Franco Giubilei per “la Stampa”
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Lo spettatore che diede il via all' odissea giudiziaria di "Ultimo tango a Parigi" era un 32enne della provincia di Bologna che vide il film al cinema Kursaal di Porretta Terme, dove veniva proiettato per la prima volta. Era il 15 dicembre del 1972 e il giovane, choccato da quel che aveva visto, corse in procura e mise nero su bianco: «Singole scene e sequenze hanno offeso la mia sensibilità morale e le mie aspirazioni ideali di cittadino () Scene che turbano il senso morale di un onesto cittadino». Cominciava così un' altalena di sequestri, ricorsi e dissequestri, con la gente che intanto riempiva le sale approfittando delle temporanee riapparizioni del film. E il dibattito pubblico assumeva toni da crociata: sui muri fiorivano scritte spray come quelle comparse a Firenze che bollavano come "porci" autore e protagonisti.
MARLON BRANDO E MARIA SCHNEIDER NE L ULTIMO TANGO A PARIGI
Queste foto, con tutti gli atti del processo all' opera-scandalo di Bernardo Bertolucci - finito a giudizio insieme con Marlon Brando e Maria Schneider, il produttore Alberto Grimaldi e il distributore Ubaldo Matteucci -, stanno per essere rese pubbliche in versione digitale. L' Archivio di Stato di Bologna, su sollecitazione del tribunale che custodiva i due faldoni del processo con circa duemila carte, ne ha completato il restauro e dalla fine di ottobre saranno consultabili.
Il clima di quegli anni riecheggia nelle denunce che la restauratrice Rita Capitani ha salvato dal deterioramento della carta: «E' un manuale di pornografia e di immoralità - si legge in un esposto -, il pubblico che come me aspetta ben diversa storia rimane senza parole». E poi ci sono le raccolte di firme per ottenerne il bando: «Detto spettacolo offende la nostra dignità di uomini, di cattolici e di cittadini italiani». Le petizioni di gruppi di ragazzi: «Di fronte all' impressionante "porno-escalation" che ha vanificato i valori culturali e artistici, noi giovani dichiariamo apertamente il nostro dissenso e la più ferma condanna».
bertolucci ultimo tango a parigi
"Ultimo tango", vietato ai minorenni, era stato presentato senza problemi a Parigi e New York.
Ma in Italia la musica era diversa: il pm bolognese Gino Paolo Latini lo descrive così: «Un film di contenuto osceno in quanto offensivo del pudore, inteso a sollecitare i deteriori istinti della libidine, dominato dall' idea dell' eccitamento e dello sfrenato appetito dei piaceri sessuali, da un linguaggio scurrile e triviale, con crude, ributtanti e veristiche rappresentazioni di congressi carnali, anche innaturali, con descrizioni continue e compiacenti di masturbazioni, atti libidinosi, lubriche nudità, accompagnate da gemiti, sospiri e urla di godimento». «La procura di Bologna aprì le indagini per oscenità, un pm romano ne dispose il primo sequestro - dice l' archivista Francesca Delneri -. Il processo per direttissima si concluse con l' assoluzione».
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Come il linguaggio dell' accusa riflette la ripugnanza dell' Italia più bacchettona, la sentenza di primo grado esprime una sensibilità opposta: «Nessuna delle tre sequenze sembra offensiva del comune sentimento di pudore in questo determinato momento storico di evoluzione culturale anche della media società italiana».
Quindi il giudice si lancia in una dissertazione da cinéphile: «Ultimo tango a Parigi è la traduzione in immagini di una ricerca rivelatrice verso l' inesplorato dell' uomo; trattasi di una indagine antologica, per cui non a caso il film evoca una Parigi degli anni Trenta dove fervevano, sulla riscoperta di De Sade, i Georges Bataille e Louis-Ferdinand Céline, dov' erano concentrati i surrealisti e tutti gli umori della cultura europea».
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Il pm però non si arrende e ricorre in appello, che il 4 giugno 1973 ribalta la decisione del tribunale: macché De Sade, Bataille o Céline, «l' uomo comune non è tenuto a leggerli». Ma per la Cassazione è tutto da rifare e così, nel settembre del 1974, la corte d' appello di Bologna condanna tutti a due mesi di carcere e a 30mila lire di multa. La situazione precipita nel gennaio 1976: condanna confermata in Cassazione e perdita dei diritti civili per 5 anni per il regista, con distruzione di tutte le pellicole. Bertolucci scrisse all' allora presidente Leone per ottenere la grazia. Un decreto del ministero della Giustizia risparmiò tre copie dalle fiamme, perché venissero conservate presso la Cineteca nazionale. Undici anni dopo, la riabilitazione: oggi "Ultimo tango" è il secondo film italiano più visto di sempre.
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