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    MAPEI E SGHEI - I SEGRETI DEL MIRACOLO SASSUOLO: UNO STADIO DI PROPRIETÀ, SOLO 3 STRANIERI IN ROSA E COLPI DI MERCATO (HA SPESO PIÙ DI MILAN E INTER) - L’AD: “PRENDIAMO MENO DI TUTTI DALLE TV MA DIAMO IL CENTRAVANTI (ZAZA) ALLA NAZIONALE E PORTIAMO LE FAMIGLIE ALLO STADIO”


     
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    Francesco Saverio Intorcia per “la Repubblica

     

    ZAZA - SASSUOLO-JUVE ZAZA - SASSUOLO-JUVE

    Il Sassuolo è un miracolo italiano, nel senso più industriale e meno biblico del termine: il trionfo di capitali, idee e coraggio, abbinati alla fiducia nel made in Italy. In un campionato invaso dagli stranieri, saliti al 53%, ha vinto a San Siro con 14 italiani, cambi inclusi. E regalato un triste déjà vu al Milan, che nel ‘96 fu battuto dal Piacenza tutto italiano (3-2) e licenziò Tabarez. In gol, quel giorno, andò pure Eusebio Di Francesco, il timoniere di oggi.

     

    Domani riceve l’Udinese (quasi) tutta straniera: un modo diverso di fare calcio, che in questi anni però ha fruttato soldi e risultati. «Il Sassuolo segue la linea del dottor Squinzi: giocatori giovani e italiani», spiega Giovanni Carnevali, amministratore delegato, l’uomo cui il n.1 di Confindustria ha lasciato in mano il pallone.

     

    EUSEBIO DI FRANCESCO jpeg EUSEBIO DI FRANCESCO jpeg

    «Abbiamo in rosa solo tre stranieri, che sono nel giro delle loro rappresentative. Ci vantiamo di dare il centravanti alla Nazionale, Zaza. E anche se puntiamo solo a salvarci, non vogliamo smettere di migliorare. È il momento più alto della nostra storia, ma un po’ ce l’aspettavamo». 

     

    Nulla di casuale, nella squadra che ha fermato Juve e Roma, prima del Diavolo. Sul mercato ha già investito 16 milioni, più di Milan e Inter: è al 9° posto per gli acquisti, al 10° nella classifica reale. Torna tutto. E solo il Sassuolo poteva, a gennaio 2014, prendere 12 rinforzi (e un allenatore, Malesani, esonerato subito) per evitare la B. Il bilancio al 31 dicembre 2013 ha registrato un sostanziale pareggio (-0,1 mln), quello 2014 avrà numeri da Serie A.

     

    I ricavi supereranno il tetto dei 40 milioni: 17 arrivano dagli sponsor, Mapei in testa, 21 dai diritti tv. Ma ci saranno anche le perdite derivanti dalle spese sul mercato, perdite che Squinzi dovrà ripianare. «È vero, ma abbiamo anche un parco giocatori mai così importante: Zaza, metà Berardi, Sansone, Vrsaljko. Noi siamo favorevoli alle seconde squadre, più che alle multiproprietà, sarebbero l’ideale per far maturare i ragazzi. E credo che andrebbero allentate le norme del fair play finanziario, che penalizzano i proprietari che vogliono investire.

    SQUINZI GIOCA A PALLONE jpeg SQUINZI GIOCA A PALLONE jpeg

     

    Al Sassuolo le idee viaggiano a mille all’ora e, rispetto agli altri club, abbiamo la fortuna di avere una proprietà importante alle spalle, inutile negarlo. Molti altri sopravvivono solo con i diritti tv: noi prendiamo meno di tutti dalle televisioni, ma possiamo rischiare e puntare sui giovani, meglio se italiani e motivati. Ma non c’è solo la forza della proprietà: abbiamo anche lavorato bene nel marketing, pochi marchi ma con contratti importanti e alta visibilità, c’è una filosofia inglese anche nella cartellonistica, ad esempio. E poi abbiamo investito sullo stadio».

     

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    Lo stadio, già: il Sassuolo ora è il terzo club di A con un impianto di proprietà, dopo Juve e Udinese. Acquistato per 3,8 milioni all’asta fallimentare, il Mapei Stadium (candidato alla finale di Champions donne) ne è costato già altri 2 in ristrutturazione, e nuovi lavori sono in programma. «Abbiamo 8mila abbonati, siamo riusciti a portare le donne e i bambini alla partita — prosegue Carnevali —: 2500 posti per le famiglie, di cui 500 in curva, pensate, tutti esauriti. All’intervallo facciamo suonare le band locali che vogliono mettersi in mostra. E invitiamo 500 bambini che possono visitare gli spogliatoi, correre sul campo e conoscere la squadra. Ai giocatori chiediamo di essere sempre disponibili con loro».

     

    DOMENICO BERARDI DOMENICO BERARDI

    Contro l’Udinese non è solo una partita: è uno scontro fra filosofie. Il club friulano ha il 71,9% di stranieri in squadra, fa parte di una multiproprietà della famiglia Pozzo con Granada e Watford, ha brevettato un modo di fare calcio che si basa sulla continua ricerca di talenti all’estero, con 20 milioni investiti nello scouting, e nell’ultimo bilancio disponibile ha fatto registrare 71,4 milioni solo da plusvalenze derivanti da cessioni di calciatori. Quello che il Sassuolo spera di fare a giugno.

     

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