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    SI FERMA LO SPORT MA NON GLI SPORTIVI - RACCOLTA FONDI PROMOSSA DA ''TUTTOSPORT'' PER AIUTARE L'OSPEDALE AMEDEO DI SAVOIA DI TORINO, SPECIALIZZATO IN MALATTIE INFETTIVE E IN PRIMA FILA CONTRO IL CORONAVIRUS - IL DIRETTORE DEL REPARTO, GIOVANNI DI PERRI: ''LA CURVA EPIDEMICA È IN SALITA, AVREMO ALTRI CASI. ANCHE QUI LA TERAPIA INTENSIVA È PIENA, I FONDI CI PERMETTERANNO DI AUMENTARE I POSTI ATTREZZATI''. I RIFERIMENTI PER LE DONAZIONI


     
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    1. LA RACCOLTA PER L’AMEDEO DI SAVOIA DI TORINO, IL PROF. DI PERRI: “COSÌ AVREMO PIÙ POSTI ATTREZZATI

    Marco Bo per https://www.tuttosport.com/news/calcio/2020/03/11-67720883/la_raccolta_per_lamedeo_di_savoia_di_torino_il_prof_di_perri_cos_avremo_pi_posti_attrezzati/?fbclid=IwAR3s3uarYw5SqSYEQuRrNnhiEiFSabWIQFpSyIapbb2tTHFAt4oUNu2UrdM

     

     

    La sua parlata toscana aiuta a vivere la situazione pesante con un po’ di dissacrante leggerezza. Sta di fatto che sono giorni tosti per Giovanni Di Perri, Direttore della struttura Malattie Infettive e Direzione Universitaria, presso l’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, in prima linea nell’emergenza Coronavirus. Alla luce della specializzazione della struttura ospedaliera Tuttosport ha pensato di lanciare la raccolta fondi “Un gol al Coronavirus” con donazioni da appoggiare presso una Onlus indicata proprio dal Professore che ci ha spiegato qual è la situazione.

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    Professor Giovanni Di Perri, cominciamo con la fotografi a della situazione attuale dell’ospedale. Quali numeri?

     

    «Abbiamo 36 pazienti ricoverati e stiamo aprendo nello stesso comparto nuovi reparti che sino a prima dell’emergenza erano riservati a medicina generale e geriatria, questo per dare una ventina/venticinque posti in letto in più. Contestualmente stiamo anche attrezzando questa nuova postazione con un minimo di apparecchiature radiologici portatili. La curva epidemica è in salita, avremo altri casi. Si tratta di casi complessi da gestire, che non possono essere mandati a casa ai primi miglioramenti. Anche nel nostro ospedale la terapia intensiva è piena, così come negli altri ospedali del Piemonte».

     

    Con l’auspicio che questa nostra raccolta fondi per il vostro ospedale dia risultati soddisfacenti, come pensa di poter utilizzare questo danaro che vi arriverà tramite la Onlus che è stata scelta?

    «Dobbiamo attrezzare delle stanze con la pressione negativa, ovvero con una strumentazione che crea un ricambio d’aria nella stanza rendendo così il malato meno contagioso, associata a una strutturazione di ventilazione meccanica».

     

    Potreste anche reperire i caschi respiratori?

    «Questi fanno parte della strumentazione per l’assistenza ventilatoria. Il casco va a sigillare il cranio, il paziente vi respira dentro e il casco genera una pressione positiva che noi possiamo regolare e questa forza l’aria all’interno dei polmoni che sono in sofferenza e non riescono a funzionare come dovrebbero fare normalmente».

     

    Quanto è sorpreso dalla curva epidemiologica così alta?

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    «Per nulla. Io questo me lo aspettavo totalmente, lo sostengo da più di un mese. Guardando la Cina si è capito sin da subito che questo Coronavirus aveva una fortissima contagiosità. Per chi fa il medico con la mia età non può che non pensare al morbillo che quando entrava in una famiglia colpiva tutti coloro che non l’avevano ancora fatto. Ho lavorato molto in Africa e ho una certa esperienza: il morbillo passa da una persona all’altra con una facilità incredibile».

     

    Tenuto conto di cosa è successo in Cina e di come si è manifestato qui da noi il coronavirus, quando ipotizza il picco italiano, alla luce anche della tempistica e delle modalità adottate nel nostro Paese?

