Marco Travaglio per “il Fatto Quotidiano”
ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION
L’altroieri, mentre la visita quotidiana dei carabinieri gli portava via un altro pezzo di partito, il presidente del Pd Matteo Orfini evocava i servizi segreti. E subito un retrogusto di madeleine proustiana, di buone cose di pessimo giusto gozzaniane, pervadeva l’intera sala stampa. “Tutta colpa dei servizi segreti” non si sentiva, a sinistra, dagli anni 70, fra tintinnii di sciabole, minacce di golpe vere o presunte, stragi di Stato, strategia della tensione, giù giù fino al caso Moro. Solo che allora i servizi quasi sempre c’entravano.
pina maturani maria elena boschi matteo orfini
Oggi, con tutta la buona volontà, pare un tantino azzardato: basti pensare che il loro ultimo “analista” conosciuto è Pio Pompa, reclutatore di Renato Farina col nome di battaglia “Betulla” (caso di scuola di servizi che farebbero meglio a restare segreti per salvare uno straccio di reputazione). Ma Orfini, l’aria smunta e due occhiaie tipo Sansonite dopo la notte in bianco alla playstation col Matteo famoso, non sapeva più con chi prendersela per non dire che, se il Pd romano di cui fa parte da quando aveva i calzoni corti è teleguidato da Buzzi e Carminati, forse è colpa del Pd romano.
Aveva anche pensato di citare il John Belushi dei Blues Brothers che si giustifica con la fidanzata: “Non ti ho tradito. Sul serio. Ero rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! E poi le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!”.
BUZZI CARMINATI
Poi ha preferito andare sul classico: i servizi segreti hanno sempre funzionato, si portano su tutto ed, essendo segreti, non possono neppure replicare alle cazzate che dici. Quindi l’ha messa giù così: “È curioso che una figura come Carminati abbia potuto costruire un sistema criminale di tale entità. Chiederò al Copasir di occuparsi di questa vicenda, per chiedere com’è possibile che i servizi segreti non si siano accorti di cosa stava facendo una persona a loro evidentemente nota”.
SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO
Ecco, i servizi dovevano essere un po’ meno segreti e chiamarlo: ehi, guarda che quel Massimo Carminati che entra ed esce dal Campidoglio omaggiato da destra, dal centro e da sinistra, che tutti chiamano Er Cecato ma ci vede benissimo, è quello dei Nar e della Banda della Magliana, il Nero di “Romanzo criminale”; guarda che il suo socio Salvatore Buzzi, quello che comanda le coop rosse romane e quindi il tuo partito, ha una condanna all’ergastolo perché assassinò con 34 coltellate un collega bancario suo complice in una truffa, che lo stava ricattando.
odevaine
E guarda che Luca Odevaine non lo facevano entrare negli Stati Uniti nemmeno col visto turistico perché avevano scoperto (gli americani, mica voi) che si chiama Odovaine con la “o” ed è condannato per droga e assegni a vuoto, e s’è fatto cambiare il cognome all’anagrafe per uno scrupolo fin eccessivo, ché se ve lo diceva subito che era pregiudicato magari lo facevate pure sindaco, perché capo di gabinetto di Veltroni, capo della polizia provinciale della giunta Zingaretti e membro del Coordinamento nazionale rifugiati del governo Renzi pareva poco.
MASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTA
Disgraziatamente Orfini va fortissimo alla playstation, ma è deboluccio in cinema: non sapeva nulla di Carminati & C. perché nessuno gli aveva regalato i dvd di Romanzo Criminale. Quindi è ufficiale: è colpa delle barbefinte (che, già che c’erano, potevano pure avvertire Renzi e Orfini che De Luca era condannato e ineleggibile, così evitavano di candidarlo, o in alternativa le querelavano).
Poi naturalmente è colpa dei 5Stelle: non hanno nemmeno un indagato e un arrestato, ergo – sempre a detta di Orfini - “sono gli idoli dei clan di Ostia”. Cioè del X Municipio capitolino che Orfini ha dovuto commissariare perché il compagno presidente Andrea Tassone, Pd, ovviamente arrestato, era un burattino di Mafia Capitale (“È nostro, nun c’è maggioranza, nun c’è opposizione, solo mio”, dice Buzzi mentre gli versa il 10% sui lavori).
foto fuga Regina Coeli
Quindi: i servizi segreti, il M5S e naturalmente la Bindi, che comprensibilmente non ha ancora detto nulla sul secondo round di Mafia Capitale per evitare querele dal suo partito: comunque martedì la processano in Antimafia, così impara. Va detto che lo scusario orfinico ha almeno il pregio dell’originalità: la conferenza stampa in cui, mentre tanti compagni viaggiano sui cellulari verso Regina Coeli per aver trasformato la lupa in mucca da mungere, riesce a dare la colpa a tutti tranne che al suo partito e dunque a se stesso denota uno sforzo di fantasia davvero encomiabile.
Pari almeno a quello di Lella Paita che, dopo essere riuscita a regalare la Liguria a Toti, accusato prima tal Pastorino e poi l’intera città di Genova, tutta misogina: “A questa città le donne non sono mai piaciute”, tanto per non ammettere che i liguri han fatto di tutto, ma proprio di tutto, pur di non votare per lei. O a quello di Alessandra Moretti che, doppiata da Zaia, anziché andarsi a nascondere dall’estetista per un maquillage molto coprente, se la prende con Renzi, cioè con chi l’ha avventatamente candidata (“Su di me ha pesato anche un giudizio sull’operato del governo”). Tanta fantasia rischia di far sfigurare il premier che, all’ennesima retata, ha innestato il pilota automatico delle frasi fatte.
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Archiviati il “Daspo per i corrotti” (decisamente troppo umoristico) e la rottamazione (la fanno direttamente la procura e i carabinieri), se n’è uscito con un memorabile: “Chi sbaglia deve pagare, chi ruba deve andare in galera”. E beninteso: chi dorme non piglia pesci. E sia chiaro: chi non lavora non fa l’amore. Parole pesanti come pietre, a cui però continuiamo a preferire le madeleine di Orfini. Che, appena apre bocca, ha sempre come un sottofondo di sirene: e non si sa mai se siano quelle della volante o dell’ambulanza.