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    TIRI MANCINI - “L'ITALIA CAMPIONE D'EUROPA DOVEVA ESSERE AMMESSA AI MONDIALI DI DIRITTO” – IL CT NON SI DA’ PACE PER NON ESSERE IN QATAR: “SENTO LA STESSA DELUSIONE CHE HO PROVATO QUANDO CON LA SAMPDORIA HO PERSO LA FINALE DI CHAMPIONS: SAPEVO CHE NON L'AVREI RIGIOCATA” – IL FUTURO DELLA NAZIONALE? I GIOVANI CRESCONO SE GIOCANO, MA SOPRATTUTTO SE VANNO IN SQUADRE DI VERTICE CHE FANNO LA CHAMPIONS. PERCHÉ COSÌ ALZANO L'ASTICELLA E IMPARANO A..."


     
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    Alessandro Bocci,Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera”

     

    Roberto Mancini sono giorni duri e non solo perché l'Italia ha perso con l'Austria...

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    «Sono duri perché siamo fuori dal Mondiale anche se dobbiamo accettarlo. Fa male, parecchio male».

     

    Come trascorrerà questo mese di passione?

    «Guarderò qualche partita, non tutte. Le più interessanti, le più belle».

     

    Sia sincero: prima dello spareggio con la Macedonia aveva avuto la sensazione che non saremmo andati in Qatar?

    «Sensazioni. Soprattutto dopo il pareggio a Firenze contro la Bulgaria e lo 0-0 a Basilea con la Svizzera in una partita che avremmo dovuto vincere 3-0. Però ero convinto che all'Olimpico avremmo sistemato le cose con i nostri rivali. E invece...».

    E invece il Mondiale per lei resta una maledizione: zero presenze da calciatore e zero da allenatore.

    «Non credo alle maledizioni. Prima o poi cambierà. Vogliamo andare al prossimo, tra 4 anni e magari vincerlo».

     

    È l'obiettivo che l'ha convinta a rimanere dopo aver fallito il traguardo?

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    «Sono rimasto perché voglio prendermi una rivincita, ma adesso non possiamo allungare così tanto lo sguardo. Il Mondiale del 2026 è troppo lontano. Pensiamo alle finali di Nations League che non vanno sottovalutate e alle qualificazioni all'Europeo 2024 in cui vogliamo difendere bene il titolo».

     

    Altra richiesta di sincerità: è più la gioia per l'Europeo vinto o la delusione per il Mondiale fallito?

    «Prevale la delusione, che è forte e non mi abbandona mai. Magari tra quattro anni, quando il Mondiale ce lo potremo riprendere, questo senso di vuoto passerà. Ora è così.

    E lo sa perché fa tanto male?».

     

    Ce lo dica lei...

    «Perché dovremo aspettare prima di cancellare la macchia. Sento la stessa delusione che ho provato quando con la Sampdoria ho perso la finale di Champions: sapevo che non l'avrei rigiocata».

     

    Qual è il suo primo ricordo pensando alla Coppa del Mondo?

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    «Chinaglia che manda a quel paese Valcareggi nel '74. E poi il '78: vinse l'Argentina, ma come tutti rimasi colpito dal gioco dell'Olanda».

     

    Al ripescaggio ha mai creduto?

    «Mai sino in fondo. Mi è sempre sembrata una strada poco percorribile».

    Però sostiene che i campioni d'Europa dovrebbero essere ammessi di diritto.

    «Non solo i campioni d'Europa, ma quelli di tutti i Continenti. Lo dico nell'interesse del calcio e dello stesso Mondiale. Così come dovrebbe essere certo di poter partecipare chi ha vinto l'edizione precedente: prima era così, adesso non più. Non sempre il calcio prende decisioni giuste per se stesso».

     

    A distanza di tanti mesi ha capito perché siamo stati eliminati?

    «Ho visto e rivisto ogni singola partita delle qualificazioni. E quando dico che meritavamo di andare in Qatar non lo faccio tanto per difendere la squadra. Abbiamo commesso degli errori tecnici, alcuni anche gravi, ma non tali da giustificare la mancata qualificazione. Anche se, al sorteggio, sentivo che la Svizzera ci avrebbe creato problemi. E purtroppo ho avuto ragione».

     

    Lei ha scelto di legarsi all'Italia sino al 2026, otto anni in tutto, nonostante sia molto corteggiato dai club.

    «Essere il c.t. della Nazionale è una bella cosa, ti riempie di orgoglio. Ho scelto di rimanere per riprovare a dare la caccia a un Mondiale. Ma niente nel calcio è definitivo, le cose possono sempre cambiare».

     

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    Come nasce la nuova Italia?

    «Ci sono tanti giovani e rispetto allo scorso ciclo servirà più tempo per metterla insieme e farne una squadra. Ma ho buone sensazioni».

     

    Ha chiamato Zaniolo quando non aveva ancora esordito in serie A, ora ha scelto Pafundi che ha solo 16 anni...

    «Se uno è bravo a quell'età può giocare in A. L'ho fatto io, lo può fare Pafundi che ha qualità enormi: certo, deve essere serio e non perdersi per strada».

     

    Da Raspadori sino a Scamacca senza dimenticare Pinamonti e Pellegri, i giovani centravanti crescono. C'è luce dietro Immobile...

    «I giovani crescono se giocano, ma soprattutto se vanno in squadre di vertice che fanno la Champions. Perché così alzano l'asticella e imparano a non accontentarsi».

     

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    In panchina si arrabbia di fronte a errori tecnici evidenti. Forse perché Mancini certi palloni non li sbagliava?

    «Succede, è vero. In Nazionale il livello è alto ed è richiesta una certa qualità. Però adesso sono diventato più bravo e più tranquillo».

    Sorride... Giorgio Chiellini, il capitano della Nazionale campione d'Europa, può tornare con un altro ruolo?

    «Giorgione con la storia che ha può fare quello che vuole. Bisognerebbe sentire il presidente Gravina, ma se lui volesse qui c'è posto...».

     

    Chi è la favorita del Mondiale appena cominciato?

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    «L'Argentina e non solo perché ha Messi. Contro di noi a giugno mi ha fatto una grande impressione. In assoluto penso che sia arrivato il momento di una sudamericana».

     

    Le europee sono toste...

    «E infatti il campionato d'Europa sotto certi aspetti è più difficile del Mondiale. La Francia, anche senza Benzema, è forte. Così come Germania e Belgio e prima o poi l'Inghilterra riuscirà a vincere qualcosa...».

     

    Se lo facesse stavolta acuirebbe i rimpianti dell'Italia che l'ha battuta sotto il cielo di Wembley...

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    «No, quella è un'altra storia. E di rimpianti ne abbiamo già tanti adesso...».

     

    52 giorni di sosta. Come ripartirà il campionato?

    «Credo che la lunga pausa possa favorire chi insegue. Il Milan sta andando bene, la Juve si è ripresa, ma io considero l'Inter molto forte, la rivale più pericolosa del Napoli. Spalletti ha un grande vantaggio, meritato: la sua squadra gioca un calcio bello e vincente. Penso che il mese di gennaio sarà decisivo per tutte e ci aiuterà a capire molte cose».

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