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    TE LI DO IO GLI STATI GENERALI - LA COMPETIZIONE TRA DI MAIO E CONTE È ENTRATA NEL VIVO ALLA FARNESINA, DOVE GIGGINO HA OSPITATO MINISTRI E VICEMINISTRI, CAPI DELEGAZIONE, IMPRENDITORI E RAPPRESENTANTI DI CATEGORIA, PER LANCIARE IL SUO PIANO PER L'EXPORT DA 1,4 MILIARDI - IL PROBLEMA È CHE (ALMENO AL PRIMO GIRO) UN PARTITO DI CONTE SUCCHIEREBBE METÀ DEI CONSENSI AI 5 STELLE. CHE ORA VOGLIONO METTERE LE COSE IN CHIARO


     
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    stefano bonaccini luigi di maio patto per l'export farnesina stefano bonaccini luigi di maio patto per l'export farnesina

    Federico Capurso per ''la Stampa''

     

    La competizione tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte è entrata nel vivo. Il ministro degli Esteri ha ospitato ieri alla Farnesina ministri e viceministri, capi delegazione, imprenditori e rappresentanti di categoria, per lanciare il suo piano per l'export da 1,4 miliardi, attraverso il quale promuovere il made in Italy nel mondo. Organizzazione pensata in grande, tanto che nelle chat del Movimento 5 stelle è stata ribattezzata «gli stati generali dell'export», contrapponendola così agli stati generali dell'economia che il premier sta invece cercando, a fatica, di allestire.

     

    Le resistenze, infatti, hanno costretto Conte a indire ieri un vertice notturno con i capi delegazione per provare a sbrogliare almeno i primi nodi. In quest' ottica gli Stati generali dovrebbero aprirsi venerdì pomeriggio. Ma se l'iniziativa autonoma del premier può rappresentare l'inizio della sua trasformazione da «mediatore super partes» a «peso politico» nel governo, quella del ministro degli Esteri viene vista come la prima pietra del suo percorso verso palazzo Chigi.

    luigi di maio patto per l'export farnesina luigi di maio patto per l'export farnesina

     

    E le due strade sono costrette a scontrarsi. D'altronde, Di Maio non ha più alcuna intenzione di tornare a fare il capo politico del Movimento, come ripete ai suoi da mesi; quella è una questione che - per dirla con parole sue - vorrebbe lasciare alle «retrovie», spalmando magari il potere in un organo collegiale. Le aspirazioni, per chi a 33 anni è stato già vicepresidente della Camera, leader di partito, vicepremier, ministro del Lavoro, dello Sviluppo economico e degli Esteri, convergono ormai solo verso la presidenza del Consiglio.

     

    luigi di maio stefano bonaccini patto per l'export farnesina luigi di maio stefano bonaccini patto per l'export farnesina

    La lealtà a Conte e la volontà di tenere in piedi questo governo resta intatta e i progetti, per ora, sono pensati per maturare alla fine della legislatura, ma il sospetto - nei ragionamenti di chi ha parlato con il ministro degli Esteri - è che la mossa di Conte porti ormai per certo a un suo impegno in politica oltre questo mandato. Gli Stati generali di Conte, dunque, «vanno frenati», è l'ordine di scuderia partito dai vertici grillini. Il secchio d'acqua fredda viene scagliato direttamente dal capo politico Vito Crimi: «Non possiamo immaginare una cosa troppo di fretta».

     

    GIUSEPPE CONTE - SILVIA ROMANO CON I GENITORI - LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE - SILVIA ROMANO CON I GENITORI - LUIGI DI MAIO

    La sua voce, specie nelle ultime settimane, è sempre più allineata a quella che rimbomba nelle grandi stanze dalla Farnesina, e infatti chiede a Conte «subito un incontro serrato, per avere il quadro delle richieste», e solo dopo averne parlato deve partire «un percorso che può durare il tempo che deve durare». Nessuna volontà di minare l'iniziativa. Ma si gettano dichiarazioni fumose che si traducono concretamente in un tirare le briglie alle volontà di autonomia di palazzo Chigi.

     

    Come spiega anche un membro di governo da sempre vicino a Di Maio, «la forza di Conte sta nell'essere un punto di equilibrio tra partiti politici alleati ma diversi. Se invece diventa un peso politico anche lui, la bilancia impazzisce e nascono i problemi che stiamo vedendo in queste ore». Sul campo ci sono tanti dossier spinosi, dai temi giudiziari all'utilizzo del Mes, fino al decreto semplificazione, «ma noi manterremo la nostra posizione, anche se Conte dovesse decidere di essere stanco di fare il mediatore e volesse spostare il suo peso in una direzione diversa dalla nostra».

     

    giuseppe conte luigi di maio giuseppe conte luigi di maio

    A irrigidire gli animi dei vertici pentastellati, poi, sono stati anche gli ultimi sondaggi (di YouTrend per Sky), in cui - si legge - una «lista Conte» otterrebbe il 14,3 per cento delle preferenze. Un consenso costruito non aggiungendo voti, ma sottraendoli. E sarebbe pesante l'ammanco per i grillini, con il 9,7% dei voti in meno. Il Movimento verrebbe quindi quasi prosciugato e diventerebbe complicato farlo tornare l'«ago della bilancia» di un futuro governo, come chiede da sempre Di Maio. Possibilmente con il centrodestra, lontano da quello che il ministro degli Esteri ha sempre considerato «l'abbraccio mortale del Pd».

     

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