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    UN SASSUOLO NELLA SCARPA - DA CLUB MODELLO A “ARMATA DI INCIUCIONI”: IL CLUB DI SQUINZI FREGATO DA UNA MAIL - CI RITROVIAMO DOPO DUE SOLE GIORNATE DI CAMPIONATO CON UNA CLASSIFICA GIÀ FALSATA: ALTRO CHE PENALIZZAZIONE, UNA MULTA E’ SANZIONE PIU’ CHE SUFFICIENTE


     
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    Fabrizio Biasin per “Libero Quotidiano”

     

    SASSUOLO SASSUOLO

    Ci sono la miseria di due certezze nella vita di ogni italiano. 1) La mamma. 2) Le rotture di maroni legate alla burocrazia. Il Sassuolo di Squinzi non ha problemi legati al riconoscimento materno e, infatti, è incappato in quella che chiameremo «dittatura del timbro», ovvero la maledetta capacità da parte di chi comanda di mettere da parte il buonsenso per far prevalere la «logica del cavillo», la volontà di dimostrare che dalle nostre parti tutto è consentito (rubacchiare, sporcarsi le mani, trovare il modo di aggirare la legge), ma guai a sbagliare a inviare quella che una volta si chiamava raccomandata (ed aveva il pregio di essere fatta di carta) e che invece oggi si chiama Pec, la famosa posta certificata.

     

    Se per qualsiasi motivo cancelli o sbagli a inviare la mail, sono cazzi tuoi, nel senso che chi ha il potere di decidere (in questo caso il Giudice Sportivo) smette scientemente di utilizzare la logica e si butta a testa bassa sui codici. Hai commesso un peccato veniale? Fa nulla, perdi i tre punti conquistati meritatamente sul campo.

     

    SQUINZI DI FRANCESCO SQUINZI DI FRANCESCO

    Dirà il Giudice Sportivo (il buon Giampaolo Tosel che - novità proprio di ieri - dopo dieci anni lascerà il posto a Gerardo Mastrandrea, 52 anni, dal 2012 a capo della Corte federale): «Io che c' entro? Applico solo le regole». Che poi è l' antica, tipica, celebre e liberatoria «tecnica alla Ponzio» (fu Pilato).

     

    E quindi nulla. Ci ritroviamo dopo due sole giornate di campionato a dover commentare una classifica già falsata, che giustamente piace a Pescara (incamerati tre punti senza far niente) e molto meno a Sassuolo, dove trangugiano fiele. Gli emiliani hanno sbagliato? Probabile. Saranno in grado di dimostrare la loro innocenza come dicono?

     

    Forse sì, forse no. Il dato di fatto però è che per aver schierato 20 minuti tale Antonino Ragusa (mica Garrincha, Ragusa), la squadra che più delle altre in Italia rappresenta un modello di gestione per le piccole società (conti sani, stipendi pagati, quota stranieri ridotta e... ostentata, risultati in Italia e ora pure in Europa, stadio di proprietà pur se in un' altra città) si trova a essere additata come l' armata degli inciucioni.

     

    BERARDI BERARDI

    A guardar bene la faccenda si riduce a due opposte possibilità: 1) Davvero Squinzi e mister Di Francesco sapevano che Ragusa (acquistato il 26 agosto dal Cesena e presentato all' universo mondo) non era schierabile e nonostante tutto hanno scelto di fatto giocare nella speranza che potesse passare inosservato (roba che neanche ai tempi di Oronzo Canà e Borlotti della Longobarda). 2) Sono stati fregati da una mail, la famosa Pec.

     

    Se, come crediamo, da quelle parti non si sono improvvisamente rincretiniti, l' unica possibilità è quella dell' errore (veniale) legato all' invio della missiva. In questo caso - perdonateci - ma siamo dell' idea che una multa possa essere una sanzione più che sufficiente e assai utile: aumenterà le disponibilità economiche di coloro che a Palazzo decidono e con esse la possibilità di andare a fare acquisti all'«emporio del buonsenso»; consentirà al calcio italiano di non iniziare la stagione con il bollo non più del «torneo più bello del mondo» (così veniva definito ormai tanti anni fa), ma di quello più sciagurato.

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