PD, ATTESA (E SOSPETTI) PER IL «GRAN RITORNO» DEI BIG
Estratto dell'articolo di Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
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Ieri è stato il turno di Elly Schlein. Dopo le «porte aperte» di Bonaccini, è stata infatti lei ad ammettere di «sperare che Bersani e D'Alema» tornino nel Pd. La campagna per le primarie, del resto, si gioca anche sui voti di Articolo 1.
Benché non siano tanti e comunque la maggior parte sia destinata ad andare a Schlein, con cui Roberto Speranza ha un buon rapporto. Non sembra invece intenzionata a ripercorrere a ritroso i suoi passi Rosy Bindi: «Non tornerò, il Pd può stare tranquillo», ironizza.
bersani d'alema
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Nell'attesa di capire quale compromesso partorirà il Pd, un pezzo del partito, quello più riformista, guarda con sospetto al ritorno a casa degli esponenti della Ditta. «Non riesco a vedere D'Alema nei panni di Lassie, di sicuro lui ha un disegno in testa. Probabilmente, quello di spaccare il Pd e allearsi con Conte», mormora un parlamentare di lungo corso.
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Bersani, invece, non nasconde il suo interesse, ma avverte: «Il percorso costituente ha avuto degli intoppi, ci vuole la garanzia che vada avanti, ci vuole un nuovo manifesto». Ma il monito di questi giorni di Bonaccini è rivolto anche a lui e a D'Alema: «La vecchia guardia resti in panchina». Ossia, non pensi di poter dirigere le danze nel Pd che verrà.
2 - SCHLEIN APRE A D'ALEMA, NODO TEMPI SU CARTA VALORI
Giampaolo Grassi (ANSA) Se Stefano Bonaccini ha aperto uno spiraglio, Elly Schlein ha spalancato la porta. Il congresso Pd sarà un'occasione anche per la reunion con gli scissionisti di Articolo Uno, che uscirono dal partito quando al Nazareno c'era Matteo Renzi. Fra loro, Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani.
"Io spero e credo" che rientrino nel Pd, ha detto Schlein, "anche perché abbiamo avuto percorsi non dissimili con Articolo Uno di Roberto Speranza. Sono convinta che il congresso sia l'occasione per ritrovare l'unità di una sinistra rinnovata nel gruppo dirigente e nella visione che propone". Nei giorni scorsi, rispondendo a una domanda sul possibile ritorno di quella che era "la ditta", il governatore dell'Emilia Romagna ha detto che le "porte sono aperte a tutti, a chiunque voglia rientrare".
ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI
La questione è politica ma anche tecnica. Che il congresso sia anche l'occasione per attrarre i fuoriusciti è cosa nota, tanto che, insieme al segretario dem Enrico Letta, Speranza è il garante del Comitato costituente - composto da 87 persone - che sta scrivendo il Manifesto dei valori e dei principi del nuovo Pd: la stesura si chiuderà nei prossimi giorni.
Da calendario, il Manifesto dovrebbe essere approvato nell'assemblea in programma sabato a Roma. Dovrebbe, perché sui tempi del via libera non c'è certezza. Tanto che il coordinatore di Articolo Uno, Arturo Scotto, ha lanciato un allarme: "Noi lavoriamo affinché sabato venga approvata la carta dei valori del nuovo Pd. E' il nostro obiettivo e lo prevede lo statuto".
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Fra i dem, però, il dibattito è aperto: c'è chi spinge per chiudere e c'è chi ritiene opportuno che a dare il via libera sia l'assemblea che verrà eletta dopo l'arrivo del nuovo segretario e non quella di adesso, che non rispecchia più gli equilibri nel partito. Dalle parti di Bonaccini, per esempio, si preferirebbe assumere il documento che arriverà sabato in assemblea come base di partenza, per poi andare avanti anche dopo le primarie con un'elaborazione che coinvolga circoli e iscritti. In zona Schlein, invece, andrebbe bene il via libera anche sabato. In ogni caso, sui tempi del Manifesto non pare ci sia aria di battaglia, come invece c'è stata sulle primarie on line.
PIERLUIGI BERSANI & MASSIMO D'ALEMA BY CARLI
Tanto che sembra profilarsi una soluzione di compromesso: sabato l'approvazione, ma lasciando aperto il percorso costituente, con la possibilità quindi di rimettere mano al Manifesto. La campagna per le primarie continua: oltre a Bonaccini e Schlein, in corsa ci sono Paola De Micheli e Gianni Cuperlo. C'è però il rebus affluenza alle primarie, in programma il 26 febbraio.
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Nel 2019, quando venne eletto Nicola Zingaretti, andò ai gazebo oltre un milione e mezzo di persone. Stavolta qualche sondaggista stima che il numero potrà essere di un milione. Dal partito non si fanno previsioni. Fra i dem la preoccupazione sul dato però c'è: un po' per la crisi del partito, un po' per i toni moderati della campagna, con i quattro candidati che non si attaccano più di tanto fra loro, un po' per la mancanza di uno scontro "viscerale" e identitario forte fra i nomi in corsa. Il timore, quindi, è che i votanti possanno risultare decisamente al di sotto del milione. L'affluenza agli appuntamenti dei candidati però sta crescendo - viene fatto notare - e con l'avvicinarsi del giorno X la temperatura salirà ancora.
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