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Francesco Furlan per "la Repubblica" - Estratti
La sua promessa era di realizzare un’opera «leggera, nitida, retta e rispettosa del Canal Grande». E non c’è dubbio che sia stato di parola. Acciaio e vetro. Tuttavia è soprattutto un altro l’aggettivo che i veneziani accostano al ponte firmato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava: scivoloso.
E quindi: al diavolo la leggerezza, meglio la praticità. Basta con i ruzzoloni e le lastre scheggiate dal passaggio dei trolley dei turisti e dei carretti che in laguna si utilizzano per trasportare le merci. Venezia ha deciso: via i gradini di vetro dal ponte che collega piazzale Roma con la stazione di Santa Lucia, il ponte di Calatrava. Che poi sarebbe il ponte della Costituzione anche se nessuno in città lo chiama così.
Aperto nel 2008, mette in collegamento due zone strategiche della città: piazzale Roma dove arrivano auto, bus e tram, e l’area di Santa Lucia dove invece fermano i treni. È attraversato ogni giorno da oltre ventimila persone. Ed è l’unico ponte contemporaneo della città storica, il quarto realizzato sul Canal Grande.
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A riaccendere un dibattito che sembra un déjà vu è l’incarico che il Comune ha affidato allo Studio H&A associati di progettare la sostituzione dei 284 gradini di vetro. Con «altro materiale lapideo, sintetico o naturale che sia compatibile con le scelte architettoniche e l’uso». Trachite o pietra d’Istria, tra le ipotesi.
L’ultima parola spetterà alla Soprintendenza. Il costo stimato per l’intervento è di 1,4 milioni di euro. E comprende l’inserimento di mini rampe tra un gradone e l’altro per favorire chi ha difficoltà motorie e il passaggio delle carrozzine. «Il materiale che verrà scelto per la sostituzione delle lastre non andrà a modificare il comportamento statico e dinamico del ponte», dice l’ingegnere Antonio Pantuso di H&A Associati, «e dovrà garantire l’armonia con l’opera evitando di far scivolare le persone.
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Presenteremo il progetto in sessanta giorni e se il Comune ce lo chiederà lo condivideremo con Calatrava, il ponte è una sua creatura».
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Il ponte di Calatrava ha sempre dovuto fare i conti con le polemiche. Prima, per la durata dei cantieri e per i costi. I tempi previsti per la realizzazione erano stati stimati nel 2002 in un anno e mezzo e invece durarono quasi 6 anni. Mentre i costi sono lievitati da 6,7 milioni a 11,3 milioni, più 1,8 per l’ovovia che avrebbe dovuto garantire l’accessibilità ai disabili: entrata in funzione un paio di volte, si è rotta ed è stata rimossa nel maggio del 2020. Lungo poco più di 80 metri da una riva all’altra, largo tra i 6 e i 9 metri, per molti è pericoloso come una pista da sci (106 sinistri dal 2008, ma solo 2 nel 2024). Per protestare qualche anno fa gli attivisti di Venessia.Com si presentarono sul ponte con sci, scarponi e skipass.
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