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    BOSSETTI, CRIMINI IMPERFETTI - UNA FATTURA SMENTISCE IL MURATORE ACCUSATO DELL’OMICIDIO DI YARA: “DUE SETTIMANE DOPO LA SCOMPARSA DELLA RAGAZZA ANDÒ NEL CAMPO DEL DELITTO”


     
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    Fiorenza Sarzanini per “il Corriere della Sera

     

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    Due settimane dopo la scomparsa di Yara Gambirasio, Massimo Giuseppe Bossetti andò da solo al campo di Chignolo d’Isola, il luogo dove era stata abbandonata. La prova è in una fattura rintracciata dai carabinieri del Ros analizzando la sua contabilità. Di fronte al pubblico ministero l’uomo accusato di aver seviziato e ucciso la ragazzina, ha spiegato di aver portato sabbia in un cantiere che si trovava nei paraggi. Ma le verifiche lo hanno smentito: quel giorno, il 9 dicembre 2010, non è andato a lavorare lì. 
     

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    Nella ricostruzione di quanto avvenuto quattro anni fa, emergono nuove incongruenze nel racconto del muratore tuttora in carcere. E la lettura completa della relazione del Ris smentisce quanto sostenuto dagli avvocati nell’istanza di scarcerazione, quando avevano sottolineato come gli stessi specialisti dell’Arma non ritenessero attendibile la traccia del Dna di Ignoto 1.

     

    Dopo aver evidenziato come «le tracce lasciate da Ignoto 1 sono inequivocabilmente caratterizzate sotto l’aspetto prettamente genotipico», gli analisti dei carabinieri chiariscono che «la logica prettamente scientifica non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da Ignoto 1 sui vestiti da Yara». 
     

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    Il ragionamento è semplice: poiché si tratta di traccia mista con il sangue della vittima, il Dna è certamente identificato mentre non è possibile stabilire se l’assassino abbia lasciato saliva, liquido seminale o sangue, anche se l’ipotesi più probabile è che si tratti proprio di sostanza ematica.

     

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    Conclusioni ritenute fondate dal giudice Ezia Maccora che infatti ha respinto la richiesta della difesa ritenendo che «grave il quadro indiziario e attuale il pericolo di reiterazione del reato». Del resto lo stesso Bossetti durante gli interrogatori non ha mai contestato che fosse suo il Dna trovato sui leggings e sugli slip di Yara, limitandosi a dichiarare di non essere stato lui a lasciarlo e quindi non potendo spiegare come mai sia stato trovato lì. 

     

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    Adesso bisognerà vedere se gli avvocati decideranno di rivolgersi al tribunale del Riesame. In quella sede l’accusa avrebbe comunque la possibilità di presentare le proprie controdeduzioni, sottolineando «le bugie raccontate dall’indagato». La più evidente appare quella relativa agli spostamenti effettuati il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa della ragazzina: Bossetti ha dichiarato di essere stato al lavoro, e di essere passato davanti alla palestra per tornare a casa, ma le verifiche investigative lo hanno smentito dimostrando che quel pomeriggio non era andato in cantiere. 
     

    Ora si aggiunge un altro tassello relativo a quanto accaduto quindici giorni dopo, quando le ricerche di Yara erano ancora in corso e nessuno immaginava che la ragazzina fosse stata abbandonata al gelo in un prato a pochi chilometri da casa. Nella «bolla» allegata alla fattura è indicato un quantitativo di un metro cubo di sabbia: a che cosa serviva? E perché Bossetti doveva portarla a Chignolo? Interrogativi che il muratore non sembra essere riuscito a chiarire. 
     

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