storditi. Lo ha raccontato ieri il Financial Times e lo riprendono oggi, abbastanza pigramente alcuni giornali italiani (Repubblica, p. 28; Stampa, p. 24; Sole p.8).
La nuova normativa era stata messa a punto dalla Commissione Liikanen in 15 mesi e prevedeva la divisione secca per tutte le banche tra le attività tradizionali e quelle più rischiose. Ma il lobbismo pesante delle banche francesi e tedesche ha già smosciato quella che doveva essere la versione europea dell'americana Volker Rule e riguarderà solo i primi trenta gruppi bancari europei, tra i quali Unicredit e Intesa (che però, come si vede da una tabella del Sole, fanno relativamente poco trading), sulla base della considerazione che sono quelli "too big too fail" (e quindi in qualche modo coperti dalla garanzia statale) e che possono permettersi gli alti costi delle separazioni societarie necessarie.
Ma dove si contempla tutta la potenza della banche, e si tocca con mano la miseria della presunta politica continentale, è sui tempi di necessari alla nascita di questo mezzo sgorbio: l'approvazione non è prevista prima di fine 2015, la proibizione del trading speculativo scatterebbe dal 2018 e "l'eventuale separazione delle attività , che sarà decisa dai supervisori bancari locali, dovrebbe scattare dal 2020" (Stampa, p. 24).
Siamo a gennaio 2014, il problema è emerso in tutta evidenza nel 2008 e l'Ue risponderà (forse) nel 2020. Alle prossime elezioni europee, stampiamo sulle schede direttamente i simboli delle prime trenta banche, a cominciare da Credit Agricole, Deutsche Bank, Ubs, Barclays e Commerzbank, e mettiamoci la crocetta vicino. Si fa prima e costa meno. Soprattutto, sarebbe più trasparente.
2 - NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
Ma oggi è un giorno fortunato, perché una serie di combinazioni consente di vedere a occhio nudo le contraddizioni interne di un sistema informativo costruito in anni di luoghi comuni su "lotta alla casta", "spesa pubblica improduttiva" e guerra "all'economia sussidiata" e ai "fondi a pioggia". L'occasione ce la offre inconsapevolmente Repubblica. A pagina 3 suona i tromboni e annuncia: "Scatta la Spending review di Cottarelli, primo obiettivo le spese di Palazzo Chigi.
Dalle forniture di caffè al football Usa, tutti i tagli alla sede del governo" (alcuni di questi sprechi erano già stati segnalati due mesi fa da Franco Bechis su Libero). A pagina 4, articolone su "Un piano per rilanciare la ripresa. Il governo aiuterà 22 mila piccole imprese raddoppiando i fondi pubblici", piano che passa anche "per il rilancio di Pitti Uomo". Un evidente caso di asimmetria informativa.
3 - OCCUPY PALAZZO CHIGI
Dopo giorni di interrogativi angosciosi, in cui sembrava esistesse solo il Rottam'attore, la Stampa ci rassicura: "Non sarà un accordo alla tedesca'. Letta stringe sul patto all'interno della coalizione. Progetto a Bruxelles entro il 29 di questo mese. Il premier e Renzi si sono parlati ma faranno consultazioni parallele. La tempistica li mette d'accordo: vogliono chiudere il pacchetto entro il 25" (p. 2). Più ansiogeno il Messaggero: "Patto di governo, la doppia agenda di Letta e Renzi. L'intesa non c'è. Il premier pronto a chiudere âImpegno 2014' per il 20 gennaio. Ma il sindaco: niente firma se prima non c'è la legge elettorale" (p. 4). Mica scemo, il sindachino.
E sulla legge elettorale, la Repubblica dei renziani riporta: "Renzi accelera sulla riforma: âAccordo subito con chi ci sta'. Sherpa in azione. Berlusconi vuole il sistema spagnolo. Voci di un incontro del leader pd con Verdini. La preoccupazione di Alfano" (p. 9). Ma il vero capolavoro lo fa il Corazziere della Sera, che in prima pagina titola allarmato "La mina del modello spagnolo" e a pagina 2 sfodera nientemeno che l'ex migliorista Claudio Petruccioli per ribadire tutte le preoccupazioni già espresse da don Flebuccio de Bortoli. Questo Renzie proprio non piace a via Solferino.
