DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Paolo Ziliani per il Fatto Quotidiano
maurizio sarri foto mezzelani gmt003
Magari Juventus e Napoli si ritroveranno, sabato 30 maggio a Istanbul, una davanti all' altra nella finale di Champions League 2020: nel calcio, si sa, tutto è possibile. Magari Juve e Napoli opereranno fin da domani un cambio di passo epocale; ma quel che è certo, guardando qual è l' andazzo nell' orticello della serie A italica, è che i loro condottieri Sarri e Ancelotti stanno mostrandosi anni luce lontani dai propri standard; e certo il loro valore non è in discussione, ma anche se la classifica dice Inter 38, Juventus 36, Lazio 33, Roma 29, Atalanta 28 e Napoli 21, la classifica degli allenatori dice cose ben diverse: dice che Conte, Inzaghi, Fonseca e Gasperini stanno lottando per il titolo di miglior allenatore e che Sarri e Ancelotti annaspano a metà classifica. Tristemente. Anonimamente.
Il vate Sarri che del culto del Gioco aveva fatto un postulato, sulla panchina della Juventus sembra un Allegri venuto male. Schiavo di tutto e di tutti, si limita a obbedire agli ordini societari mettendo in campo il totem di Buffon, che per contratto deve giocare alcune partite per strappare a 42 anni un record a Maldini e che come già a Parigi incorre in topiche colossali che costano punti in classifica; si permette una volta di togliere dal campo quel che fu di CR7 , dopodichè non è in grado di tenere a bada la baraonda che si scatena e cala le brache; e anche se pensa, com' è evidente a tutti, che la coppia d' attacco ideale sia oggi la coppia Dybala-Higuain, in campo spedisce sempre l' avvilito portoghese interessato solo a premi che nessuno gli dà più, spesso inutile, sempre indisponente.
E poi quel De Ligt costato 86 milioni (11 solo al procuratore) e che è peggio delle dieci piaghe d' Egitto, obbligatoriamente in campo a dispetto delle cappelle che allegramente inanella manco fossimo al torneo dei bar; il tutto condito dalla sensazione che se Sarri smette di essere Sarri, allora chiudere l' era-Allegri è stato insensato. Meglio un brutto quadro originale che la crosta di un capolavoro.
Se a Torino ha messo radici la controfigura di Sarri, a Napoli c' è un signore che dice di essere Carlo Ancelotti, ma non è mica così. Il sospetto era venuto quando il sedicente Ancelotti, ai tempi della polemica sul ritiro punitivo imposto dal club ai giocatori (poi ammutinati), aveva dichiarato: "Non ero d' accordo con la società, ma era giusto obbedire"; e nessuno aveva capito perchè il tecnico non dovesse avere voce in capitolo, se non l' ultima parola, in una questione così di sua pertinenza.
Poi si è scoperto: il sedicente Ancelotti aveva firmato un contratto col Napoli accettando clausole medioevali, tra cui quella di starsene zitto e buono in tema di ritiri: la sua parola non sarebbe contata nulla.
Immaginatevi la contentezza dei giocatori quando alla fine la verità è venuta a galla. E il crollo di stima. E di classifica. Magari, lo ripetiamo, il 30 maggio Sarri e Ancelotti si ritroveranno uno di fronte all' altro, a Istanbul, nella finale di Champions. Di certo, nel teatrino sempre più sgangherato della serie A made in Italy stanno rimediando figure barbine al cospetto di colleghi come Conte, Inzaghi, Fonseca e Gasperini che nel condurre le rispettive squadre, fatte con la ricetta della nonna, usano un ingrediente che i due vecchi monumenti paiono aver del tutto dimenticato: la credibilità.
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