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DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - PAC-MAN È PROTAGONISTA DEL SINISTRO E FANTASCIENTIFICO “SHADOW LABYRINTH”, AVVENTURA DA BRIVIDO IN DUE DIMENSIONI CHE RISCRIVE LA SUA MITOLOGIA CON ACCENTI PERSINO HORROR - SAREBBE POTUTA ESSERE UNA MATERIA LUDICA SOLO CURIOSA, UN TRASTULLO ESTIVO O UN “VIDEOGIOCATTOLINO” TRA OPERE PIÙ O MENO IMMENSE USCITE IN QUESTI MESI. MA NON LO È AFFATTO, “SHADOW LABYRINTH” È UNA SORPRESA, UN GIOCO DAL VALORE INASPETTATO… - VIDEO
Federico Ercole per Dagospia
Forse una figura inquietante il celeberrimo Pac-Man lo è sempre stata, sin dalle sue ormai remote origini, quando fu inventato quarantacinque anni fa da Toru Iwatani. Pallina gialla onnivora, sempre divorante qualcosa, sorta dalla visione di una pizza dalla quale era stata tagliata una fetta. Eppure nel corso del tempo, attraverso le sue rappresentazioni nuove, avventurose, tridimensionali e più antropomorfe, diversi tentativi di privarlo di quell’implacabile, affamata disumanità ci sono stati, sebbene mi sia sempre sembrato, anche quando più tenero e simpatico nel sembiante, uno psicopatico; d’altronde nel film Pixels si mangia pure il suo inventore!
Tuttavia Pac-Man mai è stato così sinistro, ombroso e minaccioso come in Shadow Labyrinth, un platform d’azione dall’esplorazione non lineare (quindi un “metroidvania”) in due dimensioni dalla cupa storia fantascientifica, uscito per Nintendo Switch 1&2, PlayStation 5, PC e XBox.
Sarebbe potuta essere, questa tetra avventura, una materia ludica solo curiosa, un trastullo estivo o un “videogiocattolino” tra opere più o meno immense uscite in questi mesi. Ma non lo è affatto, Shadow Labyrinth è una sorpresa, un gioco dal valore inaspettato.
GUERRE QUASI STELLARI
Sulla schermata che introduce il videogame si vede l’immagine di una persona seduta su una panchina che gioca con quella che sembra essere una console portatile. Quando si preme il tasto di avvio ecco che l’immagine muta e la panchina è vuota, la persona non c’è più.
Dopo una sequenza di battaglie fantascientifiche nello spazio tra stelle e astronavi dove chi gioca pilota un “mecha”, ecco che ci si risveglia prigionieri di un pianeta ostile, nel ruolo di un silente e immemore “ottavo spadaccino” nominato così proprio da… Pac-Man! La sfera gialla e senziente guiderà il protagonista verso una spada da utilizzare come arma e fuori dalla galera aliena, per cominciare ad esplorare lande pericolose dove le notti si succedono ai giorni mutando in maniera suggestiva i disegni degli scenari.
Talvolta, viaggiando per vulcani, deserti, selve, alberi giganti, cave, navi da battaglia o scogliere dalle pietre affilate potremo utilizzare anche Pac-Man in sezioni che ricordano il classico “arcade”, o trasformarci per qualche tempo nel “mecha” o robottone che sia. Intanto uccidiamo nemici e poi li divoriamo, traendone risorse. Si tratta di un’attività da brivido, soprattutto dopo l’eliminazione di uno dei tanti “boss” più o meno aggressivi, perché travolto da un appetito sconvolgente Pac-Man si trasfigura addirittura in una grande e mostruosa ombra nera e fumosa per ingurgitare il nemico sconfitto. Ripeto, davvero brivido!
Il pianeta in cui è ambienta questa lunga, spesso ermetica vicenda è assai vasto, ricco di panorami ispirati e diversi, talvolta complesso da navigare sebbene la sfida non sia mai troppo ostica tranne che in rari momenti, sia per quanto riguarda i combattimenti che le sezioni più orientate verso le attività “platform”. Ad alimentare le atmosfere misteriose a macabre del gioco contribuiscono musica e suoni, con una partitura talvolta ispirata ma quasi sempre solo funzionale al tono e all’umore di questa opera a suo modo unica, anche quando tende a riciclare in una maniera pedissequa le forme del suo genere d’appartenenza.
LA GRANDE ABBUFFATA
Ci sono creature interessanti in Shadow Labyrinth, che compongono un bestiario multiforme e sconcertante proprio perché ci si abbuffa di questo con golosa nonchalance. Ci sono un mucchio di animali, dinosauri e persino un’intera tribù di indigeni, extraterrestri belligeranti dal cranio orrendo, robot… Tutta pappa per Pac-Man!
La storia raccontata è in grado di affascinare e sorprendere per tutta la durata del gioco, risultando in un gradevole racconto di fantascienza neppure così derivativo, anzi a tratti originale; insomma si gioca a Shadow Labyrinth non solo per lo strano carisma dei suoi personaggi, per l’aliena bellezza dei suoi scenari o per il suo essere divertente e appassionante come puro videogame, anche per la curiosità di rivelare la sua trama.
Da non sottovalutare assolutamente quindi questa opera che è tutt’altro che un giochino o uno scacciapensieri, risultando invece persino metafisica. Un videogioco oscuro che aggiunge una mitologia nuova alla gialla icona, rivelandone tratti quasi horror prima solo sospettati e coniugandoli con altri classici della storia di Bandai-Namco.
Si arriva alla fine di questa cupa avventura vagheggiando un seguito che espanda ancora il suo mondo, sperando in un meritato successo, sorpresi di quanto sia stata coinvolgente. Uno dei videogiochi più riusciti di questo già più che interessante anno videoludico.
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