
DAGOREPORT – ASPETTANDO L'OPPOSIZIONE DE' NOANTRI (CIAO CORE!), VUOI VEDERE CHE LA PRIMA BOTTA…
Giulia Zonca per “la Stampa”
A suo modo è stata una partita romantica, a cominciare dall’espulsione di Garcia per una serenata (mimata) all’arbitro. Juve e Roma è questione di onore, di tradizione. Le due squadre non fanno che scontrarsi però rispettano l’essenza della loro sfida: dal gol annullato a Turone nel 1981 al violino del tecnico francese nel 2014. E mai un momento di noia in mezzo. Una lunga storia di dispute e liti, passione vera, sentimenti radicati.
Le due squadre hanno pure rispolverato un calcio quasi retrò, troppo agitati e soprattutto mal gestiti dentro il Rocchi horror picture show, però capaci di dare spettacolo. E gli incroci tra loro non si fermano mai al rientro negli spogliatoio. Dopo tutti hanno voglia, anzi bisogno, di battute taglienti a cominciare da Garcia: «Tanti episodi strani, ma si è perso per colpa nostra. Abbiamo sprecato due occasioni importanti solo che qui è complicato perché le aree le fanno di 17 metri. Sarebbe pure ora di aiutare gli arbitri con la tecnologia, siamo nel 21° secolo».
Il suo violino ricorda le manette di Mourinho ed è destinato a marchiare il campionato nello stesso modo e pure l’ironia ricalca quella dello Special che dopo un rigore generoso dato alla Juve contro il Genoa, nel 2010, disse: «In certi posti le aree sono di 25 metri». Garcia ride sull’analogia: «Serataccia, volevo depositare la massima ma pare che certe cose si ripetano». Stesso pensiero di Totti che con una smorfia esplicita sentenzia: «Tanto arriviamo secondi anche quest’anno perché con la Juve è sempre lo stesso film.
Dovrebbero fare un campionato a parte: tre reti subìte e tre decisioni sbagliate, non c’è bisogno della mia opinione parlano le immagini. Favorevole alla moviola? Si sbrigassero».
Nervi tesi, scintille facili, sarcasmo a fiotti. Tre espulsi e tre rigori, Allegri divide Morata e Manolas come se fossero sopra un ring e durante il match in tanti si ritrovano faccia contro faccia e si spingono in là a colpi di pettorali. A risultato archiviato li gonfia pure Marotta:
«Ho rispetto per Totti come campione ma non è accettabile quello che ha detto, capisco l’amarezza anche se respingo le polemiche. La Juve ha pagato per colpe non sue in passato e le sono stati tolti due scudetti vinti con merito». Il passato fa sempre parte di Juve-Roma.
Ogni fischio di inizio non riesce ad essere mai davvero un nuovo capitolo. Basta qualche minuto di gioco e tutto quello che è già successo si ripresenta un campo, come se si liberasse un siero che confonde. Le accuse di Zeman, i tradimenti di Capello, falli non concessi, reti non convalidate, la conta dei passaporti, Iturbe conteso sul mercato e strascichi infiniti che ogni protagonista prende in considerazione per l’analisi del confronto.
L’unico che dà uno strattone e Bonucci, l’uomo partita e anche il bianconero più drastico, il solo che non contempla il fattore ambientale: «Qui sempre a parlare di centimetri, di arbitri, di dentro o fuori ma la verità è che sono quattro anni che la Roma arriva qui è perde. Totti ha detto che tanto arriveranno secondi? Ecco registriamo il pronostico. E lavoriamo per farla finire così». Anche se fine non è la parola giusta, al massimo si aggiunge l’ennesima puntata di una lunghissima relazione fatta di spintoni, strappi e memoria eterna.
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