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    SUL CARO-BOLLETTE SI CONSUMA UN ALTRO PSICODRAMMA NEL GOVERNO - SALVINI CHIEDE ALTRI FONDI PER ALLEGGERIRE I COSTI DI LUCE E GAS MA IL MINISTRO GIOVANNINI LO RINTUZZA DICENDO NO A UN NUOVO SCOSTAMENTO DI BILANCIO - EPPURE IL PREZZO DELL'ENERGIA È STABILMENTE QUATTRO VOLTE SOPRA IL PERIODO PREPANDEMIA. IL DANNO CHE CAUSA ALL'ECONOMIA È DOPPIO: ALIMENTA L'INFLAZIONE, ORMAI VICINA ALLA SOGLIA DEL CINQUE PER CENTO (A GENNAIO +4,8) E DEPRIME LA RIPRESA - CONFINDUSTRIA LANCIA L'ALLARME "IMPRESE FERME, CRESCITA A RISCHIO"


     
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    1 - CARO-BOLLETTE IL PRESSING SU DRAGHI

    Alessandro Barbera per “la Stampa”

     

    MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI

    «Incredibile che un ministro non capisca l'emergenza che stanno vivendo migliaia di famiglie e imprese, per l'aumento spropositato dei costi di luce e gas. Prima ancora del Recovery Plan, il governo ha il dovere di intervenire bene e in fretta sull'energia». Le parole di Matteo Salvini sono un nuovo segnale delle difficoltà della maggioranza dopo il voto sul Quirinale. Il leader leghista risponde al ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, che a questo giornale e poi a La7 ha fatto intendere che di qui in poi il governo sul deficit si muoverà con cautela.

     

    enrico giovannini enrico giovannini

    «Sappiamo che il piano nazionale delle riforme ha una forte componente di debito», dunque «bisogna essere estremamente attenti e fare scelte di ricomposizione della spesa», ha detto a Coffee Break a proposito di nuove misure contro il caro energia. Salvini non è solo nella battaglia. Anche Forza Italia è sulla stessa linea. Il presidente dei deputati Paolo Barelli chiede nuovi fondi per il caro bollette e per «permettere un uso agevole dei bonus edilizi».

     

    Poco importa, come sta emergendo dalle indagini della Guardia di finanza, se nel frattempo è emersa una enorme rete di truffe organizzate sulla cessione dei crediti legati all'incentivo. Per il ministro del Tesoro Daniele Franco non sarà facile trovare un compromesso. A metà settimana, in un incontro con Salvini, ha garantito che almeno sul fronte energia ci saranno nuove risorse, ma dovranno arrivare dentro gli attuali saldi. Per questo fra i ministeri competenti (oltre a Tesoro, Sviluppo e Transizione energetica) si sta studiando l'introduzione di una tassa sugli extraprofitti delle aziende produttrici.

     

    salvini draghi salvini draghi

    D'altra parte non può ignorare la questione: secondo le stime di Confindustria il prezzo dell'energia è stabilmente quattro volte sopra il periodo prepandemia. Il danno che causa all'economia è doppio: alimenta l'inflazione, ormai vicina alla soglia del cinque per cento (a gennaio +4,8) e deprime la ripresa, perché mette in difficoltà molte imprese, nella migliore delle ipotesi costrette ad aumentare i prezzi alla produzione e a ridurre la competitività. In Germania e in Francia gli interventi statali sui prezzi di vendita dell'energia sono stati più pesanti.

     

    Il ministro del Tesoro francese Bruno Le Maire, sfidando le conseguenze sul valore di Borsa del gigante Edf, ha imposto un taglio fino al 40 per cento. E trattandosi di un Paese nel quale il costo dell'energia è molto più basso per via delle molte centrali nucleari, i prezzi sono rimasti sotto controllo. Per averne la prova basta confrontare il loro andamento dell'inflazione a gennaio: +3,3 per cento contro il già citato 4,8 italiano, il 5,1 della Germania e il 6,1 della Spagna.

     

    ENRICO GIOVANNINI ENRICO GIOVANNINI

    Già prima dello stop causato dal voto per il Quirinale, Mario Draghi aveva contezza della necessità di dover introdurre nuove misure, ma nel frattempo il contesto si è ulteriormente complicato. Poiché l'inflazione non dà cenni di miglioramento, la numero uno della Banca centrale europea Christine Lagarde, pressata dai Paesi nordici, ha fatto capire che non solo dovrà ridurre l'ammontare di acquisto di titoli pubblici, ma potrebbe essere necessario anche un aumento dei tassi di interesse nel corso dell'anno.

