Francesca Cerati per “il Sole 24 Ore”
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In Giappone lo usano per lo screening della popolazione asintomatica dall’estate scorsa. Lo stesso negli Stati Uniti. La Francia lo ha autorizzato tre mesi fa. E in Italia? Da tempo si parla del test salivare molecolare per la ricerca di Sars-Cov-2, e infatti allo Spallanzani di Roma era stata avviata una sperimentazione che, a ottobre, ha confermato che il test sulla saliva rappresenta una valida alternativa al tampone nasofaringeo. Nel frattempo anche altri gruppi, sia in Italia che nel mondo, hanno avviato progetti simili e ora le pubblicazioni iniziano ad avere un certo peso.
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Già a settembre sul New England Journal of Medicine era apparso uno studio dei ricercatori della Yale School of Medicine in cui si definiva il test sulla saliva molto più affidabile sugli asintomatici (oltre che meno invasivo) rispetto al tampone nasofaringeo. In Giappone, uno screening di massa su oltre 1900 persone asintomatiche (pubblicato su PubMed) ha concluso che tra i due test (salivare e nasofaringeo) c’è una totale concordanza. E in Italia, sono principalmente tre i gruppi che credono in questa alternativa al tampone ”classico”: l’Università di Milano, di Udine e di Padova.
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Con la paura di una terza ondata - che si cerca di calmierare con il semi-lockdown durante le vacanza natalizie -, con la riapertura delle scuole e delle attività produttive il 7 gennaio, con l’avvio della vaccinazione e con la consapevolezza che con questo virus ci dobbiamo convivere ancora a lungo, il tracciamento è, e continuerà ad essere, uno strumento fondamentale. Quindi, se fosse disponibile un test più semplice, più pratico, più economico, per screenare le diverse comunità, scuole in primis, sarebbe un grande vantaggio.
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All’inizio di novembre grande enfasi era stata data all’idea di impegare il tampone salivare molecolare nei bambini da parte di quattro ricercatrici dell’Università di Milano. Elisa Borghi, Daniela Carmagnola, Claudia Dellavia e Valentina Massa sono andate avanti e hanno concluso lo studio prospettico in due ospedali milanesi, il Buzzi e il San Paolo.
«I nostri dati sono in accordo con lo studio condotto dai ricercatori giapponesi, i quali sostengono che il test molecolare sulla saliva potrebbe essere uno strumento più sensibile negli asintomatici per il tracciamento dei contatti» scrivono le quattro autrici nel preprint pubblicato su Pharmacological Research. Ricerche recenti indicano tra l’altro che lo screening dei sintomi da solo non consente di contenere i focolai, perché circa il 40% dei casi di Covid-19 è asintomatico e il 50% delle trasmissioni deriva proprio da questi soggetti.
test della saliva
«Ed è esattamente la popolazione che più ci interessa» dice Mario Plebani, direttore Medicina di Laboratorio dell’Università di Padova, il primo ateno ad aver messo a disposizione di tutto il personale, docente e tecnico-amministrativo, su base volontaria, test salivari rapidi per la diagnosi di Sars-Cov2 con analisi molecolare in laboratorio.
«Dall’inizio dello screening l’8 ottobre fino a oggi sono stati effettuati oltre 16mila campioni su oltre 4000 dipendenti testati ogni 15 giorni – continua Plebani-. Di questi, 50 sono risultati positivi a Sars-CoV2, tutti confermati al tampone naso-faringeo molecolare. La prevalenza di positività ha raggiunto il picco massimo fra la fine di ottobre e la prima metà di novembre registrando uno 0,48 per cento. Dalla seconda metà di novembre è pari a circa 0,28 per cento».
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Il vantaggio del prelievo salivare, a parità di accuratezza diagnostica, è di eliminare i tempi di attesa legati alla raccolta del tampone nasofaringeo e di dare la possibilità di un “autocampionamento” in condizioni di estrema sicurezza. In sintesi, i dipendenti dell’ateneo di Padova ricevono un kit contenente una provetta per la raccolta della saliva, un’etichetta con codice a barre, e il documento con le procedure per scaricare il risultato online; nel giorno previsto, al mattino e prima di fare colazione, raccolgono il campione che consegnano sul posto di lavoro, presso uno dei punti predisposti, e ricevono la risposta entro 24 ore.
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«I risultati ottenuti, ormai al quarto ciclo di test, hanno permesso di individuare casi di positività e di constatare l'assenza di focolai all'interno dell'Università: segno che misure di prevenzione e attenzione ai comportamenti hanno portato un reale effetto di contenimento del contagio - precisa il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto -. Con il contributo della Regione Veneto, che finanzia l’analisi, possiamo così continuare a testare uno dei massimi campioni statistici casuali a livello nazionale, con decine di migliaia di test».
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E nel vicino Friuli una prima sperimentazione, guidata da Francesco Curcio dell’Azienda sanitaria universitaria di Udine, applicata su 95 positivi ha registrato un allineamento dei due test pari al 100%, con margini di precisione ancora maggiori rispetto all’attuale sistema di prelievo. E ora, il test salivare viene sperimentato nello screening in corso sugli abitanti del comune di Paularo.
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