Claudia Gualdana per “Libero quotidiano”
compendio delle stregonerie di francesco maria guaccio
L'argomento può sembrare ozioso nell'evo della tecnica, invece non manca di attualità. Tanto più che sedicenti maghi e streghe sono ancora tra noi, basta fare una ricerca sul web per scovare cialtroni che promettono miracoli. Per la Chiesa questi tizi oltre che di truffa odorano di zolfo: circostanza che intriga la settima arte, infatti l'attore Russell Crowe sta girando un film sulla vita dell'esorcista Padre Gabriele Amorth.
Ma da qualche tempo a questa parte il maleficio si è allargato perfino alla politica. Circolano da mesi le notizie sui presunti riti sciamanici cui si sottoporrebbe Vladimir Putin.
Qualche anno fa se ne è parlato a proposito di Donald Trump, perché gruppi di streghe hanno sostenuto di brigare per allontanarlo dalla Casa Bianca con le loro diavolerie. Cose da ridere?
Senza dubbio, ma solo dal nulla si produce il nulla, e poiché pratiche fuori dalla grazia di Dio sono vecchie come il mondo e c'è chi ancora ci crede, conviene documentarsi.
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MILANO, 1608 È tornato in libreria un libro eccezionale, il Compendio delle stregonerie di Francesco Maria Guaccio (Mimesis, p. 294, E 24). Non si pensi a un'opera esclusivamente teorica: il Guaccio fa nomi e cognomi, snocciola luoghi, date, fatti, avvenimenti che talvolta hanno coinvolto personaggi storici. Fu pubblicato la prima volta nel 1608, il titolo originale è il più suggestivo Compendium maleficarum, l'autore un frate dello scomparso ordine ambrosiano che con ogni probabilità apparteneva alla parrocchia milanese di S. Ambrogio ad Nemus. La diocesi di Milano era governata da Federico Borromeo, nocchiero negli anni della peste e fondatore della Biblioteca Ambrosiana.
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Tempi di untori e di monatti, in cui il sovvertimento dell'ordine naturale era considerato opera del demonio. Il Compendio è un trattato su malefici, apparizioni, riti documentato con grande perizia e viene da credere, scrive Armando Torno nella prefazione, che «fosse il libro di stregoneria della Curia milanese».
Per esempio, sono enumerati i materiali con cui megere e compari nuocevano al prossimo, dietro compenso o per banale cattiveria, tuttavia senza riuscire ad uccidere, che la vita è nelle mani di Dio soltanto: «Foglie, erbe, fuscelli, radici, animali, pesci, rettili velenosi, pietre e metalli, che talvolta vengono ridotti in unguenti oppure in polvere».
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Gli intrugli si spalmavano a tradimento sul malcapitato, altre volte li si spargeva nei pressi dell'uscio di casa. Guaccio descrive anche i raduni delle streghe e l'utilizzo blasfemo di oggetti sacri, perfino ostie consacrate, nel sovvertimento dell'ordine sacro per eccellenza comunemente detto messa nera. Nel 1589 a Lutren, nei Vosgi, tal Giovanni da Hembach riferì di essere stato portato da una megera in cima a un albero mentre si svolgeva un sabba; sotto di lui certi danzavano in modo strano «perché lì era tutto invertito ed assurdo» e si domandava da dove venisse quella «turba stolta e demente».
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A volte erano proprio le strigi - si chiamavano così - a rivelare i dettagli della loro "arte" agli inquisitori senza che neanche ci fosse bisogno della tortura, per liberarsi la coscienza e morire in pace con Dio. Ma le poverette non avevano alcun potere personale. Sicuramente non per il Guaccio, per cui la strega e il mago «cercano di sottomettere a sé il Demonio col potere dei loro incantesimi o con mezzi del tutto contrari alla religione cristiana», invece sono solo anime morte destinate a una brutta fine, ingannate come sono dal «principe della menzogna» che promette meraviglie ma elargisce disgrazie, in questa vita e nell'altra.
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GALLI E CAVALLI Se finora c'è stato di che inorridire ridendo della tenebra stolta, conviene chiudere con un raggio di luce, perché non c'è solo il male in queste pagine. Scopriamo infatti che Galeazzo Visconti fu chiamato così perché nacque in una notte in cui i galli non avevano mai smesso di cantare. Un segno fausto: il diavolo briga solo prima del canto del gallo e il momento più propizio alle sue malefatte è tra le dieci di sera e mezzanotte. O l'avventura paranormale di Michele Mercato, sodale del filosofo Marsilio Ficino, che con lui era solito discutere dell'immortalità dell'anima. I due avevano stretto un patto: il primo a morire avrebbe «chiarito all'altro la condizione dell'altra vita». Fu il Ficino ad andarsene.
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Il giorno della sua dipartita Michele fu svegliato dallo scalpitio di un cavallo. Affacciandosi alla finestra, vide che a cavalcarlo era Marsilio; prima di sparire nel nulla gli disse: «Michele, Michele, quelle cose sono vere». Ossia l'anima è immortale, Platone aveva ragione. Quindi non tutti i fantasmi sono cattivi. Del resto, se esiste il male dev' esserci per forza anche il bene, è il rovescio della medaglia. Alcuni spiriti sono più che buoni, sono addirittura dei santi. Nella Vita di Sant' Ambrogio Paolino Diacono scrive che il vescovo è apparso ad alcune persone poche ore dopo la morte. Si è ripresentato di nuovo qualche anno dopo, durante l'assedio dei Goti a Firenze, per indicare a un condottiero il luogo in cui il barbaro sarebbe stato sconfitto. Inutile dire che aveva visto giusto, o almeno questo tramandano le cronache.