Poteva bastare un tweet di 140 lettere, e sarebbero state già tante, ma Corradino Passera ha preferito cogliere al volo il regalo della befana che gli ha fatto Flebuccio De Bortoli per spiegare su un'intera pagina del "Corriere della Sera" le ragioni del passo indietro dalla lista di Mario Monti.
CORRADO PASSERA E MARIO MONTIPer l'ex-banchiere bocconiano, che Carletto De Benedetti ha raccolto come assistente dopo cinque anni di delusioni in McKinsey, la maestosità di una pagina sul primo quotidiano italiano è un atto dovuto, l'ennesima e forse ultima esposizione mediatica suggerita non solo dalla moglie-regina Giovanna, ma anche dalla sequenza degli eventi che lo hanno portato a una scelta sofferta.
Che sarebbe finita così, con il passo indietro rispetto alla lista del Professore di Varese, qualcuno l'aveva capito il giorno di Santo Stefano quando dopo aver fatto salire i bambini sulle giostre nel piccolo luna park dell'Auditorium di Roma, Corradino e Luchino di Montezemolo si sono appartati per un colloquio dove l'unica cosa evidente era il movimento delle teste che tradivano un diniego.
Ferruccio De BortoliErano segni evidenti di disapprovazione che poi sono emersi con forza nella riunione di due giorni dopo al convento delle suore di Sion dove Corradino si è battuto con tutte le sue forze per una lista unica sia alla Camera che al Senato. Oggi dice che si è persa una grande occasione: "avevo dato la mia disponibilità a candidarmi senza pretese di ruoli presenti o futuri" e rivela che quel giorno Monti gli chiese la disponibilità ad assisterlo in un ruolo di coordinamento rifiutato in nome del progetto unitario.
Corrado PasseraUna volta caduta quell'idea che secondo l'ex-banchiere avrebbe potuto creare "una cosa nuova, chiara e non legata a strutture preesistenti", Corradino non sembra guarito dal morbo di un leaderismo esasperato che lo ha portato in un anno di Governo a ostentare la vacuità delle parole piuttosto che la concretezza dei fatti. E certo non poteva bastare un tweet di 140 lettere per resistere a quella tentazione autoreferenziale che lo porta nell'intervista a elencare le sue benemerenze in un'esperienza di Governo che secondo il giudizio comune è stata semplicemente fallimentare.
montezemolo e passera allauditoriumAl Passera che cinguetta oggi dalle colonne del giornale piace ricordare i suoi interventi sulle bollette elettriche e su tante crisi aziendali, ma dimentica la collezione di brutte figure che ha fatto sui dossier caldi dell'Ilva quando ha tagliato la corda per andarsene in Cina, del Sulcis fuggendo in elicottero, e di Finmeccanica quando ha preferito tacere di fronte allo spettacolo (vietato ai minori) di Giuseppe Orsi e dei suoi protettori.
LA PASSEGIATA DI LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLOCerto, gli resta il rammarico di non aver portato avanti gli incentivi all'innovazione e l'Authority dei Trasporti. Su quest'ultimo tema dice di aver trovato "troppe inaccettabili pressioni", ma questo non gli ha impedito di chiudere l'anno regalando ai Benetton le nuove tariffe per le autostrade, e all'amico Luchino un decreto antifrode per le scatole nere sulle automobili prodotte dalla società controllata dal presidente della Ferrari.
Adesso pero' non e' il momento dei processi all'indietro. L'analisi ritorna ad essere politica ed è proprio su questo terreno che si manifestano i limiti di Corradino al quale è sfuggito completamente il senso delle cose e della metamorfosi di quel Monti "uomo di passione" come lui lo definisce, che ha bruciato le sue speranze riducendone il mito a un guscio vuoto, una creatura fragile che pensa a una società "dove il privato profit, il privato non profit e il pubblico condividono le responsabilità dello sviluppo sostenibile".
