
DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
SE LA NATO È MORTA, LA COLPA È SOPRATTUTTO DEL VECCHIO CONTINENTE – L’AMBASCIATORE STEFANO STEFANINI: “È LA FINE DI UN'ERA DI TRANQUILLA FIDUCIA SULL'INTERVENTO AMERICANO PER DIFENDERCI. TROPPA TRANQUILLITÀ: SE SIAMO ARRIVATI A QUESTO SNODO MOLTE COLPE SONO NOSTRE. DA TRE DECENNI PRESIDENTI E MINISTRI AMERICANI CI CHIEDONO DI FARE DI PIÙ PER LA NOSTRA DIFESA. GENTILMENTE, E NOI LI ABBIAMO IGNORATI. POI È ARRIVATO TRUMP. E ADESSO DOBBIAMO FARE IN FRETTA…”
Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “la Stampa”
C'era una volta la Nato. E forse domani ci sarà ancora. Ma sarà una Nato diversa, mentalmente diversa, quand'anche una bacchetta magica sui bilanci portasse tutti gli alleati a spendere in difesa il 5% del Pil, come Donald Trump gli ha fatto chiedere dal neo Segretario alla Difesa Pete Hegseth.
Perché sarà una Nato che non sa più quanto agli Stati Uniti interessi la difesa dell'Europa – dalla Russia o da chiunque ne metta a rischio la sicurezza. Per gli Usa l'Europa non è più prioritaria ha detto Hegseth mercoledì scorso a una cinquantina di omologhi Nato e partner.
VOLODYMYR ZELENSKY DONALD TRUMP VLADIMIR PUTIN
Questo fa venir meno il collante dell'Allenza, l'uno per tutti, tutti per uno, che faceva tutt'uno della sicurezza "europea" e di quella "atlantica". Forse l'equazione […] era venuta meno con la fine della guerra fredda. Ma la messa in comune della sicurezza era continuata imperterrita senza connotati geografici, tant'è che l'Articolo 5 fu applicato – ed è stata l'unica volta – dopo l'11 settembre in sostegno degli Usa. Nessun europeo obiettò che le sue priorità erano geograficamente altrove. Per converso, gli Usa non si tirarono indietro nei Balcani o in Libia. […]
Nel giro di due giorni l'amministrazione Trump ha dato due pesanti avvisi di cambi strategici di direzione, all'Ucraina e all'Europa. Il primo era nell'aria da tempo: Trump e Putin negozieranno bilateralmente la fine della guerra e le sorti di Kiev. Volodymir Zelensky forse se l'aspettava; ne riceve la notizia dal Presidente americano e incassa stoicamente. Il secondo, che la sicurezza europea non era più al centro delle priorità militari americane, spiazza invece gli europei.
[…] Le rimostranze da parte europea sono logiche, obbligate e giuste - e vane. Segnano la distanza che l'amministrazione Trump vuole mantenere nei confronti dell'Europa, nel quadro del generale disinteresse verso alleanze, amici e partner, di cui hanno già fatto le spese Messico e Canada. L'attacco dei dazi all'Ue che ci attende ne sarà il corollario, rendendo abbastanza probabile una guerra commerciale non mitigata dalla dimensione sicurezza.
INAUGURAZIONE DI NOTRE DAME - ZELENSKY - MACRON - TRUMP
Gli europei sono stati tanto vocali sull'Ucraina quanto silenziosi sull'impegno americano nella Nato. Nella riunione dei ministri della Difesa di ieri la discussione si è concentrata soprattutto sull'estemporanea richiesta di Trump di portare la spesa per la difesa al 5% del Pil. Estemporanea perché gli stessi Usa non spendono tanto (sono al 3,38%) ma soprattutto perché è del tutto irrealistico che la grandissima maggioranza degli alleati che faticosamente aleggia appena sopra il 2% (l'Italia è all'1,5%) possa avvicinarsi al traguardo trumpiano.
Il 5% - e qualche ministro ha avuto il coraggio di dirlo - richiederebbe un mostruoso reimpiego di risorse; secondo una stima di Moody's già per il 4% sarebbe necessaria una riallocazione di circa il 6% della spesa pubblica. Ma discutere di percentuali - l'idea del Segretario Generale della Nato, Mark Rutte, tutto teso a compiacere Trump è di arrivare a un obiettivo "sopra" al 3% - permette di evadere l'interrogativo che è nella mente di tutti: c'è ancora un impegno americano alla difesa dell'Europa? Basta spendere per poterci contare?
Se ne discuterà. Sentiremo cosa lo stesso Trump dirà al vertice Nato dell'Aja del 24-25 giugno. Ma il seme del dubbio gettato da Hegseth segna già la fine di un'era di tranquilla fiducia sull'intervento americano per difenderci. Troppa tranquillità: se siamo arrivati a questo snodo molte colpe sono nostre.
Da tre decenni Presidenti e Ministri americani ci chiedono di fare di più per la nostra difesa. Gentilmente, e noi li abbiamo ignorati. Poi è arrivato Trump. E adesso dobbiamo fare in fretta: o per far restare gli americani in Europa o per fare senza di loro. Con o senza Nato, o con una Nato molto diversa.
DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE…
DAGOREPORT - ALTA TENSIONE TRA IL MONDO FINANZIARIO AMERICANO E KING TRUMP - PRIMA DI DICHIARARE…
DAGOREPORT: LA MELONI SOGNA LA PRESA DELLA MADUNINA – MANCANO DUE ANNI ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE…
FLASH – PARE CHE LUCA ZAIA, DOPO AVER LETTO L’INTERVISTA-MANIFESTO RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI…
DAGOREPORT – CHE FINE HA FATTO IL FANTOMATICO "PONTE" CHE MELONI SOGNAVA DI CREARE TRA USA E UE? PRI…