     

    È bastato questo per far salire a 150 punti il differenziale fra i titoli di Stato italiani e tedeschi e il rendimento dei titoli di Stato decennali ai livelli di due anni fa. Niente di drammatico nel breve periodo, preoccupante nel medio. Di certo il segnale che il governo - che ha di fronte l'orizzonte di un anno - non avrà i margini di spesa degli ultimi due anni. Dall'inizio della pandemia il debito è salito del venti per cento, e chi investe l'ha notato più della politica.

     

    2 - E LA CONFINDUSTRIA LANCIA L'ALLARME "IMPRESE FERME, CRESCITA A RISCHIO"

    enrico giovannini mario draghi enrico giovannini mario draghi

    Sandra Riccio per “la Stampa”

     

    La locomotiva Italia, quella in grado di correre più forte degli altri Paesi europei, rischia grosso. Zavorrate dai costi dell'energia e delle materie prime, le imprese hanno iniziato a rallentare e per il secondo mese di fila la crescita della manifattura fa segnare una battuta d'arresto. E così, in due indagini separate, Confindustria e Confcommercio lanciano un deciso allarme, in un momento in cui il governo è alle prese col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che negli auspici dovrebbe dare una «scossa» al sistema, a partire dal Mezzogiorno.

     

    A gennaio, dice il centro studi di Viale dell'Astronomia, la produzione industriale italiana è stimata in «forte caduta», a -1,3% dopo il -0,7% di dicembre. Gli analisti sottolineano che la contrazione è dovuta «al caro-energia» (elettricità +450% a gennaio 2022 su gennaio 2021) e al «rincaro» delle altre commodity che «comprimono i margini delle imprese» e, in diversi casi, stanno rendendo «non più conveniente produrre», afferma l'associazione presieduta da Carlo Bonomi.

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    Gli industriali fanno anche presente che «l'insufficienza» di materiali e la «scarsità» di manodopera hanno toccato «i valori massimi degli ultimi dieci anni». Inoltre, risultano «significativi» gli «aumenti senza precedenti dei costi di esportazione e dei tempi di consegna». Per cui in questo contesto è a «serio rischio il percorso di risalita del Pil, avviato lo scorso anno». E intanto Confcommercio rivede al ribasso le proprie stime sul Pil per quest' anno: dal 4% stimato a dicembre al 3,5-3,7%. Il governo non ha ancora aggiornato le sue stime che al momento restano ferme a +4,7%.

     

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    Se la ripresa dovesse vacillare a pagarne le conseguenze sarebbe soprattutto la parte più fragile del Paese e cioè il Meridione. «Con il Pnrr è possibile recuperare il terreno perduto attraverso quasi il doppio degli investimenti pubblici che, se indirizzati presto e bene, attireranno anche ingenti risorse private rafforzando la filiera turistica», spiega il presidente Carlo Sangalli. «Solo così potremo assicurare una crescita robusta non solo al Sud ma all'intero Paese».

     

    Il Pnrr destina il 40% dei fondi al Sud. All'Italia sono stati assegnati complessivamente 191,5 miliardi di euro. Ma se il suo successo è un obiettivo «sfidante» a livello nazionale, «è un obiettivo ancora più sfidante» per il Mezzogiorno proprio perché «il Sud ha ritardi amministrativi, burocratici e produttivi», sottolinea il direttore dell'Ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, durante la presentazione del rapporto, spiegando che questi ostacoli «o vengono superati, e quindi l'efficienza degli investimenti anche nel Mezzogiorno è massima, oppure è lecito porsi un punto interrogativo sulla riuscita e il successo di questo grande progetto collettivo».

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     Facendo un esempio della svolta che potrebbe fare il Sud se viaggiasse sui ritmi dell'altra metà del Paese, Bella ha spiega che «se la sola spesa degli stranieri al Sud avesse la stessa incidenza del Nord-Ovest, nel 2019 il Pil del Sud sarebbe stato più elevato dell'1% circa» e «se raggiungesse la quota del Centro», il Pil meridionale «sarebbe più elevato di quasi 10 miliardi di euro» (+2,5% reale ai prezzi del 2015).

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