TRUCI A SAN SIRO – BUU E CORI CONTRO BALO (CHE ZITTISCE I TIFOSI CHE LO INSULTANO): IL CRETINISMO RAZZISTA ROVINA MILAN-ROMA

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Gianni Mura per "La Repubblica"

Chiedere il conto, alzarsi e andarsene. Qual era il piatto più invogliante , in un menù sempre più magro? Milan-Roma, senza dubbio. La Juve aveva fatto la sua festa, il Napoli pure, col record dei punti e qualche amarezza: Cavani partirà sicuramente, Mazzarri quasi. La Fiorentina era certa dell'Europa, l'Udinese e la Lazio non avevano perso il passo.

L'attesa ha portato in tavola, a San Siro, un piatto dai pessimi ingredienti. A partire dai buu di un gruppo di tifosi romanisti nei confronti di Balotelli, visibilmente innervosito (ma ai falli non cattivi deve abituarsi). Becca un giallo evitabile. Muntari interviene per difendere la causa del compagno, come uno zio farebbe col nipote un po' sventato, ma commette l'errore di mettere le mani addosso all'arbitro, ed è cartellino rosso.

Si ricomincia e ricominciano i cori razzisti. Rocchi sospende la partita per due minuti scarsi. La curva del Milan se la prende coi carabinieri, i romanisti con la madre di Balotelli. Quando si riprende a giocare, laser negli occhi a Lobont e ad altri giocatori. La Roma non sfrutta bene la superiorità numerica. Proprio una bella seratina di sport. Nel finale si fa espellere anche Totti (già ammonito) per una manata a Mexès. Un pareggio che non serve a nessuno. Lanciata la nuova maglia del Milan: fa pensare a un funerale. Kitsch, ma di prima classe.

Il gol di Toni (un ex) al Palermo blocca le residue velleità agonistiche nelle partite in cui ci si batte inseguendo la salvezza. Non a Napoli , dove il Siena va avanti e poi è rimontato da Cavani e Hamski, nel finale. Sì a Genova, sì a Verona, un punto è graditissimo. Nella convenienza, che può anche avere nomi dolci (torta, biscotto) s'è comunque visto qualcosa in più che in Torino-Genoa, domenica scorsa.

Non serve tirare in ballo il diverso atteggiamento delle squadre inglesi. E nemmeno scuotere la testa dicendo che queste cattive abitudini, nel calcio italiano, sono così profondamente radicate che è quasi impossibile estirparle. Perché calcio italiano è anche la B, dove tutto si deciderà all'ultima giornata, è anche la C, dove andrà ai playoff il Lecce perché ha perso sul campo dell'Albinoleffe, in zona di assoluta serenità.

Così direttamente in B ci va il Trapani e giocherà il derby col Palermo. La cui retrocessione è dolorosa ma anche piuttosto logica. Non sempre è vero, nel calcio e altrove, che chi sbaglia paga, ma a volte succede. E quando si sbaglia molto, come Zamparini, si può solo far tesoro degli errori.

Aveva molto, il Palermo, per essere l'Udinese del sud, qualifica conquistata dal Catania di Maran: buoni osservatori, un pubblico fedele e molto più caldo che a Udine, la politica di cedere i pezzi migliori e puntare su nuove forze. Però i Pozzo un allenatore di cui si fidano lo tengono, anche se perde le prime cinque partite, come Guidolin. Invece Zamparini li fulmina prima dell'avvio (Pioli, poi Mangia e Mutti) oppure cambia il copione, come un illusionista. Sempre tre nomi (Sannino, Gasperini, Malesani, Gasperini, Sannino) ma più alternanza, ossia più confusione.

Senza i sei punti di penalizzazione forse il Siena si sarebbe salvato. Ha dovuto forzare i tempi e s'è ritrovato scarico negli scontri decisivi in casa: solo due punti con Atalanta, Parma, Cagliari e Chievo. I gol di Emeghara hanno illuso. Quanto al Pescara, troppo debole per potersi illudere.

 

 

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