Massimiliano Rambaldi per “la Stampa”
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Undici anni. È l' età in cui i ragazzini di oggi entrano in contatto per la prima volta con un telefono cellulare. Il che significa web, social e chat, spesso senza controllo. Applicazioni nuove, che arrivano da lontano: come l' estremo oriente. Sconosciute a genitori e insegnanti. E per questo più pericolose perché prive di filtri: con il pericolo di adescamento e cyberbullismo dietro l' angolo.
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A scoprire il (nuovo) vaso di Pandora del mondo web under 14 sono stati i carabinieri della compagnia di Moncalieri. I militari, durante l' anno scolastico che si è chiuso ieri, hanno incontrato circa 800 alunni delle scuole tra i 10 e i 13 anni, parlando di bullismo e dei rischi della rete. Ed è scattato l' allarme. Perché la conoscenza del mondo social dei ragazzini è risultata essere molto più sviluppata di quello che si poteva prevedere.
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Il caso principe è «TikTok».
Cos' è? La nuova moda social in quella fascia d' età. Un' applicazione più scaricata di Whatsapp, o Twitter. Su una classe, in media di 25 ragazzini, una quindicina la usa. Quando i carabinieri hanno iniziato a parlare di Facebook e Instagram, gli alunni hanno risposto che quelle app ormai le usano solo gli anziani. Perché ora c' è «TikTok». «Noto in Cina come «Douyin» - spiegano i carabinieri - è un social network cinese lanciato nel 2016. Si possono creare brevi clip video e musicali di durata variabile tra i 15 e i 60 secondi, aggiungendo filtri ed effetti particolari». Si possono fare anche le «sfide».
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Ad esempio, quanti vestiti ci si riesce a cambiare in 60 secondi. E intanto ci si spoglia davanti una webcam, con le immagini di minori che finiscono in tutto il mondo. Un possibile spazio per i pedofili da una parte, il terreno più fertile per prendere di mira qualcuno che non è «all' altezza», dall' altra.
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«Per essere popolari su «TikTok» - spiegano dell' Arma -, bisogna essere belli ed eccezionali». Il subdolo messaggio che si snoda è creare invidia negli altri. «La ragazza ideale per quell' app è giovanissima - continuano i militari -, con i capelli lunghi e le labbra carnose, l' aria sicura di sé e sexy.
Le ragazzine sono pronte a tutto. E se non si è all' altezza si ricevono commenti che si burlano della loro apparenza o del loro video, giudicato ridicolo». Ed ecco che scatta il meccanismo del branco che emargina. La presa in giro a scuola, al campo di calcio, in palestra al corso di danza. Un video sbagliato, una sfida persa, può cancellarti dal gruppo.
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Anche quello delle chat non è un mondo rimasto immobile. Oggi i ragazzini dalla quinta elementare in su usano i sistemi di messaggistica con autodistruzione. Dopo la lettura del destinatario, i messaggi scompaiono automaticamente. Così il genitore, che controlla il telefonino del figlio a fine giornata, non vede che ci sono state interazioni. L' ideale per fare tutto di nascosto: anche saltare la scuola.
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Tra gli istituti che hanno aderito all' iniziativa contro il bullismo, c' è il Comprensivo Nasi, di Moncalieri: «L' età media di approccio al web e ai telefonini si è molto abbassata - spiega il preside, Giovanni Lettieri -, le famiglie spesso non li seguono. La scuola si ritrova, a volte, a gestire liti scaturite anche da semplici messaggi scambiati su whatsapp.
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Ci sono ragazzini che vengono a scuola con due cellulari. E quando un' insegnante sgrida un alunno che lo sta utilizzando durante una lezione, invitandolo a consegnarlo, c' è quello di riserva».
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