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    LA VENEZIA DEI GIUSTI - NON È CHE POI MI ABBIA PARTICOLARMENTE CONVINTO QUESTO “MADRES PARALELAS”, ULTIMA FATICA DI PEDRO ALMODOVAR CON PENELOPE CRUZ CHE HA APERTO LA MOSTRA IN MANIERA PERFETTA, È UN OTTIMO FILM DI APERTURA, LO AMMETTO, MA UN FILO PARRUCCONA. È UN MÈLO MATARAZZIANO CON VENATURE FLUIDE, MA CASTIGATE. TUTTO PREVEDIBILE E UN PO’ TELEFONATO – BRILLA LA SCENA DI SESSO AL RITMO DI “SUMMERTIME” DI JANIS JOPLIN – VIDEO


     
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    Madres paralelas di Pedro Almodovar

    Marco Giusti per Dagospia

     

    penelope cruz pedro almodovar madres paralelas penelope cruz pedro almodovar madres paralelas

    Sì. Vabbé. Non è che poi mi abbia particolarmente convinto questo “Madres paralelas”, ultima fatica di Pedro Almodovar con Penelope Cruz che ha aperto la Mostra in maniera perfetta, è un ottimo film di apertura, lo ammetto, ma un filo parruccona. E forse, malgrado i grandi nomi dei primi giorni e tanti film di grande livello, malgrado la evidente superiorità su Cannes, grazie anche ai film di Netflix e della Warner Bros, all'anteprima di "Dune", sarà probabilmente una Venezia restauratrice e un filo vecchiotta.

     

    pedro almodovar penelope cruz pedro almodovar penelope cruz

    "Madres paralelas", che vanta un bellissimo titolo e il logo storico della Warner Bros dei film di Michael Curtiz e Raoul Walsh, è un mèlo matarazziano con venature fluide, ma castigate, assolutamente prevedibile in tutti i suoi colpi di scena, che avevamo capito fin dall’inizio, ahimé, avendo visto troppi film nella nostra vita, rafforzato però dall’idea del recupero della memoria storica di un paese, in questo caso della Spagna e degli orrori del Franchismo, vista come un dna sullo stato di salute del presente e del futuro.

     

    Tanto che il film si chiude, non è uno spoiler, sulla bella frase di Eduardo Galeano “Non c’è storia muta. Non importa quanto la bruciamo, non importa quanto la rompiamo, non importa quanto la inganniamo, la storia umana si rifiuta di tacere”.

     

    la locandinda di madres paralelas la locandinda di madres paralelas

    E’ come il passato inglorioso dei reduci di Abu Ghraib del film di Paul Schrader, “The Card Counter”, la storia, il nostro passato, quello che abbiamo fatto e che abbiamo fatto al nostro paese, ce lo portiamo dietro comunque, e si ripresenterà comunque nel futuro. A noi stabilire in quale forme.

     

    Il passato con cui fare i conti, nel film, è ancora quello della Guerra Civile e dei centomila morti scomparsi senza una tomba che il franchismo e il postfranchismo hanno voluto oscurare come se nessuno ne chiedesse più conto.

     

    Penelope Cruz, la bella fotografa quarantenne Janis, in onore di Janis Joplin ovvio, morta come sua madre a 27 anni di overdose con padre sconosciuto, si innamora di un antropologo barbuto, Israel Elejalde, al quale chiede di riesumare i corpi di suo bisnonno e altri abitanti di un paesino scomparsi durante il Franchismo.

     

    penelope cruz madres paralelas penelope cruz madres paralelas

    Rimane così incinta di lui, che ha già una moglie, oltretutto sotto chemio, te pareva, e si ritrova sola. In ospedale incontra la minorenne Ana, la bella Milena Smit, che aspetta anche lei un figlio, senza sapere bene chi è il padre, e ha una madre ingombrante, perché attrice madrilena in cerca di ruoli importanti, Aitana Sanchez-Gijon.

    alberto barbera alberto barbera

     

    Le due madri parallele si ritrovano così a partorire insieme due bambine, ma le cose non andranno come dovrebbero andare e il mélo nasce da una serie di colpi di scena che renderanno sempre più complesso e ambiguo il rapporto fra le due donne. Ripeto. Tutto prevedibile e un po’ telefonato.

     

    pedro almodovar pedro almodovar

    Anche se Penelope Cruz e le altre attrici, compresa una scatenata Rossy De Palma, ma sono brave anche quelle che interpretano le cameriere, sono particolarmente in forma, un trans-omaggio a Raffa c’è, ovviamente, e vi ricordo che proprio questo mese la Cruz sta girando un film in Italia diretto da Emanuele Crialese dove rifarà proprio la Carrà, la musica di Alberto Iglesias è perfetta per il mélo e brilla la scena di sesso al ritmo di “Summertime” di Janis Joplin. La parte storica, come è giusto, è quella più forte e la tirata di Penelope Cruz sull’aprire gli occhi sul passato spagnolo è accattivante, anche se non bellissimo. Ce lo vedremo? Ma sicuramente… 

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