Estratto dell’articolo di Luca Monaco per www.repubblica.it
droga in carcere
“Era come il paese dei balocchi: la notte di Capodanno c’era più droga nel carcere di Biella che a Porta Palazzo”, osserva uno dei detenuti che ha collaborato con gli inquirenti […]
L’inchiesta portata a termine dagli investigatori della squadra Mobile di Biella ha sgominato un sistema articolato di spaccio all’interno della casa circondariale nella quale il 90 per cento dei 320 detenuti è tossicodipendente, solo 15 per cento era già in carico ai servizi sociali prima di entrare in cella.
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Uno scenario allarmante, figlio dell’attività capillare di spaccio organizzata da alcuni detenuti che con la compiacenza delle guardie carcerarie erano in grado di introdurre all’interno del penitenziario 200 pasticche di Subutex a settimana (un farmaco utilizzato per curare la dipendenza da oppioidi), un chilo e mezzo di hashish da rivendere a 60 euro al grammo, un prezzo dieci volte superiore rispetto a quello della strada. E poi gli Smartphone di ultima generazione, in vendita a 1500 euro l’uno, i microtelefoni sul mercato a 500 euro l’uno.
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Le tariffe stabilite dai capi dello spaccio per “i cavalli blu”, come erano soprannominate in gergo le guardie penitenziarie, si aggiravano tra i 600 e i 1500 euro a pacco in base al tipo di droga.
Perché nelle sezioni del carcere di Biella si trovava tutto: eroina, cocaina, crack, hashish, marijuana, Subutex e anabolizzanti.
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Ogni piazza di spaccio, governata da un capo diverso, all’interno di una specifica sezione vendeva solo un tipo di droga. Una spartizione capillare del territorio e delle sostanze, resa possibile non solo dagli agenti compiacenti, ma anche grazie alla partecipazione dei detenuti che avevano più libertà di movimento all’interno della prigione.
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Biella