Guido Olimpio per il ''Corriere della Sera''
al shabaab
Gli al Shebaab, gli estremisti che hanno tenuta prigioniera per 18 mesi Silvia Romano, sono uno dei movimenti storici del jihadismo somalo. Radicati sul territorio, capaci di resistere ai loro avversari, in grado di agire anche oltre confine. La fazione, rispetto ad altre componenti africane, ha aderito alla linea qaedista ed è stata tra le prime a far affluire nei suoi ranghi militanti occidentali, compresi giovani somali cresciuti negli Stati Uniti. Alcuni di loro si sono poi tramutati in attentatori suicidi, a conferma di una scelta.
Kamikaze ed estorsori
al shabaab
Traffici, contrabbando, taglieggiamenti rappresentano una buona fonte di finanziamento e quando possono vanno a caccia di ostaggi. I militanti hanno mantenuto un ruolo dominante anche dopo l’apparizione di nuclei filo-Stato Islamico. Il movimento si è affidato alla guerriglia, ha dimostrato di poter travolgere postazioni militari grazie ad una buona combinazione di tattiche.
Ha usato i veicoli-bomba in una doppia chiave: per indebolire le difese esterne o per attacchi nelle zone urbane, come a Mogadiscio. In passato i suoi uomini hanno condotto ripetute prese d’ostaggio in Kenya – centro commerciale di Nairobi, una scuola, solo per citare un paio di casi – confermando una dimensione operativa a lungo raggio. Missioni che hanno richiesto un lavoro di ricognizione, appoggi, preparazione.
al shabaab
Le azioni più recenti
Uno degli ultimi episodi ha riguardato una base dell’intelligence Usa vicino a Lamu, sempre in Kenya: nel raid un commando di insorti ha distrutto o danneggiato alcuni velivoli e ucciso tre americani. Quanto ai numeri si parla di 9-10 mila uomini. Nel febbraio 2016, gli al Shebaab hanno alzato di nuovo il tiro cercando di distruggere un jet passeggeri della compagnia Daallo in partenza dalla capitale.
SILVIA ROMANO
La bomba era nascosta all’interno di un computer ed era stata portata a bordo da un kamikaze. Un uomo in carrozzella aiutato da due dipendenti dello scalo, complici dei terroristi. La tragedia è stata evitata perché l’ordigno è deflagrato a bassa quota permettendo al pilota di rientrare. Un segnale chiaro della loro determinazione.
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