DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Francesco Bei per repubblica.it - Estratti
A sera Antonio Tajani può finalmente respirare. «È finita, ce l’abbiamo fatta. Da un paio di giorni avevamo capito che era cambiato qualcosa». Sono stati venti giorni ad altissima tensione per il ministro degli Esteri, finito al centro delle polemiche per alcune frasi sulla condizione carceraria di Sala che, alla madre della giornalista, erano sembrate troppo rassicuranti.
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Effettivamente in queste settimane Tajani ha tenuto un canale sempre aperto con Renato Sala con il quale, come ha rivelato lo stesso padre della giornalista, ha abitato «per dodici anni a due passi l’uno dall’altro».
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Più tardi aggiungerà da Vespa anche una piccola tirata d’orecchie: «Le ho detto “adesso vai a scrivere, magari scrivi di altre cose per qualche tempo... È una ragazza giovane, che ha una bella carriera davanti a sé, va incoraggiata, ma a volte serve anche prudenza».
Tuttavia, in una giornata di gaudio generale, bisogna anche rimettere alcune cose al loro posto. E c’è spazio per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Perché dall’opposizione in tanti, Matteo Renzi su tutti, lo hanno accusato di non fare abbastanza, di essere rimasto troppo zitto. Ecco, «siamo stati in silenzio – dice Tajani mentre esce da Montecitorio nel primo pomeriggio per correre a Ciampino – e ci hanno criticato sia alcuni giornali sia alcuni politici, per fortuna pochi. Ma noi abbiamo sempre continuato a lavorare sotto traccia, perché è così che si ottengono i risultati, non con i tweet».
E un plauso deciso va alla diplomatica di stanza a Teheran, Paola Amadei, che «ha lavorato intensamente in questi giorni, è andata a trovare Cecilia in carcere, le ha fatto avere beni di prima necessità». Per dimostrale gratitudine, oggi Tajani porterà in Consiglio dei ministri la decisione di elevare la funzionaria al grado di ambasciatrice, il massimo della carriera. Una scelta che, al di là dei meriti della diplomatica, esperta di Medio Oriente e prima donna a rappresentare l’Italia nella Repubblica islamica, ha anche un significato politico: rivendicare il ruolo avuto dalla Farnesina nella vicenda.
antonio tajani giorgia meloni foto lapresse 1
Perché non è un mistero che, durante i venti giorni, non tutto è filato liscio nel governo. La sbavatura più clamorosa è stata la visita lampo di Giorgia Meloni a Donald Trump, un blitz compiuto senza coordinarsi con il ministro degli Esteri. Il quale, per usare un eufemismo, non l’ha presa bene. Acqua passata, ma ieri da Vespa un piccolo calcetto sotto il tavolo Tajani l’ha comunque voluto dare: «La visita di Meloni a Mar a lago ha avuto un effetto politico generale, ma la questione Sala già si stava sbloccando, non c’è stata una conseguenza diretta sulla liberazione». Ecco, il messaggio che Forza Italia sta lanciando in queste ore a Meloni e ai vertici di FdI, impegnati nella costruzione del piedistallo alla premier, è che «stiamo al governo insieme; gli uni senza gli altri, da soli, non andiamo da nessuna parte».
ELISABETTA BELLONI - FOTO LAPRESSE
Poi ci sarebbe anche la questione Elisabetta Belloni, la capa del Dis che se ne è andata anche in polemica con Tajani e Alfredo Mantovano. C’è una frase non smentita che il Fatto ha ricostruito dopo una riunione del ministro con alcuni esponenti di Forza Italia: «Belloni - ha detto Tajani - si è dimostrata inadeguata».
E così i conti sono chiusi con tutti.
antonio tajani atreju foto lapressececilia sala a ciampino con antonio tajani e giorgia meloni e roberto gualtieri
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