Estratto dell’articolo di Paolo Griseri per “La Stampa”
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Se Mathieu sbaglia la ricetta della zuppa, se ne accorgono in tutto il mondo. Non è un mestiere facile. […] […] La prepara in mezzo alle montagne della Valle d'Aosta, sotto la Becca di Nona, uno sperone di 3.000 metri che sovrasta la sagoma marrone scuro della grande fabbrica, la Cogne, 1.500 dipendenti impiegati a produrre acciaio da vendere in ogni angolo del pianeta, dalla Cina all'America latina. […]
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[…] L'ingresso dell'acciaieria è in un cancello secondario in mezzo a prati e piazzali troppo geometrici per essere veri: «Un tempo qui c'erano i capannoni, quando la Cogne aveva dieci volte gli addetti di oggi. Ma va riconosciuto che, nonostante tutte le difficoltà, sono riusciti a mantenere in piedi la fabbrica».
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Parla così Fabrizio Graziola, segretario della Fiom valdostana, che nello stabilimento ha lavorato come operaio. Loro, gli imprenditori, sono stranieri: prima la famiglia svizzera dei Marzorati, oggi i taiwanesi di Wlc, la Walsin Lihwa corporation di Taipei.
Per gli operai della Cogne la Cina è soprattutto il ponte che collega Macao con Hong Kong, 55 chilometri sopra il mare (altro che lo Stretto di Messina) e 400 mila tonnellate di acciaio speciale. Quell'acciaio arriva da qui, dalla fonderia sotto la Becca di Nona. Come arrivano da qui le strutture dell'aeroporto di Bangkok, i bulloni dei motori degli aerei, le casse dei laptop della Apple. Per questo Mathieu non deve sbagliare la ricetta della zuppa.
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Per questo Mohamed, gruista di origine marocchina, carica i cestoni del rottame. È arrivato in Italia da 11 anni: «Sono nato a Rabat. In Marocco ho preso la maturità poi sono venuto in Italia con la legge Martelli». […] Ad Ancona Mohamed ha seguito i corsi per entrare in Marina: «Ma dopo due anni non mi hanno preso. Ho fatto diversi lavori e nel 2015 mi sono trasferito qui ad Aosta a fare il cameriere nei bar. È così che ho saputo che la Cogne assumeva. Oggi sono diventato cittadino italiano».
E dunque puoi votare. Per chi hai votato alle ultime elezioni? «Non ho votato. Ero troppo arrabbiato. In passato avevo votato per dispetto, questa volta ho deciso di rimanere a casa». Che cosa ti fa arrabbiare? «La politica si occupa poco delle persone che lavorano. In tv discutono sempre di altro».
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Curiosamente è la stessa critica che muove Alessandro, 37 anni, valdostano doc, una famiglia con due figli: «I partiti fanno i sondaggi di opinione sulla vendita delle armi all'Ucraina ma non dicono nulla sul fatto che le bollette continuano a salire. Non è quello che avevano promesso in campagna elettorale quando garantivano che il costo della vita sarebbe sceso».
Fai fatica ad arrivare a fine mese? «Fatica no, ma certo tre anni fa vivevo molto meglio. Ora dobbiamo stare più attenti: cena fuori solo una volta a settimana, meno cinema. Quando arriva il conto del riscaldamento di casa sono dolori». […]
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[…] Eric, sei soddisfatto? «Beh, se non considero che per lavorare ho dovuto spostarmi di 10 mila chilometri, si, sono abbastanza soddisfatto». Come si arriva da Lima ad Aosta? «Seguendo mia moglie infermiera. Nel 2007 è stata contattata da un'agenzia che cercava personale da mandare a lavorare in Europa. Ha trovato un posto in una clinica di Saint Pierre, a dieci chilometri da qui. […]».
«[…] Con l'acciaio ho preso la cittadinanza. Ho due figli grandi». Per chi hai votato? «Io sono per la sinistra ma ne vorrei una diversa da quella che c'è oggi. Una sinistra che proponesse un progetto collettivo». Che cosa ti manca? «Ah una cosa che qui non avremo mai: una casa». Non guadagni abbastanza? «Per le nostre esigenze no, non guadagno abbastanza. […]».
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Quanto guadagna un operaio dell'acciaieria? «Ogni mese 1.600-1.700 euro», dice Tonino. Il suo non è un mestiere facile: «Sposto le siviere con l'acciaio liquido». Traduzione per i non addetti: si sale su una gru, si aggancia un enorme secchio da 145 tonnellate colmo di un liquido a 1.000 gradi e lo si trasferisce da un punto all'altro. Tutto nella massima sicurezza, naturalmente. Ma insomma, non si sa mai. Se le cose vanno male? «Noi interveniamo per i piccoli incidenti. C'è sempre una squadra di sicurezza», dice Andrea, orgoglioso del suo lavoro. […] Passa Michele, 24 anni, tuta e ramazza: «Faccio le pulizie per pagarmi l'università a Torino». Lavoreresti per quarant'anni alla Cogne? «Magari». Hai il mito del posto fisso? «Ho il mito del posto sicuro».