Caterina Giusberti per www.repubblica.it
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L'hanno aggredita mentre era in vacanza, alle due di pomeriggio, in una spiaggia sull'Adriatico che frequenta da dieci anni. Erano in cinque, armati di coltello. Prima la violenza verbale, gli insulti omofobi, poi le minacce armate: ti taglio la gola.
"Venti minuti di terrore, in balia di cinque balordi, in cui ho percepito impotenza, frustrazione, terrore. Non so dire ancora oggi a distanza di sei giorni cosa mi ha permesso di essere qui a raccontarlo".
La durissima denuncia su Facebook è di Porpora Marcasciano, consigliera trans eletta con Coalizione Civica e presidente della commissione pari opportunità del Comune, e arriva proprio nelle ore in cui a Bologna si celebrano i funerali di Alessandra Matteuzzi, l'ennesima vittima di un femminicidio.
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"Questa volta - scrive Marcasciano - il grido non è un semplice slogan di denuncia, contro qualcuno o qualcosa, ma un grido di dolore personale e intimo perché mi riguarda, perché mi ha toccato personalmente, in maniera assurda, inaspettata, disumana".
L'episodio risale al 24 agosto, proprio "all’indomani dell’ennesimo femminicidio a Bologna, proprio mentre interrogavo la mia coscienza sul cosa fare dopo quel terribile gesto è toccato a me. Continuo a interrogarmi - ammette la consigliera - sul fatto che io ci sia ancora, che possa denunciare e, non so per quale profonda protezione, sono ancora qui a poter scrivere".
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I fatti. "Ero in vacanza nella bellissima spiaggetta della costa Adriatica che frequento oramai da dieci anni - racconta Porpora - quando il branco si è violentemente palesato senza darmi il tempo e il modo di pensare alla fuga.
Il capo branco ha cominciato in modo soft, quasi gentile ad avviare un discorso che diventava man mano sempre più brutto, minaccioso, violento. Il gergo era quello omofobo, con tutti gli epiteti di cui vi risparmio.
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Poi il brutto ceffo si è avvicinato, quasi a toccarmi e con un coltello continuava a ripetere che appena lo avessi sfiorato mi avrebbe tagliato la gola. Cercava l’appiglio ed io ero certa, certissima che lo avrebbe trovato da li a poco". Attorno a lei non c'era nessuno a cui chiedere aiuto. "La spiaggetta a quell’ora, le 2 del pomeriggio, era vuota e alcune presenze molto distanti da me. Non so dire ancora oggi a distanza di 6 giorni cosa mi ha permesso di essere qui a raccontarlo".
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Una denuncia pubblica che arriva dopo sei giorni, un tempo, spiega la consigliera comunale, reso necessario a causa del "frustrante annichilimento" in cui era precipitata dopo l'aggressione. "Molti mi hanno chiesto di dirlo, denunciare ma a dire il vero - continua Porpora, paladina del movimento trans italiano - non riuscivo e forse non riesco ancora a scrollarmi di dosso quella brutta sensazione che mi rende impotente.
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Sono stati giorni di pensieri, tanti pensieri che mi annullavano lasciandomi in quella sensazione di frustrante annichilimento che mi ha accompagnata in quei tragici interminabili venti minuti. Eppure devo farlo, anche a distanza di quasi una settimana, lo devo a tutte le persone vittime di questa assurda violenza diventata oramai endemica e lo è perché essa è sistemica. I troppi omicidi di donne, i troppi omicidi di trans, le troppe aggressioni a gay, lesbiche e i diversi di ogni tipo".
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L'elenco è lunghissimo: "Penso a Emmanuel Chidi Namdi ucciso a Fermo nel Luglio scorso. A quello di Alessandra Matteuzzi a Bologna, a quello del giovanissimo Willy Monteiro Duarte colpevole di incrociare la strada dei suoi assassini e tanti, tanti altri. Pasolini nel suo famoso articolo del Corriere della Sera titolato “Noi sappiamo”, si riferiva alle stragi, alla strategia della tensione, oggi - conclude Marcasciano - quel titolo lo riferiamo alla violenza di un sistema patriarcale, di questo si tratta, che indisturbata continua e aumenta di cui “NOI SAPPIAMO”.