Flavia Amabile per “la Stampa”
ATTO DI NASCITA
Via libera al cognome della madre per i figli: dove non è riuscito il Parlamento è arrivata la Corte Costituzionale. Dopo una battaglia legale durata anni i giudici hanno accolto ieri la questione sollevata dalla Corte di appello di Genova, dichiarando l' illegittimità della norma che prevede l' automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori. Diventa quindi incostituzionale impedire ai genitori di attribuire il doppio cognome al proprio figlio al momento della registrazione.
CARTA DI IDENTITA
Bisognerà ora attendere il deposito della sentenza, di cui sarà relatore il giudice Giuliano Amato, per capire quali sono le motivazioni della Corte alla base della decisione presa oggi. Già nel 2006 la Consulta aveva trattato un caso simile, in cui si chiedeva di sostituire il cognome materno a quello paterno: in quell' occasione i «giudici delle leggi» pur definendo l' attribuzione automatica del cognome del papà un «retaggio di una concezione patriarcale della famiglia», dichiarò inammissibile la questione sottolineando che spettava al legislatore trovare la strada risolutiva, ma ad oggi, non è stata varata ancora alcuna legge sul tema.
PALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALE
La Corte d' appello di Genova era quindi tornata a sollevare la questione di legittimità ritenendo vi fossero nuovi presupposti per una pronuncia della Consulta, tra cui la sentenza della Corte europea di Strasburgo che ha condannato l' Italia proprio sulla questione del cognome materno. Il caso in esame davanti ai giudici di Genova riguarda un bambino nato nel 2012 che ha cittadinanza italo-brasiliana e che, dunque, finora è stato identificato con nomi diversi nei due Stati.
Ora tocca al Parlamento, dicono in tanti. E fra di loro anche Monica Cirinnà, Pd, componente della commissione Giustizia del Senato. «In commissione Giustizia stiamo lavorando su un testo, relatore Lo Giudice, che già recepisce questa indicazione della Consulta e sono certa che la si vorrà approvare in tempi brevissimi per dare nuova civiltà al nostro ordinamento». Intervenire è anche quello che chiede la categoria forense.
cirinna' renzi
Il presidente dell' associazione degli avvocati matrimonialisti, Gian Ettore Gassani, si rallegra perché «finalmente l' Italia esce dal patriarcato. Ad oggi, non esisteva norma se non quella derivante dalla tradizione culturale di dare il cognome paterno ai figli. Ora sta al legislatore intervenire».
Soddisfatta, ma solo in parte, Rosa Oliva, che con le sue battaglie è riuscita a far riconoscere anche alle donne il diritto di partecipare a concorsi pubblici che prima erano riservati ai soli uomini: «Il cognome materno e, in generale, tutto quello che riguarda le donne e la parità dei loro diritti, non sono una priorità della politica e del Parlamento.
Non voglio contrapporre con questa battaglia le unioni civili che sono stati una grande conquista di civiltà, ma vorrei ricordare che la discriminazione nei confronti delle donne colpisce il 52% della popolazione italiana, più della metà. Quella sulle unioni civili era una questione che riguardava una percentuale minore della popolazione, eppure è stata affrontata prima. C' è uno zoccolo duro di potere maschile che ostacola da sempre l' avanzata delle donne. Ogni mezzo va bene per fermarle».