FRANCO BINELLO per la Stampa
collezione senna
«È stata un'indagine ad alta velocità». Sorride, il colonnello Pierantonio Breda, comandante dei carabinieri astigiani dopo aver esposto ieri in caserma tute, caschi e altri cimeli di Ayrton Senna. Il frutto di un bottino di due ladri anche un poco maldestri, che hanno scoperto e capito solo dopo il valore di quella refurtiva.
Erano stati trafugati in una casa usata per le vacanze in un paese della provincia (Isola), da un imprenditore che coltiva il mito dell'indimenticato asso della Formula1, morto il primo maggio 1994 dopo quel terribile schianto sul circuito di Imola nel Gran premio di San Marino.
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Niente, prima, poteva apparire più distante tra il Brasile di Senna e Asti, capoluogo monferrino di 75 mila abitanti diventato uno dei luoghi culto della leggenda del pilota rapito troppo presto alle piste e alla vita e la cui memoria è venerata da milioni di fan carioca.
Ma un uomo d'affari e finanziere astigiano, Claudio Giovannone, aveva poi voluto onorare la memoria del campione e coltivare il suo sogno di una Fondazione per i bimbi poveri brasiliani. È diventato amico e uomo di fiducia della famiglia Senna e della sorella Viviane in questa sua missione, fino ad essere nominato «Ambasciatore della Fondazione Senna»: un anno fa, a 25 anni dalla morte di Ayrton, era stata allestita una mostra astigiana con le auto e i cimeli del campione.
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Ospite il nipote, Bruno Senna, a sua volta ex corridore di F1. Tutto come in un favola bella che ha coinvolto anche altri appassionati, in questo valzer tra il collezionismo e il mito. E proprio uno di questi appassionati teneva in casa tanti oggetti in uso al campione: tute da gara, caschi, un volante, guanti, cappellini e felpe appartenuti al pilota brasiliano. Venivano esposti in occasione delle mostre e di altre iniziative che la Fondazione Senna organizza per raccogliere fondi in beneficenza.
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Poi l'incursione dei ladri, che cercavano soldi e gioielli e si sono trovati tra le mani quel «materiale» insolito. «Subito non avevano capito il valore di quei reperti, poi si sono resi conto di essersi impossessati di qualcosa di unico, di inestimabile valore» ha sottolineato il colonnello Breda. E così mossi dall'ingordigia, quei due sono tornati altre volte in quella casa, ma hanno trovato ad aspettarli il maresciallo Guido Di Fonzo, comandante della Stazione di Castagnole Lanze, che aveva intuito che quei balordi sarebbero tornati «sul luogo del delitto».
Li hanno presi e fatti confessare. Non tutti i «pezzi» della collezione Senna sono stati ritrovati. E la Fondazione intitolata al campione ha diffuso l'elenco dei memorabilia ancora da rinvenire. Ma, intanto, caschi e tute appartenuti a Senna sono stati ora messi al sicuro». Come se Ayrton avesse lasciato un segno, ancora una volta, del suo passaggio.
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