DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Elmar Bergonzini per gazzetta.it
Non è solo una rivalità sportiva, dietro c'è molto, molto di più. Poi, negli ultimi anni, il calcio non ha fatto che peggiorare le cose. Fra Cile e Argentina non scorre buon sangue. Fra le due nazioni c'è un confine di oltre 5.000 chilometri e una lunga storia di conflitti, nati durante la guerra delle Falkland, quando Pinochet permise agli inglesi di installare radar anti-argentini sulla cordigliera. Nelle ultime due edizioni della Copa America (2015 e 2016), inoltre, i cileni hanno battuto gli argentini in finale, fatto che non ha di certo favorito la simpatia reciproca. A La Plata, a pochi chilometri da Buenos Aires, è usanza, a Capodanno, bruciare statue di legno: questa volta è toccato a un fantoccio di circa sei metri raffigurante Arturo Vidal, finire in mezzo alle fiamme. E la folla esultava.
IL FATTO — Vidal, da anni, rappresenta la nazionale cilena. La sua grinta, la sua voglia di vincere, sono un simbolo della lotta (sportiva) del suo Paese. Agli argentini però Arturo non sta affatto simpatico. A Capodanno hanno quindi creato una sua statua in legno, alta circa sei metri, che hanno collocato su una gigantesca poltrona. Di fronte al finto Vidal è stata piazzata una televisione in cartone con la scritta "Mondiali di Russia 2018". La statua di Vidal è stata poi incendiata, in segno di sfottò per la mancata qualificazione dei cileni alla competizione.
MERCATO — Vidal, che sta affrontando il ritiro invernale col Bayern Monaco, ha però altre cose alle quali pensare: stando a quanto riportato da media tedeschi e inglesi, infatti, Antonio Conte, che lo ha allenato ai tempi della Juve, lo avrebbe chiamato per convincerlo a trasferirsi al Chelsea. Il contratto del cileno col Bayern scade nel 2019, e i bavaresi cominciano a rischiare di perderlo a zero. Secondo il Sun i Blues sarebbero addirittura pronti a raddoppiare lo stipendio di Arturo. Il rapporto fra il cileno e Conte è da sempre molto forte (il centrocampista disse che con Conte sarebbe andato anche in guerra). La stima fra i due non è solo sportiva, dietro c'è molto, molto di più. Un po' come la rivalità fra Cile e Argentina.
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