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TUTTE LE USCITE A VUOTO DI STEFANO TACCONI, SPERICOLATO E SFORTUNATO – COME È POSSIBILE CHE L’EX PORTIERE DELLA JUVENTUS SIA FINITO IN UNA CASA POPOLARE? MAURIZIO CROSETTI: “AL NETTO DELLA TERRIBILE MALATTIA DI TRE ANNI FA, IL TRACOLLO HA SPIEGAZIONI PIÙ BANALI. INVESTIMENTI SBAGLIATI, UNA LINEA DI MODA FINANZIATA SENZA DIRLO ALLA MOGLIE, UN’AZIENDA VINICOLA, UNA PIZZERIA A BUDAPEST, UN’ENOTECA AD AGROPOLI, UN PROCESSO PER FALLIMENTO A TERAMO DI UNA SOCIETÀ DI SERVIZI…”
Estratto dell’articolo di Maurizio Crosetti per “la Repubblica”
stefano tacconi e la moglie laura
Dalla porta della Juve alle porte della metropoli, è un attimo. Ti distrai e la vita ti fa gol, come quella volta Maradona su punizione nel diluvio. Capitan Fracassa lo ha un po’ fracassato il destino: okay, Stefano Tacconi ci avrà messo del suo, ma di sicuro non è stato fortunato.
[…] Dalla Nazionale, che è la casa di tutti, fino alle case popolari. Il personaggio è complesso, contraddittorio. Portiere istintivo e giocondo, lo definiva Vladimiro Caminiti, grande giornalista troppo presto dimenticato.
[…]
Il portiere matto e sublime. Nell’estate 1983 infilò i guanti di Zoff, insomma il mondo sulle spalle di Atlante, ma non vacillò: due scudetti e tutte le Coppe europee con la Juve, unico gardien de but ad esserci riuscito nella storia del calcio. Così così in azzurro, dov’era chiuso dal rivale Zenga che pure s’impaperò a Italia ’90: con Fracassa in porta e non solo Schillaci davanti, chissà.
«Senza di me, il museo della Juventus non lo avrebbero neanche aperto». «Li ho fatti ricchi con le multe». «Una volta dissi che mi mancava Zoff allenatore, l’avvocato Agnelli mi rispose: “Non sa quanto manca a noi come portiere”».
Chiusa la porta si è aperto il vuoto. A tanti atleti succede, ma a qualcuno di più. Al tempo di Stefano, i campioni non compravano aeroplani ma erano comunque molto ricchi: e allora, com’è possibile dover chiedere un alloggio all’Aler, edilizia popolare?
Al netto della terribile malattia di tre anni fa, l’aneurisma che ha portato Tacconi quasi all’altro mondo («Quando mi sono risvegliato dal coma e ho visto mia moglie Laura, ho pensato: è morta pure lei»), e dal quale è risalito in qualche modo («La forza me l’ha data Padre Pio»), il tracollo ha spiegazioni più banali.
Investimenti sbagliati, una linea di moda finanziata senza dirlo alla moglie (e con successiva lettera di scuse su un settimanale rosa), un’azienda vinicola, una pizzeria a Budapest, un’enoteca ad Agropoli, un processo per fallimento a Teramo di una società di servizi di cui Tacconi era socio amministratore (condanna in primo grado, assoluzione in appello), un imbianchino che gli fa causa per lavori mai saldati, un’agenzia di autonoleggio che lo cita per non avere pagato il dovuto e neppure le multe prese nel frattempo, un paio di tentate avventure politiche con la destra, non andate a segno.
[...]
stefano tacconi da calciatore 1
Quanto dolore. L’ictus, il coma, il lungo ricovero ad Alessandria, le terapie milanesi al “Don Gnocchi”, la degenza a San Giovanni Rotondo («Un miracolo, e io non ho mai creduto: adesso sì»), poi l’ischemia alla gamba destra nel giugno dell’anno scorso: di nuovo il rischio di morire, l’operazione prodigiosa alle Molinette per salvare l’arto, il recupero, persino un libro, le ospitate in lacrime a Verissimo e da zia Mara, il giro di presentazioni con la voce ormai roca ma ancora netta, la voglia di scherzare e dissacrare.
Poi, di nascosto da moglie e figlio, qualche sigaretta («Fumavo e bevevo dal mattino alla sera e mai una debolezza, ero sicuro di essere immortale»).
Il campione diventato povero e il personaggio forse un po’ aiutato a ottenere una casa. Ma la porta è la periferia del gioco, e il portiere un uomo solo. Non è come gli altri, spesso gli gira in testa la corda pazza. Stefano è stato il più portiere di tutti e lo è anche adesso, dopo l’ultimo tuffo nel fango.
stefano tacconi da calciatore 3
ANDREA E STEFANO TACCONI
lapo elkann stefano tacconi
stefano tacconi e la moglie laura
stefano tacconi cover
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