4 - LOMBROSIANI PER SEMPRE
Ritagliare e rimirare la sacra immaginetta "Dio, Patria e famiglia" del ministro kazako Alfanayev, in visita al contingente italiano in Afghanistan (Corriere, p. 14). Vi si contempla il noto statista fasciato in una tuta mimetica che addosso a lui fa uno strano effetto pigiamone. Tra le mani tiene tutto soddisfatto un cappellino bianco da centro estivo che aumenta l'effetto "gita delle medie".
5 - DE GIROLAMO STYLE
E non farebbe male una gitarella (lunga) a Herat alla ministra Nunzia. Così, tanto per staccarla un po' da casa. Oggi altra puntata sul Cetriolo Quotidiano: "De Girolamo, tanta rabbia per il bar tutto in famiglia. Nelle registrazioni dell'ex direttore dell'Asl di Benevento la furia della futura ministra per l'appalto del locale di una clinica, gestito per anni dai parenti. Il Fatebenefratelli è una struttura privata, e non tenuto a indire gare. Il bar è stato assegnato alla cugina e allo zio della politica" (p. 7).
6 - MA FACCE RIDE!
"Gli Usa incoronano Kyenge. âCoraggiosa, cambia l'Italia'. Foreign Policy la include fra i "100 pensatori più influenti al mondo" (Stampa, p. 16).
7 - TREMATE, TREMATE, LE INCHIESTE SON TORNATE
Il primo cetriolo giudiziario dell'anno nuovo lo recapita Fiorenza Sarzanini, che allieta così il rientro a Roma di un po' di notabili e faccendieri: "Parlamentari, boss e prelati nell'archivio del fiscalista". L'inchiesta è quella sul commercialista Paolo Oliverio, arrestato a novembre nell'inchiesta sui Camilliani, e cominciano a spuntare "nomi noti come quelli di Paolo Berlusconi e Claudio Lotito nella lista delle frequentazioni del commercialista, ma anche quello di Marco Squatriti, l'avvocato di affari ex marito di Afef Jnifen" (p. 25).
8 - NEI SECOLI FURBETTA?
I magistrati contabili bocciano l'aumentino che si sono dati i numeri due dei Carabinieri. Lo racconta un pezzo di Marco Ludovico sul Sole di oggi: "Illegittima la super-indennità dei vicecomandanti dell'Arma. Corte dei conti: niente assegno per l'ufficiale che entra in âausiliaria'. La Sip (speciale indennità pensionabile) ammonta a 5mila euro netti mensili. No agli assegni erogati dopo il 9 ottobre 2010" (p. 10).
8 - FREE MARCHETT MASCHIACCIA
Oggi grande scialo di pezzi "di tendenza" in onore di Pitti Uomo. Ne prendiamo uno a caso da Repubblica (p. 43), perché amiamo una certa prosa: "L'abito è rock. Giacche e pantaloni super slim, così l'eleganza è scapigliata. Tagli sartoriali alla Fortezza di Firenze per il salone Pitti Uomo. Tutto si fa aderente e persino i giacconi diventano attillatissimi. Per un look casual chic". Seguono foto e pubblicità dirette di singoli prodotti, spacciate come infografica, tra cui leggiamo "bottoni d'oro e pochette per la giacca di Paoloni". Bottoni d'oro e pochette sono proprio il ritorno del Cumènda a Portofino. Ma con la panza ben strizzata nello "slim fit".
9 - IL RUOTONE DELLA CRISI
E "tutto si fa aderente", come direbbe Repubblica, anche per migliaia di operai nella parte d'Europa dove i salari hanno ancora un qualche senso. "Gli operai Goodyear sequestrano due dirigenti. Stabilimento francese a rischio chiusura, porta bloccata da mega-pneumatico" (Repubblica, p. 31). Di fronte alla bella idea del sindacato francese, avviata una riflessione anche tra i cassintegrati di Mirafiori. Ma non sanno chi bloccare perché a Torino, della Fiat, non c'è più nessun dirigente.
10 - ALI-TAGLIA E LA FUGA DELLE BANCHE
Il Messaggero di Roma segue con attenzione la partita Alitalia: "Alitalia-Etihad, banche in pressing. Oggi previste riunioni per accelerare i tempi dell'alleanza strategica. Soprattutto Unicredit spinge per spianare la strada agli arabi. Incontri decisivi anche sulle liste per il nuovo consiglio" (p. 16). Il bello è che per gran parte degli italiani, specie al Nord, Alitalia semplicemente non esiste più.
colinward@autistici.org
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