SULCIS - L'ELICOTTERO CHE PORTA VIA PASSERA E BARCADietro questo linguaggio da vecchio tecnocrate che concepisce la politica come una public company e le Poste "una specie di metafora dell'Italia", c'è un messaggio di disponibilità che ha qualcosa di patetico. "Ho cominciato da capo tante volte - dichiara Corradino a De Bortoli - e sono pronto a rifarlo. Voglio continuare a dare un contributo a questo Paese", e aggiunge interrogandosi: "come? Si vedrà, tutto è aperto...".
giuseppe orsiÈ vero, il bocconiano comasco, che il 30 dicembre ha compiuto 58 anni, ha percorso un'infinità di sentieri professionali e potrebbe (teoricamente parlando) puntare alla presidenza di una grande società pubblica, ma è difficile pensare che la sua velleita' di statista si spenga sulla poltrona dell'Eni (ma il potere Usa vuole Giuseppe Recchi) o di Finmeccanica (‘'presieduta'' dall'ammiraglio Di Paola).
Dentro di lui e nella sua famiglia c'è un grumo di ambizioni insoddisfatte che inducono a non scartare l'ipotesi di un ritorno sulla scena magari insieme a quel Montezemolo che oggi, a differenza di Passera, ha scelto di fare il portaborse nobile di Monti mettendogli a disposizione il network di "Italia Futura" (quel tipo di ‘'rapporto" che aveva Gianni Agnelli con Ugo La Malfa, dice agli amici).
fratelli benettonCorradino questo network non ce l'ha, e qui ritorna l'immagine del guscio vuoto, ma forse non è sbagliato pensare che pur trovandosi all'improvviso in un cul de sac, covi la speranza di essere ripescato dal nuovo Governo o addirittura di ritornare alla grande qualora si dovesse riandare alle urne.
Giuseppe Recchi ENIL'intervista di oggi è sicuramente un canto del cigno, di un cigno che è stato affogato dall'Agenda di Monti e dal gioco stretto della vecchia politica. A tagliargli le piume dell'ambizione non è stata soltanto la congiura internazionale che fin da settembre ha tirato la volata a SuperMario, quando durante il suo incontro a New York con il gotha della finanza il Professore disse senza mezzi termini: "voglio che le forze politiche, i mercati e la comunità internazionale sappiano che sarò sempre lì".
Di PaolaAltre mani della finanza e delle banche italiane hanno contribuito ad affogare le ambizioni del cigno Passera.
Per quanto Dagospia nella sua infinita miseria è riuscita a capire, la fossa delle ambizioni e' stata scavata da due personaggi: Enrico Cucchiani, il "tedesco" che nel dicembre 2011 ha raccolto il testimone di Corradino al vertice di IntesaSanPaolo, e Giuseppe Guzzetti, l'arzillo vecchietto presidente di Cariplo.
Quando Abramo-Bazoli si deciderà a scrivere le sue memorie senza cadere nella trappola di Geronzi che con il suo libro ha tirato la volata politica a Massimo Mucchetti, allora si potrà capire qualcosa di più sul ruolo che Cucchiani e Guzzetti hanno avuto per liberarsi dell'ingombrante Passera che dopo aver parodiato i "banchieri di sistema" pensava di cavalcare la politica.
MONTEZEMOLO MONTIQuesta è una storia tutta da scrivere, ma la prima pagina è quella di oggi sul "Corriere della Sera" dove il direttore De Bortoli (che si è liberato con sgarbo del pungiglione Mucchetti), ha avuto la brillante idea di mettersi a tappetino davanti all'ex-assistente di De Benedetti ammaliato dalla politica.
Che cosa abbia spinto Flebuccio a un endorsement così generoso nei confronti di un guscio vuoto e perdente è un mistero. A prima vista può sembrare una risposta decente al modo indecente con cui Scalfari ieri ha mollato gli ormeggi della nave montiana arrivando all'assurdo di definire il Professore di Varese un nuovo Ghino di Tacco.
ENRICO CUCCHIANI A CERNOBBIO jpegSe questa è stata la motivazione di De Bortoli allora bisogna dire che i perdenti del momento sono due perché vellicando la mitomania di Passera anche De Bortoli ha messo il piede oltre quel crinale dove gli arzilli Bazoli e Guzzetti sono pronti con un tweet di pochi caratteri a chiedergli la testa.