Cesare Zapperi per corriere.it
MASSIMILIANO FEDRIGA E MATTEO SALVINI
A fine giornata, tocca a Giancarlo Giorgetti e a Massimiliano Fedriga sfoderare equilibri dialettici alla democristiana per tenere sotto lo stesso cappello le perplessità per l’applicazione del super green pass anche in zona bianca e la soddisfazione per aver evitato misure più restrittive. Il ministro parla di voto in Consiglio dei ministri dato «con senso di responsabilità», sottolineatura che di per sé sarebbe pleonastica. Il presidente della Conferenza delle Regioni sottolinea, invece, il lavoro della Lega «a tutela della salute pubblica, della ripresa economica e della tenuta sociale del Paese».
massimiliano fedriga
Toni e parole più concilianti al termine di una giornata caratterizzata da tensioni, malumori, minacce di diserzione del Consiglio dei ministro o di astensione sul voto finale. Un modo anche per rispondere al premier Draghi che ha auspicato che il «governo sia compatto nelle sue determinazioni. Non deve avere cedimenti o posizioni un po’ diverse come già visto tante volte nella storia italiana».
Ma le posizioni diverse ci sono state, eccome. Uno, in particolare, il tema di divisione: l’introduzione del green pass rafforzato nelle zone bianche da subito e senza limiti di tempo. Non era questa la posizione espressa da Fedriga a nome delle Regioni nell’incontro con il governo di lunedì pomeriggio. In quella sede si era parlato sì di limitazioni, ma a partire dalla zona gialla.
giorgetti
A determinare la scelta più «aggressiva» dell’esecutivo sarebbe stato il parere del Comitato tecnico scientifico. Il cambio di rotta alla Lega non è piaciuto. In mattinata si è tenuta una videoconferenza tra il segretario Matteo Salvini, lo stesso Fedriga, il ministro Giorgetti, i capigruppo Molinari e Romeo. In quella sede sono state esplicitate le perplessità sul provvedimento che stava maturando.
fedriga salvini giorgetti
Per lanciare un segnale al governo, alla cabina di regia non è andato Giorgetti, ma il sottosegretario Federico Freni. Il clima si è scaldato. Fra minacce di salire sull’Aventino, tentativi di mediazione, contatti indiretti tra Draghi e Salvini, si è arrivati al Consiglio dei ministri. I leghisti hanno espresso le loro perplessità, il ministro della Salute Roberto Speranza ha difeso il giro di vite, sostenuto dal collega Andrea Orlando. Giorgetti ha alzato la voce quando Mariastella Gelmini ha detto che le misure erano quelle richieste dalle Regioni.
GIANMARCO CENTINAIO MASSIMILIANO FEDRIGA GIANCARLO GIORGETTI
«È una bugia» è sbottato. Il duetto è stato poi derubricato a «normale dialettica». «Ho semplicemente ricordato al collega — ha spiegato la ministra — che il provvedimento, al netto di bianca o gialla, era stato ampiamente trattato e condiviso anche dai governatori di centrodestra».
Alla fine, poiché non era interesse di nessuno tirare la corda, si è trovato un compromesso fissando un periodo di validità del green pass rafforzato. Si era ipotizzato un intervallo compreso tra il 6 dicembre e il 31 gennaio, poi ci si è fermati al 15 gennaio. Un intervallo di tempo ritenuto ragionevole anche dai leghisti, visti i rischi connessi alle settimane natalizie.
MARIA STELLA GELMINI
Ottenuto anche il no al green pass per i minori di 12 anni, i leghisti si sono acconciati a licenziare con il resto del Cdm le nuove restrizioni. Salvo far arrivare alle agenzie di stampa, con una concertazione sospetta, le note di Giorgetti, Fedriga e del responsabile enti locali Stefano Locatelli, unite nell’esprimere «perplessità» per il green pass rafforzato in zona bianca. Giusto per ricordarlo ai propri elettori.
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