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veltroni
Vent'anni fa promise di dedicarsi ai problemi dell'Africa, quando avrebbe lasciato la politica, ma poi deve aver perso il mappamondo.
Nel frattempo ha lenìto la sua noia (e alimentato la nostra) con articolesse punitive su "Corriere della Sera" e "Gazzetta dello Sport", ha vergato saggi e romanzi, prodotto documentari, dispensato opinioni in tv, partecipato a convegni, presentazioni di libri, inaugurazioni, cerimonie, eventi. Mancano solo i battesimi.
Walter Veltroni è sempre stato con noi. Un prezzemolino mai sfiorito. Sempre in attesa del momento giusto per riportare la prominente pappagorgia al centro del villaggio. Anzi, sul colle più alto.
goffredo bettini 11
Non appena il semestre bianco di un presidente si annusa da lontano, voilà!, Walter si imbelletta e scende in pista: candidato pronto uso, come certi impasti per torte. Il suo nome era già circolato prima del bis di Napolitano e dell'elezione di Mattarella: gran riserva della Repubblica, misto uve Chardonnay. Ma al sapore di tappo e perciò sempre accantonato prima del brindisi.
Anche stavolta Veltroni, rinfocolate le ambizioni, ha provato a infilarsi nel lotto dei "quirinabili". Lo ha fatto con discrezione, in modo apparentemente disinteressato. Ha chiamato il fu dante-causa Bettini e, con aria distaccata, ha chiesto: "Caro Goffredo, in molti mi dicono che potrei essere un buon candidato al Quirinale. Tu che ne pensi?". L'ex Rasputin di Zingaretti ha incartato la proposta e l'ha sottoposta al giudizio di Enrico Letta. Il segretario del Pd ha rimesso l'ego di Walter nel fiasco: "No, assolutamente". Un brutto colpo, certo. Ma se l'Italia non apprezza, perché negarsi un salto in Africa?
ENRICO LETTA