    «Io temo per la metà aprile. In Cina c’è stata la domiciliazione forzata militare che da noi non si è vista. Ora per fortuna sono state finalmente adottate restrizioni più forti a carattere nazionale. Direi che è stato importante non solo cercare di restringere i contatti umani ma anche creare un clima di collaborazione. A prescindere da cosa dice di fare lo Stato è importante cosa facciamo noi. Ho sentito una bellissima frase alla radio che dovremo tenere tutti a mente, “I nostri genitori o i nostri nonni, a seconda dell’età che uno ha, hanno fatto la guerra. A noi ci viene chiesto di stare tre settimane a casa” Direi che è uno sforzo che possiamo accettare!».

     

    A livello di età, conferma che la gran parte dei ricoverati è anziana?

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    «Sì, è vero. Soprattutto persone in avanti con l’età e magari portatori di malattie croniche come cardiopatie ipertensiva ischemica, diabete e cose del genere. Ma a titolo di esempio, c’è un diciottenne e un ventinovenne in terapia intensiva a Milano. Io qui ne ho mandati uno di 47 e uno di 50. Nessuno si senta immune. Lo sono probabilmente solo i bambini che peraltro sono veicolo formidabile di contagio».

     

    Ultima domanda legata al calcio, visto che lo segue ed è tifoso della Fiorentina. Cosa pensa della sospensione del campionato di calcio di serie A?

    «Probabilmente è stato deciso per far capire sino in fondo la reale situazione e quindi passare il concetto che il momento richiede impegno e rigore da parte di tutti. In realtà i calciatori sono controllati e viaggiano in maniera privilegiata spostandosi con bus e aerei privati. Non sarebbero stati in pericolo. Avessero continuato a giocare, in tv non avremmo avuto da guardare solo trasmissioni sul coronavirus. Però capisco il significato della decisione dello stop».

     

     

     

    2. APPENDINO: "BRAVO TUTTOSPORT. TORINESI, TOCCA A VOI"

    Marco Bo per www.tuttosport.com

     

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    Torino e tutta l’Italia stanno vivendo un momento molto difficile. Difficile sia dal punto di vista materiale che psicologico. Milioni di cittadini, infatti, si sono trovati da un giorno all’altro a far fronte a cambiamenti dei loro stili di vita, delle loro abitudini. E, allo stesso tempo, si sono trovate a combattere un nemico che non conoscono. A fare scudo ci sono i medici, gli infermieri, tutto il personale sanitario, la Protezione Civile, le realtà che si stanno spendendo giorno e notte, tutte le Istituzioni. È a loro che dobbiamo affidarci e a cui va il nostro ringraziamento.

     

    E, grazie a iniziative meritorie come quella di Tuttosport, anche aiuti concreti che potranno incidere sul destino di molti nostri concittadini. A tutte e tutti, l’appello a seguire le prescrizioni delle Autorità competenti e il mio migliore augurio per restare uniti e superare questo momento, più forti di prima. Con la situazione che per essere arginata richiede misure straordinarie, mai come in questo momento occorre darsi una mano e porgerla, idealmente, a chi si trova a combattere in prima linea l’emergenza. Di qui l’idea di lanciare l’iniziativa “Un gol al coronavirus” in favore dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, specializzato nelle malattie infettive.

     

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    In attesa di avere le prime risposte ufficiali dalle società di calcio più importanti della città, dai club dilettantistici del territorio, dagli imprenditori e dai cittadini comuni, il sindaco di Torino, Chiara Appendino, non ha perso un attimo per scrivere queste righe a sostegno della raccolta. «Torino e tutta l’Italia stanno vivendo un momento molto difficile. Difficile sia dal punto di vista materiale che psicologico. Milioni di cittadini, infatti, si sono trovati da un giorno all’altro a far fronte a cambiamenti dei loro stili di vita, delle loro abitudini. E, allo stesso tempo, si sono trovate a combattere un nemico che non conoscono.

     

    A fare scudo ci sono i medici, gli infermieri, tutto il personale sanitario, la Protezione Civile, le realtà che si stanno spendendo giorno e notte, tutte le Istituzioni. È a loro che dobbiamo affidarci e a cui va il nostro ringraziamento. E, grazie a iniziative meritorie come quella di Tuttosport, anche aiuti concreti che potranno incidere sul destino di molti nostri concittadini. A tutte e tutti, l’appello a seguire le prescrizioni delle Autorità competenti e il mio migliore augurio per restare uniti e superare questo momento, più forti di prima».

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