Giuseppe Pullara per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”
Carlo Fontana
Un bel vizio, quello degli architetti: voler lasciare a tutti i costi un ricordo di sé ai posteri, tentando di trasformare il lampo di una vita in una quota di eternità. È per questo che ogni architetto vorrebbe costruire una chiesa: loro dicono per «misurarsi con la dimensione spirituale», quella più difficile da trasformare in architettura. Ma in realtà perché è molto difficile che una chiesa venga distrutta nei decenni successivi alla sua costruzione come capita alle opere civili tipo Velodromo dell'Eur e «ponti» del Laurentino III, distrutti dalla dinamite innescata dal Campidoglio.
Così deve essere accaduto a Carlo Fontana (1638-1714), grande architetto del tardo Barocco, esponente di una stirpe ticinese di progettisti di primissimo livello, cominciando da Domenico che eresse quasi tutti gli obelischi romani, sistemò le gigantesche colonne di Marc'Aurelio e Traiano, progettò il palazzo del Quirinale e tanto altro.
chiesa nel colosseo
Carlo a vent'anni lasciò Como e venne a Roma, che riempì di opere. Allievo del Bernini, Filippo Juvarra ne fu a sua volta un discepolo. Da ricordare il suo progetto «ante-mussoliniano» di abbattere la Spina di Borgo.
Giuseppe Bonaccorso, docente di Storia dell'architettura all'università di Camerino, ci ricorda che «Carlo Fontana tendeva a proporre progetti che si fondavano sulla trasformazione di opere antiche, modificandone la destinazione d'uso». In tal modo la sua proposta architettonica si avvaleva anche del prestigio del sito archeologico.
colosseo
Nella parte finale della sua lunga vita Carlo tentò il gran tuffo nell'immortalità con un progetto che gli avrebbe offerto una doppia garanzia di essere ricordato a lungo, come se altri celebri lavori (S.Maria Maggiore, Montecitorio, il S.Michele, la Casanatense ecc.) non ne sarebbero stati capaci. Unire sacro e profano, in un colloquio indissolubile tra il Colosseo e una chiesa speciale, ai bordi dell'arena e dedicata ai Martiri cristiani.
colosseo
«A partire dal tardo Cinquecento - spiega Bonaccorso - il clima controriformista contribuì ad attribuire all'Anfiteatro Flavio un nuovo significato, quello del luogo emblematico del martirio dei primi cristiani». Secondo il professore «il progetto di Carlo di porre una chiesa barocca, a pianta circolare, con cupola, nell'ellisse del Colosseo creava un'ambientazione fortemente emotiva».
Dice Bonaccorso: «L'idea di unire Colosseo e un tempio cristiano in un solo progetto ("La Gran Gioia della chiesa legata attorno a si' stupenda mole" si compiaceva Carlo) è certamente la sua più riuscita e spettacolare iniziativa, anche se traeva origine da un'idea del Bernini. In ogni caso fu il progetto più ambizioso della sua vita». Il progetto non fu realizzato.
colosseo
Fu un libro di Carlo Fontana che raccontava la storia del Colosseo pubblicato undici anni dopo la sua morte a dare i dettagli del progetto, con ampie illustrazioni. Uno studio del professor Bonaccorso spiega ora la storia di questa vicenda. Scorrono i nomi di papi, da Innocenzo XI Odescalchi a Clemente XI Albani, interessanti spigolature come l'uso dei marmi del Colosseo crollati con il terremoto del 1707 per costruire il porto di Ripetta e, anni prima, l'utilizzo del Colosseo come deposito di letame per ricavarne salnitro. E non manca la minuziosa descrizione della preparazione del libro sull'Anfiteatro Flavio con cui Carlo Fontana voleva sponsorizzare la chiesa dei Martiri.
colosseo roma
Quanto ad altri architetti in cerca di quote di eternità, si possono ricordare i nomi di Marcello Piacentini (Cristo Re), Renzo Piano (Padre Pio sul Gargano), Paolo Portoghesi (Moschea), Alessandro Anselmi (San Pio a Malafede), Richard Meier (Tor Tre Teste), Piero Sartogo (Santo Volto, alla Magliana) oltre a tantissimi «classici», tra cui Michelangelo e Borromini.