Da corrieredellosport.it
bonucci matuidi
"Abbiamo sbagliato il primo tempo, eravamo secondi su tutto. Nel secondo si è vista la vera Juve, non hanno mai tirato in porta. Ci hanno colpito quando eravamo in 10, sono stati bravi a farci male.
Ora testa a domenica con l’Inter e poi al ritorno dobbiamo assolutamente andare avanti" ha detto Leonardo Bonucci ai microfoni di Sky Sport dopo la sconfitta della Juventus sul campo del Lione nell'andata degli ottavi di Champions League. Il difensore bianconero ha dichiarato: "Atteggiamento? Eravamo lunghi, distanti coi reparti, poco aggressivi. Ci dovevamo svegliare prima.
Lite Bonucci-Matuidi
Poi, sul richiamo a Matuidi nel riscaldamento pre partita: "Lite con Matuidi nel riscaldamento? Gli ho detto che la squadra la fa anche chi sta fuori, si respirava che qualcosa non era acceso anche negli undici titolari. Serve fare squadra anche in queste piccole cose che fanno la differenza".
LA NOTTE DEL SARRISMO
Maurizio Crosetti per la Repubblica
lione juve
Nemmeno un tiro in porta. Nemmeno un' idea piccola, un segnale di vita pallido, quella vita calcisticamente diversa che la Juventus ha scelto cambiando lo stile del gioco, che per una squadra è il modo di stare al mondo.
Comincia e finisce in niente la partita contro l' avversario in teoria più debole della Champions: e se, invece, la debolezza vera abitasse dentro i cuori della Juve? In fondo, l' avvisaglia c' era stata nel riscaldamento, quando Bonucci era andato a redarguire Matuidi e gli altri panchinari, invitandoli a essere più concentrati.
È la mancanza di fuoco, compreso quello cattivo che i bianconeri hanno sempre custodito come un tesoro. Ora, quel tesoro si è spento. Non parliamo più di sarrismo. Non c' è, non c' è mai stato. Non può esserci con giocatori così, accoppiati a un allenatore così. Ma anche la correzione di rotta, dal sarrismo impossibile all' aggiustamento necessario non produce quasi nulla.
lione juve
«Mi sono arrabbiato perché vedevo giocatori fermi, diversi che sbagliavano movimento e posizioni, la palla viaggiava lentamente», spiegherà Sarri alla fine. «È strano che la partita non riesca a esaltarci». Siamo quasi a marzo, e di questa squadra non si capisce né il capo né la coda. La Juventus, semplicemente, non ha senso.
Tiene molto il pallone, d' accordo, ma per farne cosa? Il primo tempo stucchevole di Lione, in attesa del gol francese è stato un melenso "tiki Juve" in orizzontale, con Ronaldo quasi sopportato ed emarginato, lui che è invece il calciatore più "verticale" del mondo, nato per tagliare il campo verso la porta, non verso le linee laterali, e per spaccare le partite.
lione juve
Come faccia a resistere, tutto solo, in mezzo a tanta pochezza è un mistero. Il vuoto juventino di Lione alla fine contagia anche lui, che uscirà dalla partita salvo rischiare una piccola rissa isterica nel finale, quando ha torto ma vorrebbe avere ragione. La Juve prende il gol quand' è in dieci, perché De Ligt è fuori a farsi medicare la testa. Ma è nel mezzo, non solo nelle distrazioni sulle fasce e nei pallori delle punte, che la Juve continua a mancare. Con un centrocampo del genere è difficile pensare di vincere la Champions, anche se qui si tratta di passare il turno il 17 marzo senza troppi voli di fantasia, e poi venga quello che deve. Il cardine del sarrismo invisibile, cioè Pjanic, è scomparso.
E Rabiot è modestissimo, parametro zero in tutto. Sarebbe più dotato Bentancur, ma nell' azione del gol i francesi lo ridicolizzano con un solo scatto. Dentro questa specie di Juve, prima in campionato ma non più dominatrice e adesso in bilico sul cornicione dell' Europa, continua a mancare il disegno. Con Allegri era una squadra, con Sarri è un' ipotesi. Questo è un allenatore che ha bisogno di tempo, ma alla Juve c' è tempo solo di vincere.
È molto probabile che il presidente Agnelli si sia già pentito di avere dato retta a Nedved e Paratici, anche se non può ammetterlo. Così la Juve procede nella nebbia, sperando nella classe dei suoi non pochi campioni. Ma il più grande di tutti, ieri sera, aveva la faccia di uno che si è rotto le scatole. Lui così tanto, dentro così poco.