Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “La Stampa”
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La cornetta per chiamare Volodymyr Zelensky non si è ancora alzata, ma il telefono di Xi Jinping continua a squillare. L'Europa, stanca della guerra in Ucraina, sembra aver deciso di compiere un atto di fede: provare a credere nel possibile ruolo di "grande mediatore" della Cina. Sarebbe meglio dire "grande ispiratore", visto che Xi Jinping non ha mai proposto un piano di pace concreto, bensì un documento in 12 punti con principi generici, utili nella prospettiva cinese a garantire stabilità globale.
«Il cessate il fuoco suggerito da Pechino non sarebbe una vera pace, ma il congelamento delle conquiste russe», hanno avvertito più volte gli Stati Uniti, in concomitanza del viaggio a Mosca di Xi. Eppure, dal Consiglio europeo emerge la volontà di capire se davvero l'azione cinese può portare a una sospensione del conflitto. […]
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A testimoniarlo l'agenda del leader cinese, in costante aggiornamento. Giovedì prossimo arriva nella capitale cinese Pedro Sanchez. Il primo ministro spagnolo ha ribadito il sostegno al piano Zelensky col ritiro delle truppe russe, ma ha aggiunto che «il documento cinese ha spunti di interesse». Secondo Sanchez, «la Cina è un attore globale e la sua voce deve essere ascoltata».
La settimana seguente sarà la volta di Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen. Il presidente francese e la leader della Commissione europea incontreranno Xi insieme. Macron, descritto nei mesi scorsi dai media cinesi come il principale interlocutore europeo, ha sempre sostenuto la necessità di mantenere aperti i canali con Pechino per evitare un suo allineamento alla Russia.
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Subito dopo toccherà allo stesso Borrell. Resta invece in bilico il primo colloquio dall'inizio della guerra tra Xi e Zelensky. Il consigliere presidenziale ucraino Mikhail Podolyak ha parlato di «difficoltà» dovute alla «mancanza di una posizione chiara della Cina» su quanto voglia essere coinvolta nel facilitare la risoluzione del conflitto. Da Pechino nessuna informazione.
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[…] La manovra di Xi è forse basata sull'apparenza ma, come ammesso a Bloomberg da un funzionario dell'amministrazione Biden, rischia di mettere gli Usa nell'angolo. Dal Sud globale emerge ancora più convinzione sul possibile ruolo cinese. Il presidente brasiliano Lula Ignacio da Silva, in arrivo a Pechino domani, ha detto di voler creare un «club della pace» insieme a Xi, che nelle prossime settimane userà anche il doppio scalo della presidente taiwanese Tsai Ing-wen tra New York e California per additare Washington come agente di instabilità. […]
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