DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Francesco Persili per “Dagospia”
«Il portiere? Un ruolo metafisico in cui l’errore non è permesso. Presi un gol e dissi a mio padre: “Non me lo aspettavo”. Lui replicò: “Fai il portiere, mica il farmacista”. Poche parole, nessuna scusa. A casa mia funzionava così: se non riuscivi è perché avevi fatto poco». L’Italia di Zoff è più di una squadra. È uno stile, un linguaggio, un’educazione sentimentale. Notte dell'11 luglio 1982, tutta Italia in piazza a festeggiare.
Avevamo vinto il Mondiale. Il capitano di quella squadra, Dino Zoff, nella pancia del Santiago Bernabeu non riesce a parare le emozioni: «Andare a ballare mi sembrava banale. C’erano state critiche, polemiche e poi quel finale rossiniano. Decisi di restarmene in albergo, con Scirea, per assaporare quel momento, in silenzio». Poi venne la partita a scopone con Pertini sull’aereo che riportava la squadra in Italia e l’errore di cui lo incolpò il presidente. «Quando diedi l’addio al calcio mi arrivò una sua lettera in cui ammise di essersi sbagliato: aveva abboccato a una finta di Causio...».
Zoff si lascia andare sul palco di “Libri come” parlando della sua autobiografia “Dura solo un attimo, la gloria”. Fare le cose con semplicità e sbagliare il meno possibile: una logica di vita e di ruolo. Ma chi l’ha detto, poi, che i portieri devono essere matti? «Sembro freddo ma sono solo equilibrato. Ammiro gli artisti del pallone, quelli come Sivori e Gascoigne. Li ammiro perché io non lo ero…».
Parla anche dell’amarezza quando da allenatore lasciò la Juve. «Eravamo arrivati quarti, avevamo vinto la Coppa Uefa e la Coppa Italia ma i risultati non bastarono per strappare la conferma. Fu un colpo al cuore. Capii in quell’occasione l’influenza dei media che possono farti vedere lucciole per lanterne». E poi la finale persa a Euro 2000 e le dimissioni da ct dopo le frasi di Berlusconi che lo accusava di essere indegno: «Quello fu un atto rivoluzionario. Sapevo che mi sarebbe costato tantissimo…».
Oggi Zoff gioca a golf, segue la Formula 1 e continua a credere nello sport: «Se fatto bene, può migliorare le persone».
Dirigenti vecchi e nessun governo: ha ragione Andrea Agnelli sulla perdita di competitività della serie A?
«Non credo sia un problema di dirigenti. Il calcio italiano ha perso appeal: i club non hanno stadi di proprietà e i bilanci ne risentono. E, di conseguenza, perdiamo terreno nei confronti delle altre squadre europee».
Troppi stranieri nei vivai?
«Ci sono tanti stranieri perché il mondo è globalizzato. Sono diminuiti i calciatori italiani così come i ragazzi che giocano a calcio. Magari fanno altri sport oppure non hanno più voglia di fare molti sacrifici».
Dalla classifica dei dribbling sono spariti gli italiani: non c’è più un Bruno Conti e, come rovescio della medaglia, i difensori non sanno più marcare. Condivide?
«Non penso sia un problema di ruoli, si è ristretta la base dei giocatori per la nazionale. Fino a 30 anni fa c’erano due, tre friulani per squadra e in Nazionale, adesso non ce ne sono più. Tutto il movimento del calcio si è spostato verso l’Italia del sud, l’Africa etc»…
Chi può essere il suo erede?
Buffon. Se continua così può giocare il mondiale in Russia a 40 anni, come me.
Rivoluzione Ferrari. Sono andati via Montezemolo e Alonso. Se lo aspettava?
In Ferrari qualcosa da cambiare c’era. L’errore è stato non esercitare il diritto di veto sui motori V6. Era logico che il Cavallino andasse incontro a difficoltà perché i tedeschi della Mercedes in quell’ambito sono più preparati.
Meglio Vettel o Alonso?
Vettel ha vinto quattro titoli mondiali. Cosa si vuole di più?
Tornerà a vincere prima la Ferrari o la nazionale di Conte?
La vedo complicata per tutte e due. La Mercedes è ancora un passo avanti alla Ferrari. E anche per la nazionale non sarà facile…
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