Luigi Offeddu per il “Corriere della sera”
donald trump barack obama
Alle 11.22 del 20 agosto Carla Sands, 49 anni, ambasciatrice americana a Copenaghen, scrive sulla sua pagina Twitter: «La Danimarca è pronta per la visita del presidente Trump». E sotto, la bandierina Usa unita a quella danese con la definizione del «Donald»: «Partner, alleato, amico». Poche ore dopo, la Casa Bianca comunica che la visita di Stato è stata annullata.
Mette Frederiksen
«La Danimarca è un Paese molto strano, con un popolo incredibile», aveva twittato a sua volta il presidente, dopo aver saputo che Copenaghen, chissà perché, non voleva vendergli la Groenlandia, terra sovrana. «Visti i commenti della premier Mette Frederiksen, sul fatto che non le interessa discutere la vendita della Groenlandia, rinvierò a un' altra volta il nostro incontro previsto fra due settimane». Ma forse, anche se pochi ne hanno poi parlato, c' era anche un altro motivo per cambiare idea: un appello per una manifestazione contro «il Donald» aveva raccolto migliaia di firme.
helle thorning schmidt
Sia come sia, l'ambasciatrice alle 11.22 non sapeva nulla, nessuno l'aveva avvisata o forse Trump non si era ancora imbizzarrito. E così ora, fra Copenaghen e Washington, ci sono 4 donne molto, molto arrabbiate, e un uomo così poco diplomatico da aver creato, appunto, un grosso incidente diplomatico. La prima delle 4 donne è la regina Margrethe II che il 31 luglio aveva invitato personalmente per il 2-3 settembre «Sua Eccellenza Donald Trump e la First Lady Melania», così era scritto nella lettera.
Già disegnato il menu della prima cena. Dopo tutto, alla corte danese erano andati in passato altri tre inquilini della Casa Bianca: Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama. E Margrethe II, 79 anni, oltre a guidare una dinastia millenaria - una delle più antiche d'Europa - è ovviamente una signora molto gentile, non abituata ad apparecchiare la tavola per poi trovarsi davanti le spalle dell' ospite.
mette frederiksen 7
«Sua Maestà è sorpresa», unico commento filtrato da Palazzo Reale, glaciale come la Groenlandia. Mentre «sorpresa e infastidita» si è detta la seconda donna in ballo, la premier Frederiksen. «Per fortuna - ha detto - è passato il tempo in cui si compravano e vendevano le nazioni con i loro popoli. Meglio che non torni più».
Le ha fatto eco la sua collega ex premier Hella Thorning-Schmidt: «È stato un insulto profondo ai popoli della Danimarca e della Groenlandia». Infine lei, Carla Sands, screditata come rappresentante del suo Paese, forse la più furiosa di tutte.
Anche perché non troppo abituata a certe delicatezze della diplomazia. Ex attrice di «Beautiful» e di filmetti come «Lo scorpione giallo e i guerrieri venuti dall' inferno», un tempo miss della sua università in Pennsylvania e poi laureata in medicina chiropratica, è nata a Mechanicsburg, una cittadina mineraria che sembra quella del «Cacciatore», dove Bob De Niro sparava ai cervi. Lì, in molti votano Trump. Anche Carla, da lui nominata ambasciatrice, ne è sempre stata una fedelissima. Ma adesso, forse, pensa a una soave vendetta: il 28 settembre, per la seconda volta, arriva a Copenaghen Barack Obama. E almeno finora, non si prevedono manifestazioni di protesta.