SPOT CAMPAGNA ELETTORALE 1987
DAGONEWS
De Mita guida il trenoPNG
È un tormentone della rete. Un collage di memorabilia politico, datato trentacinque anni fa (sette anni prima della discesa in campo dal Cavaliere) con una catena di spot di famiglie felici che intonano: Forza Italia! E non per la nazionale, ma per la Democrazia Cristiana. Uno spot diventato iconico, creato dalla stessa agenzia che produsse quello de “Il Mulino Bianco” per la Barilla e della “Milano da bere” per l’Amaro Ramazzotti: “Per un sorriso, per la libertà, per un grande sogno, l’amore per l’avvenire, per una vita e la serenità, la tua casa e il lavoro del futuro dei tuoi sogni, forza Italia, forza Italia, Forza Italia. Fai vincere le cose che contano: vota Democrazia Cristiana”.
Un mondo semplice: con i comunisti, i socialisti e i socialdemocratici, i repubblicani, i liberali e i radicali e il Movimento Sociale Italiano (Destra Nazionale).
Si parte coi trenini di Spadolini. Un plastico che riduce in versione Rivarossi (o Lima) uno scenario da Cassandra Crossing dove sui treni c’è il destino del Paese (alla guida dei locomotori dei due convogli pronti a scontrarsi non si capisce se ci siano De Mita e Craxi. Fischio urlante e: “Diritti per la propria strada, decisi, irriducibili, così alcuni partiti, pretendono di uscire dalla crisi, ma quando nessuno da strada a nessuno, quando tutti vogliono tutto, la corsa al potere diventa la corsa verso il disastro.
Minoli alla cassa
Oggi c’è una via di uscita la via della chiarezza e della ragione. Imbocchiamola insieme” e un bel fermo immagine di Giovanni Spadolini - in modalità airbag - con invito a votare per lui (unico che si fa citare: “Vanità della vanità, tutto è vanità” Ecclesiaste). Poi c’è la Destra Nazionale, che gioca con la Nazionale, in azzurro. Siamo al rigore finale (in un montaggio tenerissimo; si passa da un’inquadratura di uno stadio stracolmo a un dettaglio di un calciatore che poggia il pallone sul dischetto in uno stadio vuoto e con anello per l’atletica – assente nell’immagine precedente: “Il momento è arrivato, puoi farcela. Basta un gesto per cambiare il tuo futuro e quello della tua nazione. È il tuo futuro in gioco, non sbagliare! Vota Movimento Sociale Italiano”. Il calciatore tira e fa goal. Dove tira? Al centro! Appunto. A corredo c’è la solita bella fiamma, tricolore, che arde ancora inconsapevole delle future polemiche ideologiche e, presto, energetiche.
Craxi guida il treno PNG
Quindi scena bucolica, poi del lavoro, poi ragazzina che guarda in camera e tiene un’inquadratura stretta di 10” che nemmeno Liz Taylor al massimo splendore: “C’è un’altra possibilità eliminare l’inquinamento non l’ambiente. C’è un’altra possibilità far crescere il lavoro non solo i profitti. C’è un’altra possibilità una politica lontana dagli intrighi vicina ai cittadini. Vota Partito Comunista Italiano”. C’erano ancora i comunisti.
Elettore in cabina: “E questi si fanno un governo e non se lo votano (si riferisce al monocolore democristiano per cui ricevette l’incarico Amintore Fanfani con l’obiettivo di portare il Paese alle elezioni).
Questi sono contro quelli e poi ci vanno insieme. Questi fanno la terza posizione… E questi stanno alla finestra. Oooo gli unici con un po’ di buon senso mi sembrano i socialdemocratici. Da un anno a questa parte sono cambiati hanno coraggio di scegliere e parlano a viso aperto. Vota social democratico. Vota l’alternativa riformista! Oh – ritorna in camera il protagonista - diffidate delle imitazioni!”. A interpretare il cittadino, socialdemocratico, Gigi Reder, Luigi Schroeder, l’immortale Ragionier Filini. Paolo Villaggio, risponderà, nelle stesse elezioni, con un appello al voto per Democrazia Proletaria.
spot campagna elettorale 1987
“Le regole del gioco: barare o cambiare? Hai un voto per dirlo: Partito Liberale Italiano. L’Italia è cambiata! Cambia con noi”. Spot grafico, dove i colori del tricolore si alternano e scambiano come carte da gioco. Segretario Renato Altissimo.
Quindi tocca alla DC seguita dallo spot dei radicali che intonano “Nel blu dipinto di blu” del loro Domenico Modugno - ne fu parlamentare e presidente - su immagini di Marco Pannella: “Se solo c’è in gioco il più piccolo dei tuoi diritti noi radicali siamo capaci di fare di tutto proprio di tutto. Capite perché si può decidere di votare radicale?” con un giovanissimo Giovanni Negri, che guarda in camera. Magrissimo.
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Si chiude coi socialisti: “Costruiamo nuovi anni di progresso, di modernità, di eguaglianza. In questi anni l’Italia è cresciuta. Può continuare a farlo”. Si esce dalla lettura dello speaker: “Possibilmente con un fiore” è Bettino Craxi che guarda in camera con in mano un garofano. I socialisti rispondono al Filini socialdemocratico con un Minoli turbo socialista (in versione intervistatore ossessivo che insegue il leader socialista tra università, parchi, fabbriche e supermercati – qui sta alla cassa - per porgli irrimandabili domande).
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Se ne viene dai due governi socialisti, in un’Italia che ha visto l’inflazione passare dal 16 al 4% e da una staffetta tradita del PSI con la Democrazia Cristiana.
Siamo in un mondo agli sgoccioli della “Guerra fredda”; in America vanno in onda la prima puntata di Beautiful e dei Simpson; Gary Hart, candidato democratico alla Presidenza, capitola su Donna Rice; l’Italia, a Sanremo, canta con Morandi, Ruggeri e Tozzi: “Si può dare di più”.
Sarebbe arrivato molto di meno.
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